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www.ildialogo.org ANCHE IN SICILIA CI SONO SEGNI CONCRETI DI SPERANZA,di Augusto Cavadi

ANCHE IN SICILIA CI SONO SEGNI CONCRETI DI SPERANZA

di Augusto Cavadi

Riprendiamo questo articolo, su segnalazione dell'autore che ringraziamo, dal suo blog Augustocavadi.com
“Repubblica – Palermo”
18.8.2016
PICCOLI SEGNI DI CIVILTA’
La vita quotidiana è difficile ovunque, in Sicilia un po’ più che ovunque. Maleducazione, corruzione, qualche volta intimidazione mafiosa, solitamente disaffezione per il bene comune (dalla battigia delle spiagge al funzionamento di un servizio pubblico): ce n’è abbastanza per chiedersi se fruire di tante bellezze naturali e artistiche valga lo stress di convivere con conterranei indegni. Ma proprio perché l’andazzo è così asfissiante, ogni tanto dobbiamo emergere dall’acqua e prendere respiro a pieni polmoni rallegrandoci di cose che vanno bene. E di belle sorprese le mie giornate recenti sono, per fortuna, ricche.
  Visito Castellammare del Golfo. La ricordavo una cittadina anonima, ingolfata perennemente da auto inutilmente in colonna per il passìo serale, sporca come la media dei comuni isolani: dopo alcuni anni la ritrovo restaurata, con zone pedonali, pulita e popolata da turisti sorridenti. Passo dalla Biblioteca comunale per consultare dei titoli e trovo un ambiente limpido, luminoso, ordinato, dotato di wifi gratuito: tutto il personale, dalla signora all’ingresso sino al direttore, si rivela di una disponibilità stupefacente.
  Ritorno a Palermo e – sollecitato dalle notizie di cronaca – visito Romagnolo. Ci andavo a fare il bagno, da bambino, con mamma e papà: non eravamo  nella condizione economica di permetterci la più rinomata Mondello. Poi, per mezzo secolo, l’abbandono e la desolazione di quella riviera da cui Monte Pellegrino si offre come allo sguardo ammirato di Goethe all’arrivo in piroscafo da Napoli. Adesso è tornata come allora. Non so per quanto tempo (le Forze dell’ordine abitualmente evitano il controllo delle coste siciliane), ma intanto è una bella novità che fa bene al cuore.
   Sempre a Palermo il mio simpaticissimo suocero novantenne mi chiede dei chiarimenti sul suo conto corrente che non so dargli. Ci rechiamo insieme all’ufficio postale dell’Arenella: anche qui troviamo accoglienza pronta, ascolto paziente, risposte parziali che  - dopo un’ora – diventano complete grazie a una telefonata al nostro domicilio da parte del direttore con cui ci eravamo consultati.
   Un’amica da giorni accudisce il marito all’Hospice per malati terminali dell’Ospedale civico. Mi riferisce dell’ambiente lindo, della professionalità e della gentilezza di tutto il personale sanitario e parasanitario. Il clima è così umano e il servizio così accurato che il paziente chiede, preoccupato, alla moglie quanto stia costando ogni giorno la sua permanenza in quella clinica di lusso. Ovviamente è tutto gratuito grazie al servizio sanitario nazionale.
  Vado per il bagno a mare nella spiaggetta pubblica di Vergine Maria e, mentre mi espongo un po’ al sole, osservo prima un giovane, poco dopo  una signora di mezza età, che nell’andare via raccolgono in un sacchetto di plastica i rifiuti che incontrano nel sentiero di ritorno a casa. Mi rallegro interiormente: allora né mia moglie né io siamo pazzi isolati. Siamo in tutto quattro, ma non posso escludere che prima e dopo la mia permanenza in spiaggia qualche altro abbia avuto la stessa sollecitudine per lo spazio comune. Mi ritornano in mente gli episodi dei giorni precedenti che ho appena evocato e, per un momento, mi abbandono a un interrogativo seducente: non è che, piano piano, i siciliani civili stanno diventando maggioranza statistica rispetto ai trogloditi sinora imperanti?  Non è che arriverà il momento in cui a lasciare l’isola non dovranno essere gli osservanti delle norme e i devoti del bello, ma gli irriducibili della cafonaggine?
Augusto Cavadi



Lunedì 29 Agosto,2016 Ore: 19:32
 
 
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