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www.ildialogo.org NOTA IN MEMORIA DI NAG ARNOLDI,di Sebastiano Saglimbeni

NOTA IN MEMORIA DI NAG ARNOLDI

di Sebastiano Saglimbeni

I dieci versi che seguono, un ricorso ad un genere letterario, l’acrostico, raramente oggi prediletto, li avevo scritti per Nag Arnoldi, un grande scultore, otto anni or sono.
N obile il cavallo. Che da tempo
A lla visione tua vario trotta,
G randioso, e pare si libri nell'azzurro.
A ncora pieno, fervido il tuo esistere,
R esistente, e le tue quattro primavere,
N on grevi, votate alla materia
O al colore o al magico segno.
L uminoso a misura il tuo pensiero,
D efinito, che esponi in questa èra
I ncerta. Da me non altro, amico.
Lo scultore, come si può intendere dal quinto verso, aveva compiuto 80 anni. Me l’aveva presentato Giorgio Ghelfi nella sua Galleria d’arte di Piazza delle Erbe in Verona, ora gestita dalla figlia, Daniela Ghelfi, e dal nipote Luca Santoro. Mi è subito derivata dalla conoscenza di questo artista, assai fervido di umori e di creatività, una rara immagine, svuotata di quegli atteggiamenti algidi che spesso prendono uomini famosi. In seguito, la sua pura sensibilità ha completato il valore della conoscenza. Difatti, quando mi ero deciso - mi si consenta che lo ricordi - di divulgare una mia scrittura riguardante i cavalli contemplati nelle lettere, da Omero a Cesare Pavese, Nag Arnoldi, al quale mi ero rivolto per avere, come illustrazioni, alcuni suoi disegni, me ne ha eseguito sei con il corpo singolarissimo dei quadrupedi dentro sfondi rossi, celesti e neri. Dopo, con altri disegni, mi ha illustrato le liriche e i frammenti di Saffo che ho tradotto nella nostra lingua. Vivissimo il suo orgoglio, in quanto si rendeva utile interpretando il pensiero scritto di una poetessa la cui fama dura da oltre due millenni. Sicuramente, pure lettore di opere classiche, avrà conosciuto la storia della poetessa dell’antica Grecia. Non ho fatto in tempo a fargli avere alcune copie di una seconda edizione di questo mio lavoro al quale sono stati aggiunti le liriche e i frammenti di Alceo, come Saffo, grande poeta di Lesbo. Pure per questo, Nag ha eseguito sei disegni. Il libro, dal titolo Amaranti di Lesbo, ora reca in calce alla prima pagina di copertina, con la riproduzione di un disegno dello scultore, la sigla Giorgio Ghelfi editore e, come ornamento, Associazione Concetto Marchesi. La notizia della scomparsa di Nag, appresa a Verona il 12 febbraio, mi ha privato dell’onore di rivederlo ancora nella galleria di Giorgio.
Mi rimane l’orgoglio di scrivere questa agile nota per lo scultore, la cui storia di uomo e di artista è intensa, in vero eccezionale. Non si contano le mostre, ad iniziare da quando nel 1954, a 16 anni, si era distinto nella sua Lugano come pittore espositore; non si contano gli studi sulle sue successive proposte di arte plastica. Nel Messico, dove aveva più volte soggiornato, era stato come conquistato dall’arte indigena Maya e azteca e dalle civiltà precolombiane. E, dopo, in questa terra, le sue opere in esposizione; successivamente in Porto Rico, alle Isole Vergini e negli Stati Uniti. Nel nostro Paese, Nag ha intensificato la sua fama con una mostra retrospettiva di 50 sculture (astati, cavalli e tori) al Palazzo Reale di Milano, svoltasi dal 6 luglio all’11 settembre del 2011. A Verona, grazie al gallerista Giorgio, si contemplano alcune grandi sculture di cavalli che, ogni anno, in autunno, vengono esposte nella suggestiva e popolata Piazza delle Erbe. Sempre a Verona, molta gente, proveniente da tanti Paesi, ha visto e filmato quella sua scultura istallata all’entrata della Fiera internazionale. Altre sculture, di varia dimensione, sono in mostra permanente, dentro la Galleria d’ Arte di Piazza delle Erbe.
Per adesso, questo, per la sua esistenza tutta spesa in nome dell’arte e per la sua memoria.



Giovedì 02 Marzo,2017 Ore: 21:54
 
 
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