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www.ildialogo.org VINCENZO CONSOLO E IL GUIDERDONE,di Sebastiano Saglimbeni

VINCENZO CONSOLO E IL GUIDERDONE

di Sebastiano Saglimbeni

Una premessa. Primo agosto 1964 a Naso, in una comunità dei Nebrodi, in provincia di Messina, le cui origini - si legge in alcune cronache - rasentano il mito. D’allora, quando ho conosciuto Vincenzo Consolo, è trascorso mezzo secolo ed oltre. Eravamo due trentenni, con una laurea. Io autore di una silloge di versi, Vincenzo, scomparso alcuni anni fa, alla soglia degli ottant’anni, autore di un’opera, La ferita dell’aprile, che l’aveva resto noto nel nostro Paese. Era stato invitato dal medico Gaetano Caprino, appassionato cultore di Letteratura, nostra e straniera, ad un recital di miei versi inediti, dal titolo Le favole e la guerra. Erano versi, i miei, che, oltre all’indugio di un certo lirismo, proponevano temi sociali e della guerra che ci aveva feriti nella crescita e, una volta finita, ci eravamo trovati tra miserie e rovine e l’incalzare della malavita, della mafia che, fra altri uomini combattivi, aveva ucciso barbaramente in Sicilia il sindacalista Salvatore Carnevale. In quell’agosto, Consolo soggiornava nella salubre borgata Cresta, ad un paio di chilometri da Naso. Conversando, gli avevo confidato che durante l’anno scolastico 1963-1964 mi era stata conferita una singolare supplenza annuale di insegnamento di materie letterarie. Venti ore, di cui ne svolgevo, nei giorni dispari, 10 a Barcellona Pozzo di Gotto, alla Media Unica “D’Arcontres”, in una prima classe, istituita per i reclusi nel Manicomio criminale, mentre, nei giorni pari, 10 a Naso. E Consolo: “Se l’avessi avuto io quelle dieci ore nel Manicomio criminale!”. Mi aveva, con questa esclamazione, come trasmesso che egli, laureato in legge, pure insegnante supplente annuale in un Istituto di Agraria, avrebbe saputo ricavare materia molto interessante in quel luogo di reclusi ai quali, nonostante la loro infermità mentale, finta o vera, si concedeva la possibilità di studiare e di conseguire la Licenza media inferiore. Passato quel mese, mi ero trasferito al Nord, con vivo il ricordo dello scrittore, il cui nome, dopo la pubblicazione nel 1976 del romanzo Il sorriso dell’ignoto marinaio, giudicato un capolavoro, passava come un autentico autore della seconda metà del Novecento.
Maggio 1988 a Verona. Ho rivisto Consolo nella libreria “Catullo”, gestita da Marisa Benini e Bruno Ghelfi. Ed alla mia visione quella stagione e quella vita in Sicilia. Eravamo cambiati, ma in noi intatto quel suono della nostra lingua. “Ecco due siculi!”, proferì, sorridendo, Marisa Ghelfi che aveva conosciuto diversi nostri autori del Novecento. Erano stati nella sua libreria per firmare le loro opere. Quella presenza di Consolo a Verona una circostanza che mi ha consentito di invitarlo nella mia piccola sede delle Edizioni delle Paniere, a pochi metri dalla libreria “Catullo”. Ed è stato ricordato, con vivi particolari, suoi e miei, quell’ agosto a Naso, da dove, come noi, se ne erano andati tanti al Nord. Dal mio parlare non poteva non emergere il nome del parlamentare della nostra Sicilia, Francesco Lo Sardo di Naso, che il regime fascista aveva fatto arrestare e fatto morire, per mancanza di cure, nel carcere di Poggioreale. Il volto di Consolo si era come rabbuiato ed esprimeva una sorta di ignominia nei confronti del Ventennio fascista. Così ho potuto donarlo dell’ Epistolario dal carcere di Lo Sardo che avevo curato e di una mia silloge di poesie, Catabasi e lezione di umiltà, edita da Guanda. Egli, il giorno dopo, nella mattinata, forse preso da una curiosità per quei titoli delle Edizioni del Paniere, è venuto a trovarmi nello studio. Mi ha chiesto di sfogliare le opere Le carte in tavola del poeta basco Gabriel Celaya, Lotteria e Il valore delle cose nude di Jannis Ritsos, Foglie d’erba di Walt Whitman ed altro. Ed ho inteso quanto la sua mente fosse rimasta creativa, poetica, nonostante quella sua consistente messe di prose e di saggi critici. Fine della premessa.
Di recente, il 12 febbraio 2015, ho ricevuto una lettera curiosa, senza mittente, con dentro un ritaglio, quasi una pagina intera, del “Sole24ore”, di domenica, 2 febbraio, con scritto a penna: “l’ho conosciuto a Verona”, senza alcun nome. La pagina comprende un testo a firma di Salvatore Silvano Nigro, corredato di una immagine di Consolo, non datata, che mi ha fatto pensare ad uno scatto di alcuni anni prima che morisse. Un titolo con caratteri grossi recita: “E il sorriso si fece barocco”. E un sottotitolo: “A tre anni dalla morte, il Meridiano con l’opera completa e alcuni saggi critici lo colloca tra i maggiori del ‘900”. Il titolo dai caratteri grossi si presta, per quell’aggetto ”barocco”, a più accezioni, non esclusa quella, che, per estensione, vuol dire ”prezioso”. Quindi quel romanzo Il sorriso dell’ignoto marinaio del 1976 nel tempo ha generato tanta autentica preziosità, tale da meritare, assieme ad altre opere, un guiderdone, consistente nella ristampa dell’opera completa di Consolo in una collana prestigiosa, il Meridiano. Un guiderdone, il Premio Strega, egli l’aveva ricevuto dieci anni prima della morte, nel 1992, con l’opera Nottetempo, casa per casa.
Il testo di Salvatore Silvano Nigro si legge come un mini-saggio, tra i più completi che sono stati scritti sull’opera di Consolo. Nigro, che è stato, fra l’altro, docente a Parigi, alla Sorbona, e all’ École Normale Supèrieur ed ha collaborato alla grande Letteratura italiana, diretta da Alberto Asor Rosa, per Einaudi, ha certamente inteso bene le opere letterarie contemporanee dei Siciliani. Di quelle riguardanti Consolo è rimasto rifatto. Non si spiegherebbe diversamente questo suo ricco testo. “Il Meridiano”, scrive Nigro, ”dedicato a Consolo colloca lo scrittore tra i classici contemporanei”. Subito, citando un tratto della prefazione di Cesare Segre, osserva che “nell’imponente apparato, il curatore segue la storia interna delle singole opere”. Poi, cita Gianni Turchetta, che ha rivisto i testi e che ha corretto ”persino e giustamente, qualche ipercorrettismo del curatore dell’edizione critica del Sorriso dell’ignoto marinaio”. Infine, il Meridiano, che ci rimette in memoria Consolo, potrà suscitare nuovi contributi di studi sull’opera dello scrittore nella quale è stato riscritto l’uomo di sempre dalle medesime passioni.
Nell'immagine: a sinistra S. Saglimbeni, a destra V. Consolo.



Giovedì 19 Febbraio,2015 Ore: 20:22
 
 
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