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www.ildialogo.org DI QUELLA FINE TRAGICA,di Sebastiano Saglimbeni

DI QUELLA FINE TRAGICA

di Sebastiano Saglimbeni

Di quella fine tragica del poeta, saggista, scrittore e cineasta Pier Paolo Pasolini se ne è parlato recentissimamente con scritti apparsi sulla nostra stampa nazione e - credo - pure su quella estera. Se ne è parlato in seguito alla morte per un tumore, combattuto a lungo, di Pino Pelosi.
Tra il primo e il due novembre 1975, questo giovane era un qualsiasi sventurato, “Spuntato dal buio di una notte d’autunno(…), un angelo della morte, un’idea che diventa concreta prendendo l’aspetto del più letale dei destini”, come l’ha caratterizzato il 21 luglio di quest’anno in un commento apparso sul “Corriere della Sera” Emanuele Trevi, un autore prestigioso.
Nel marzo del 1976 - come ancora ho ricordato in una mia nota - avevo assistito a Reggio Emilia ad un dibattito, dove, fra altri oratori, aveva pronunciato una sua acutissima relazione l’illustre scrittore urbinate Paolo Volponi. Da questi, un amico, dal quale ero stato invitato, una convinzione allora fresca riguardante la fine tragica di Pasolini, non imputabile al solo giovane Pelosi. Paolo Volponi conosceva Pier Paolo come un uomo forte fisicamente, il quale avrebbe, ai primi colpi, ridotto all’impotenza il Pelosi. Erano trascorsi da quella fine tragica di Pasolini appena quattro mesi quando Volponi si era espresso, fra l’altro, con considerazioni del genere.
L’illustre avvocato Nino Marazzita in una brevissima intervista di Alessandra Arachi, apparsa sul quotidiano sopraddetto dichiara che Pelosi “Non ha mai voluto confessare né il movente, né cosa davvero successe quella notte. Ha solo ammesso di aver ammazzato Pier Paolo, ma perché e chi erano i suoi mandanti, mai”.
Ho voluto sentire, a proposito, l’ex allievo Antonio (Tonuti) Spagnol, poeta, soprattutto, in lingua friulana, allievo, come altri ragazzi, dell’allora giovane laureando in lettere classiche Pier Paolo vivente durante la guerra, se si esclude un breve periodo di soldato, nella comunità di Casarsa, dove era nata la madre Susanna Colussi. Secondo Spagnol, oggi ultraottantenne, Pier Paolo, che ha voluto molto bene ai ragazzi poveri con poca scuola, venne assassinato da più figuri del nostro paese. Da credere a Spagnol, attento lettore di tutte le opere del suo maestro e di non pochi scritti, belli e brutti, sul suo maestro.
E qui mi pare di osservare che quella irrefrenabile lussuria di Pasolini, non più giovane, fu invero fatale. Forse diversamente, ma tragicamente, sarebbe morto, per mano dei suoi diversi occulti nemici, camuffati di politica abietta.
Ora con questa mia nota ho voluto esprimere, sia pure minimamente, il mio desiderio di contribuire alla memoria di un uomo e delle sue opere. Ho voluto, infine, ricordare a coloro che ci leggeranno un capolavoro poetico di Pasolini, Le ceneri Gramsci. Qui la grandezza e la fine lenta e tragica del grande grande uomo politico Antonio Gramsci, l’ideologia di Pasolini, il suo dolore, che si è trasmutato in grande poesia.



Domenica 13 Agosto,2017 Ore: 00:01
 
 
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