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www.ildialogo.org In memoria di Pier Paolo Pasolini,di Sebastiano Saglimbeni

In memoria di Pier Paolo Pasolini

di Sebastiano Saglimbeni

“Carmina sublimis tunc sunt peritura Lucreti,/ exitio terras cum dabit una dies”, versi, questi, che nella nostra lingua recitano: “Allora la poesia del sublime Lucrezio sarà destinata/ a morire quando un solo giorno distruggerà la terra”. Ci derivano dall'opera giovanile Amores (l. 15. vv. 23-24), di Ovidio e vaticinano la lunghissima fama di Lucrezio Caro.Sono trascorsi più due millenni ed esiste, sia pure avvelenato, il pianeta terra, sul quale ci muoviamo vermi verticali, ed esiste e si legge e si studia la scrittura De rerum natura di Lucrezio. Fatta questa considerazione, ci chiediamo se ci sarà un domani qualche altro grande scrittore che potrà esprimersi così nei confronti di Pier Paolo Pasolini. Non pare improbabile, poiché quest’uomo, tanto dileggiato, continua, a distanza di un trentennio dalla sua tragica e “turpe” (per i moralisti di sempre) fine, a riscuotere interessi di studi. O potrà darsi che sulla sua opera, spesso verità e denuncia al bieco potere, si addenserà una caligine di oblio, in luogo di prevalenze vacue e allettanti scritture. Nel 1971, al vertice della fama, in Italia e fuori, Pasolini autore, come altri grandi italiani e stranieri, veniva scelto per la prestigiosa collana “Il Castoro” che divulgava l’editrice fiorentina La Nuova Italia. Per lui firmava Tommaso Anzoino il cinquantunesimo saggio dell’editrice. E in circa 100 pagine proponeva ai lettori un quadro interpretativo dell’uomo scrittore, poeta e cineasta. Il saggio, dal titolo PASOLINI, non più in circolazione, si apre con alcune pagine che sono interviste, seguono quelle che dicono del percorso creativo e formativo di Pasolini precoce, che a sette anni compiuti, scriveva dei versi nei quali parlava di “rosignoli” e di “verzura”, ma non distingueva “un rosignolo da un fringuello o un pioppo da un olmo”, e di Pasolini che, ventenne, contava in qualità di poeta. Nel 1942 aveva pubblicato il libretto Poesie a Casarsa, a sue spese con la sigla editoriale Libreria Antiquaria di Bologna. Il saggista Anzoino ha lavorato alla luce di una consultazione storiografica su Pasolini. Altri saggisti difatti si erano occupati prima della sua parabola ascendente, come, ad esempio, G. C. Ferretti nel 1964 e A. Asor Rosa nel 1965. L’uno in Letteratura e ideologia (Editori Riuniti, Roma), l’altro in Scrittori e Popolo (Samonà e Savelli, Roma). Le pagine di Anzoino, verso la conclusione del lavoro, riguardano la nota bibliografica già, nel 1971, intensa di titoli pasoliniani, che vanno dalla poesia alla narrativa, dalla saggistica alle sceneggiature, per finire con quelli che riguardano gli studi sull' autore. Subito dopo quella fine tragica, raccontata sino all’eccesso stucchevole, la varia scrittura di Pasolini è come esplosa con i titoli editoriali divulgati dalle grandi editrici Garzanti e Mondadori. C’è ora chi come Antonio(Tonuti) Spagnol nativo di Versuta, comunità vicina a Casarsa, propone un agile e semplice lavoro, in corso di stampa, dai fatti che non sempre concordano con quelli intesi da altri autori di spicco. Comunque, questo semplice lavoro, una sorta di tributo ad un grande, coincide con l’uscita delle lettere inedite che Paolo Volponi aveva inviato, dal 1954 al 1975, all’amico Pier Paolo Pasolini e con l’uscita di una raccolta di versi del poeta tradotta a Beirut dal tunisino Muhmmad Bin Saleh. Trattasi di ben 444 pagine dal titolo Petrolio. La notizia, apparsa sul “Corriere della Sera” del 17 maggio 2009, a firma di Armando Adorno, fra l’altro, informava che i maggiori quotidiani “an Nahar” e “ as Safir” del “Paese dei cedri gli hanno dedicato ampio spazio nelle pagine culturali. In particolare, l’autore di Ragazzi di vita è ricordato da “an Nahar” come l’artista delle Mille e una notte e del Vangelo secondo Matteo: come dire, dell’incontro fra due classici del pensiero cristiano e islamico”. Spagnol scrive che è stato alunno prediletto di Pasolini, di cui conserva diverse lettere. Si esprime con parole asciutte ed accorate, senza alcuna pretesa di voler dire più di altri e meglio di altri, ma con in più l’orgoglio, pure esclusivo, di ricordare il suo benefattore. Spagnol che, come altri, apprese a leggere, a scrivere e comporre versi, grazie a Pier Paolo, si rivela nel ricordare Pasolini pienamente riconoscente, non ammette dell’uomo i “diversi rapporti”, con i suoi allievi che certa stampa aveva diffuso. Un rispetto, probabilmente, alle ceneri che, come tali mute, non vanno incolpate? Nelle paginette di Spagnol, ecco Pasolini nel 1943 a Casarsa con la madre Susanna Colussi, la guerra, il suo lavoro organizzativo da studente universitario, il suo ingegno adoperato in quell’area sociale debole di provincia, mortificata da quelle frange ipocrite, borghesi e baronali. Ecco il giovane Pasolini che si era impegnato ad aprire le menti ignoranti e a difenderle con la parola, la lotta, e poi come s’era organizzato, con vivissima la ribellione interiore, contro il nazifascismo, ribellione che si trasmutava in parole che erano versi, insomma, discorsi in nome della libertà. Nelle paginette, i tratti che si leggono più riusciti e nuovi sono le brevi descrizioni di fatti che, ad esempio, riguardano Pasolini, che pure non disdegnava di entrare nei campi per lavorare scalzo e che guardava gli strumenti della terra come pezzi d’arte della fatica sanguigna; e che si occupava e preoccupava affinché il ragazzo Spagnol uscisse dall’ignoranza ed acquistasse conoscenza e conseguisse un titolo di studio.

