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www.ildialogo.org Uscire dal cerchio,di <b><i>Livio Berardo</i></b>

Recensione
Uscire dal cerchio

di Livio Berardo

Che sfida ci lancia l’ultimo libro di F. L. Carena


Divagazioni sulla libertà (comincio con il sottotitolo) è l’ultimo libro di Franco Luigi Carena. Secondo una formula ormai collaudata dall'autore, una parte, questa volta la più consistente, è opera sua, fatta di ricordi, di recensioni di libri letti, di excerpta, di riferimenti a figure o episodi salienti. La seconda è una raccolta di contributi, e fra i nomi di quanti hanno aderito al tema proposto da Franco ricordiamo solo, ce ne scusino gli altri, Margherita Hack, Ermis Segatti, Sergio Staino, Maria Pia Nicola. La terza parte, quella che forse a qualcuno farà storcere la bocca, è un inserto fotografico, preceduto da una motivazione e si intitola: “La libertà è nuda”. Come al solito, il ricavato dalla vendita (il libro dal titolo Cerchi, stampato dall'Arciere, costa 20 euro) ha come destinataria un’organizzazione che si batte per i diritti umani. Questa volta Franco ha scelto Reporters sans frontières: chi meglio di loro interpreta la battaglia per la libertà di espressione, così pesantemente messa a repentaglio in tutto il mondo dalle dittature o dai monopoli dell’informazione?
La prima parte, “La mia libertà”, muove con accenti lirici dai ricordi dell’infanzia, dalle corse sfrenate ai bagni nel fiume, per poi incresparsi nella tristezza dei freni se non addirittura delle inibizioni, che presto si piantano davanti sotto le forme di una educazione tradizionale. L’adolescenza, passata in un istituto religioso, aggiunge la scoperta dell’ipocrisia, ma fa anche nascere un desiderio di rompere le catene, che porta a poco a poco il nostro a capire quante e quali siano le forme di schiavitù che l’uomo si è costruito nel volgere dei secoli, come nel corso di ogni singola vita. E così dall’autobiografia si passa alla storia, alla filosofia, alla religione: Franco discute del concetto di libertà come esposto da alcuni maestri del pensiero (da Platone a Berlin, da Rousseau a Heine) o della vita (uno per tutti Gandhi). Con lui possiamo ripassare le decine di forme secondo cui la parola libertà può essere declinata, scoprendo come forze, movimenti, religioni, che per un verso hanno aiutato a conquistare forme nuove di libertà o abbiano conosciuto pericolose involuzioni oppure si siano rivelate esiziali per altre manifestazioni dello spirito umano. Si pensi alla delusione dei primi cristiani (“Attendevano il Regno dei cieli ed ebbero la Chiesa di Roma”, Loisy) o all’eterogenesi del socialismo-comunismo, come forse aveva presagito Pellizza da Volpedo, che dopo aver esaltato in Quarto stato il popolo che marcia verso il riscatto, scopre nella vecchiaia (“Lo specchio della vita”) lo spirito gregario, il popolo che si fa massa come le pecore (“E quel che l’una fa, e l’altre fanno”). La lezione che se ne ricava è che la libertà di scegliere, una volta colmati come direbbe la nostra Costituzione gli “ostacoli materiali” che vanificano di fatto il principio di uguaglianza, stia nel pluralismo, nel confronto incessante fra le opinioni, compreso quello (gridino pure gli integralisti al relativismo) che riguarda il destino ultimo dell’uomo.
I testimonials della seconda parte “Dialoghi di libertà” con la diversità della loro storia (laici, religiosi, credenti, atei) offrono un bell’esempio di una ideale agorà, in cui maturano i germi della discussione. Questo è lo spazio ideale della libertà, un luogo piano, accessibile a tutti, dove tutti siano riconoscibili e udibili. Non a caso gli esperimenti storici di democrazia si sono consumati lungo tali dimensioni. I muri, per un verso, interruzioni di dialogo, o peggio ancora i cerchi o gli anelli di Möbius rappresentano la negazione della libertà. Danno l’illusione di procedere avanti all’infinito, ma labirinticamente ci chiudono in una prigione.
Franco allinea tante proposte e suggerimenti, perché si possa o almeno di tenti di uscire dal cerchio: la giustizia, lo spirito critico, il dissenso. L’ultima, la più immaginifica, la nudità. Per far questo, si avvale delle pose di alcuni amici e conoscenti, donne e uomini, che hanno messo a disposizione il loro corpo non per qualche causa occasionale o peggio evento commerciale, come oggi spesso avviene, ma per contribuire alla dimostrazione di un concetto. Per essere liberi non bisogna possedere, occorre essere, non avere. Il vestito è un orpello, spesso una falsificazione, una strumentalizzazione. San Francesco non ebbe paura di spogliarsi davanti alla cattedrale di Assisi per poter essere libero di iniziare il suo percorso di fede e amore. Di rottura.
Livio Berardo


Venerdě 09 Aprile,2010 Ore: 16:08
 
 
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