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www.ildialogo.org “Salviamo la memoria” di Giuseppe Castellarin,di Sebastiano Saglimbeni

“Salviamo la memoria” di Giuseppe Castellarin

di Sebastiano Saglimbeni

“Memoriam sperare posteritatis”(Sperare nella memoria dei posteri), le antiche parole  dello scrittore latino Quintiliano, che curò intensamente i rapporti con la vita pubblica del suo tempo, risuonano come un monito. Abbiamo fruito ancora di questa proposizione, che sicuramente,  il  medico friulano Giuseppe Castellarin, scomparso in questi giorni, ha inteso durante il corso della sua esistenza spesa in nome di una professione costantemente deontologia e talmente degna da non subire facilmente l’oblio. Vissuto in Verona, in qualità di  anatomo-patologo, chirurgo e medico legale,  ha creduto al valore della scrittura ed ha  firmato un libro di prosa dal titolo “Salviamo la memoria”. In questo lavoro, pensato e sofferto, in primo luogo, c’è se stesso, l’uomo, la civiltà preindustriale del Friuli, terra  di confine, di emigrazione, di usi e costumi e di cultura orale, quella dei lavoratori della terra e del piccolo artigianato. Giuseppe Castellarin  era nato a Casarsa della Delizia, la famosa comunità storica, dove nacque la maestra elementare Susanna Colussi, la madre di Pier Paolo Pasolini, lo studioso, fra l’altro, del dialetto del luogo. A Pasolini interessa  tanto quel dialetto, del  quale si era servito per le sue prime poesie ed aveva fatto scrivere, con il ricorso a  quell’ armoniosa lingua dell’oralità, i suoi alunni, fra questi, i due fratelli, Dante e Tonuti Spagnol. Tonuti, ancora vivo e vegeto in Verona, durante le nostre conversazioni, ci ha tracciato un appassionato ritratto di Castellarin di cui ci ha fatto conoscere  la scrittura “Salviamo la memoria”.  Una fatica, questa, coincidente con quella della professione. Da questa, che incorpora storie dell’ieri, che il tempo, nella sua rapina, non ha potuto scalfire, emerge certa lindezza linguistica coniugata con i contenuti. Un documento, pertanto, umano, educativo, che partecipato  alle fresche generazioni, esprimerà quanto l’antico potrà ancora fare bene a loro perché reca la testimonianza che tutto  con loro non nasce e che tutto con loro non morrà. Lo scriveva Giovanni Pascoli.

   Per il lettore si senta un tratto della prosa del medico scrittore Castellarin: “I giovani di oggi quasi sorridono di abitudini arcaiche e immote   negli anni, serenamente vissute nella quotidianità e nell’accettazione da parte di una gente che si accontentava e si sentiva appagata di ciò che aveva. Il collante di tutto era la solidarietà. Forse una solidarietà discutibile,  ma radicata sui valori della fede e naturale convivenza”.  Trattasi della prosa che contempla la festa religiosa del Corpusdomini. Che ancora oggi nelle piccole comunità viene osservata. Un tempo, le famiglie gareggiavano tra di loro per ornare le proprie strade con fiori di oleandro e di ginestra e con biancheria ricamata estesa ai balconi. In questo racconto il ricordo  struggente: di quel passato che “rimane dentro”  e che “il gusto della vita ci viene di là, dei ricordi che ci tengono legati”, per dirla con il grande commediografo siciliano Luigi Pirandello. Forse - ci rimane  da scrivere - Castellarin  ha lasciato degli altri scritti, che riguardano questo nostro tempo grottesco e disumano, che l’hanno offeso, che offende  tutti noi che godiamo della luce della dignità.



Mercoledì 29 Febbraio,2012 Ore: 07:42
 
 
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