Pure quei frammenti di lettere che Pasolini inviò a Spagnol, riportate dentro la sua scrittura, si leggono come segnali nuovi e singolari. Come in questo frammento: “... Qui [a Roma] si vive troppo con il cervello e pochissimo col cuore: l’unico sentimento della gente di qui è l’ambizione nel migliore dei casi, e, in genere, dei piaceri e del danaro...”. Spagnol, ottantenne, infine, ricorda quanto Pier Paolo amasse la Sicilia. Laddove fumiga l'Etna, il poeta e cineasta, aveva istallato il suo set. Vi girò Il Vangelo Secondo Matteo, Teorema, Porcile e I racconti di Canterbury. A Catania voleva vivere e morire. Aveva pure preso a pigione una casa, dietro il Palazzo di Giustizia. Oggi Spagnol gode di una sua prestigiosa vita, spesa in nome del lavoro e della cultura. Custodisce poesie inedite, alcune le ha pubblicato, in lingua e in dialetto friulano. Qui di seguito, per chi ci leggerà, un tratto di una lirica di Spagnol dal titolo “Immagini”, che recita: “Nel futuro/ non ancora tuo/ondeggiano/ nel buio della notte/vaghe speranze/ ma quando la luna/ manda sprazzi di luce/ti rivedi all’improvviso/a piedi nudi/ rincorrere le lucciole/ lungo prati verdi/ ove strillano le rondini/ al gioire dei bambini”. Un testo, questo, che odora di letteratura per l’infanzia e riprende quanto più non osservava e si doleva Pier Paolo Pasolini, le lucciole.



Sabato 14 Gennaio,2012 Ore: 15:06
 
 
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