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www.ildialogo.org IL PADRE CHE FU MADRE,

Segnalazione libraria
IL PADRE CHE FU MADRE

Un libro di Paolo Farinella, Gabrielli editori


Dopo il successo di “Bibbia parole segreti misteri”
l’autore Paolo prete Farinella si presenta al grande pubblico
con il suo nuovo libro
IL PADRE CHE FU MADRE
Una lettura moderna della parabola del Figliol Prodigo
Gabrielli editori, pp. 320, € 16 – Isbn 978-88-6099-091-4
L’amore non si divide, si espande, si moltiplica e contagia. Ecco il messaggio che ci arriva leggendo il nuovo libro di Paolo Farinella sulla nota parabola del Figliol Prodigo. Come il padre che apre le braccia e accoglie, ma che soprattutto ascolta e non giudica, così Dio accoglie e senza aspettative dà ad ognuno la possibilità di sperimentarsi.
Questa parabola per l’Autore è «la parabola delle parabole», ovvero la chiave ermeneutica di tutta la rivelazione biblica. Viene presentata ai lettori con una interpretazione che può apparire «nuova», anche se è «antica» perché la sua rilettura si attacca alla esegesi giudaica e tiene conto dell’ambiente e del contesto in cui Luca l’ha pensata e scritta.
L’Evangelista narra di «un uomo [che] aveva due figli» (Lc 15,11) e già con questa informazione, posta sullo sfondo narrativo, Luca scaraventa il lettore nel cuore della pienezza di umanità senza particolarismi: «un uomo» fu ieri, è oggi e sarà anche domani.
“DIO E’ AMORE.” E LA CHIESA?
«Un uomo» che potrebbe essere ognuno di noi; sei tu che leggi. La parabola non è un racconto edificante, non intende esporre una morale o un sistema di valori, ma vuole essere un affresco del nuovo metodo di agire di Dio: il metodo dell’«amore a perdere» o, come suole dirsi, dell’amore gratuito che esiste per sé e non per quello che riceve.
PER INFO e ORDINI: Gabrielli editori (Verona) tel. 045 7725543, fax 045 6858595, info@gabriellieditori.it
PAOLO FARINELLA, biblista, scrittore e saggista, è parroco nel centro storico di Genova in una parrocchia senza parrocchiani e senza territorio. Dal 1998 al 2003 ha vissuto a Gerusalemme “per risciacquare i panni nel Giordano” e visitare in lungo e in largo la Palestina. Qui ha vissuto per intero la seconda intifada. Ha conseguito due licenze: in Teologia Biblica e in Scienze Bibliche e Archeologia. Biblista di professione con studi specifici nelle lingue bilbiche (ebraico, aramaico, greco), collabora da anni con la rivista “Missioni Consolata” di Torino (65.000 copie mensili) su cui tiene un’apprezzata rubrica mensile di Scrittura. Con Gabrielli editori ha già pubblicato: “Crocifisso tra potere e grazia” (2006), “Ritorno all’antica messa” (2007), “Bibbia. Parole, segreti, misteri” (2008).
Don Paolo Farinella, biblista, scrittore e saggista, legge la nota parabola di Luca detta del Figliol Prodigo alla luce del giudaismo e della tradizione biblica arrivando ad una valutazione della drammatica situazione attuale della Chiesa. Fuori del vangelo della misericordia non c’è salvezza.
Il Padre che fu madre. Una lettura moderna della parabola del Figliol Prodigo
di Paolo Farinella
L’amore non si divide, si espande, si moltiplica e contagia. Ecco il messaggio che ci arriva leggendo il nuovo libro di Paolo Farinella sulla nota parabola del Figliol Prodigo. Come il padre che apre le braccia e accoglie, ma che soprattutto ascolta e non giudica, così Dio accoglie e senza aspettative dà ad ognuno la possibilità di sperimentarsi.
Luca, discepolo di Paolo, con la parabola «dell’amore a perdere» di un padre verso due figli tragici, ci consegna il mandato missionario di un vangelo aperto a ogni popolo il quale ha diritto di accesso alla fede senza condizione preliminare. Gesù compie in territorio pagano gli stessi miracoli che compie in terra d’Israele, con le stesse modalità e alle stesse condizioni. Israele e Pagani per Gesù di Nàzaret sono sullo stesso piano e nessuno può vantare diritti superiori a quelli degli altri. A tutti e due, Israele e Pagani, chiede solo la fede in Dio e nel Figlio dell’uomo (cf Gv 9,35-37) che ne è la versione umanamente accessibile.
L’uomo della parabola è il perno attorno a cui girano i due figli, uno peggiore dell’altro, perché il maggiore, pur restando a casa, non è migliore del minore che se n’è andato via. Il padre, a sua volta, lacerato e sbrindellato tra i due non impone mai la sua autorità e, quindi, non fa prevalere il principio di autorità dell’«ego dixi», ma lascia intatti gli spazi vitali e il tempo della sperimentazione perché i figli, camminando con le proprie gambe, possano arrivare a quella profondità e senso della vita che «adesso» non vedono. È la parabola della Chiesa, dove spesso la gerarchia s’impone non per argomenti, ma per imposizione trasformando l’autorità in autoritarismo e vanificando la sua credibilità di fronte ai figli che vogliono volare nell’immensità del cielo e non essere tarpati per razzolare nella polvere dell’ovvio e del banale.
(…)
La parabola lucana come «midràsh» di Ger 31 si inserisce in questo contesto. Essa, infatti, narra di «un uomo [che] aveva due figli» (Lc 15,11) e già con questa informazione, posta sullo sfondo narrativo, Luca scaraventa il lettore nel cuore della pienezza di umanità senza particolarismi: «un uomo» fu ieri, è oggi e sarà anche domani. «Un uomo» che potrebbe essere ognuno di noi. La parabola non è un racconto edificante, non intende esporre una morale o un sistema di valori, ma vuole essere un affresco del nuovo metodo di agire di Dio: il metodo dell’«amore a perdere» o, come suole dirsi, dell’amore gratuito che esiste per sé e non per quello che riceve.
(…)
Mi accosto a questo testo come le onde del mare che si adagiano sulla battigia: sono ampie e armoniche, impetuose e calme perché abbracciano il litorale, lo accarezzano e lo rilasciano in un moto cadenzato come di culla; l’onda afferra, ma non possiede; avvolge, ma non trattiene; abbraccia, ma libera allo stesso tempo. Il testo non si lascia possedere, ma si abbandona all’ascolto, si acquieta nel silenzio orante e si riposa nella «ruminatio», preludio dell’assimilazione che diventa vita.


Marted́ 25 Maggio,2010 Ore: 15:46
 
 
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