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www.ildialogo.org Notte di attesa: rimanere uniti per costruire orizzonti di speranza,di Mauro Matteucci e Gabriella Coppini - Pistoia

Notte di attesa: rimanere uniti per costruire orizzonti di speranza

di Mauro Matteucci e Gabriella Coppini - Pistoia

Lo spettacolo Notte di attesa ha costituito per noi un momento di profonda riflessione condivisa, dato l’alto numero di spettatori presenti e attentissimi come sempre alle rappresentazioni del Teatro Povero di Monticchiello. Per noi, quella del 50° anniversario dell’autodramma è stata un’esperienza di grande coinvolgimento emotivo e razionale. Le persone del paese, attori dello spettacolo, dalla giovanissima Maddalena – che cerca inutilmente una risposta al suo invio di curriculum per un posto di lavoro – ai più anziani che evocano memorie di una società che appare lontanissima, tutta incentrata sulla struttura mezzadrile. Ma è l’attesa, come dice il titolo, il sentimento dominante di una notte trepida e insonne. L’antinomia tra il rimanere e il partire alla ricerca di un possibile futuro – forse in altrove lontani – si ricollega alla memoria delle lotte contadine – la terra si conquista, non si compra - e alla fuga dalla campagna della fine degli anni ’50 in una tensione inarrestabile verso la libertà.
Ma il futuro, come anche il presente, rimane inevitabilmente difficile da decifrare nella sua complessità e novità: irrompono così nella nebbia visioni lontane in cui i protagonisti, scrutando ansiosamente l’orizzonte cercano di riconoscere aspetti quotidiani, nei quali i nuovi potenti – della finanza e della politica – esercitano violenza e sopraffazione sui più deboli. La contrapposizione tra paura e speranza è solo apparente, in quanto entrambe hanno valenze positive e negative. Due tentazioni vengono respinte, la solitudine e l’indifferenza, in cui si cerca per un attimo di rinchiudersi, ignorando la sofferenza dell’altro: gli attori a un certo momento pensano di realizzare una possibile difesa erigendo muri e torri, come in una regressione lontana al borgo medievale, ma subito dopo ogni difesa viene abbattuta per una possibile, anche se incerta, costruzione comune del futuro.
Lo spettacolo, che costringe in ogni momento a riflettere – perché sul palcoscenico c’è ognuno di noi - ci ha fatto ripensare a due bellissimi pensieri milaniani, uno riferito alla folla in attesa solidale, cioè l’I Care, il “mi sta a cuore, mi interessa” l’altro. Il secondo, lo sentiamo coerente al tenace regista Andrea Cresti, in cui abbiamo ritrovato la figura del maestro che deve essere per quanto può profeta, scrutare ‘i segni dei tempi’ indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vediamo solo in confuso. Grazie Andrea
Mauro Matteucci e Gabriella Coppini - Pistoia



Mercoledì 17 Agosto,2016 Ore: 08:23
 
 
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