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www.ildialogo.org IL SENSO D’ OPPRESSIONE IN LEVI-PASOLINI-SAVIANO,di Ester Coppola

IL SENSO D’ OPPRESSIONE IN LEVI-PASOLINI-SAVIANO

di Ester Coppola

Levi, Pasolini e Saviano sono tre autori italiani vissuti in epoche diverse, ma accomunati dal proprio senso di oppressione.
 
1) Levi fu ossessionato da un’esperienza che gli sconvolse la vita per sempre a tal punto da fargli scrivere più libri per liberarsi dall’oppressione della propria schiavitù fisica ma, soprattutto, psicologica che lo ha portato al suicidio ( la così detta sindrome del sopravvissuto). Levi non era uno scrittore bensì un chimico, infatti, egli era capace di osservare la realtà attraverso la razionalità, e proprio l’incognita della ragione per la quale gli uomini possono essere capaci di tali crudeltà nei confronti dei propri simili è pressoché assurda, ma reale.
Gli ebrei furono sottomessi psicologicamente, anche se in tanti, non riuscirono a ribellarsi alla mente diabolica di Hitler, o meglio del suo braccio destro Heinrich Himmler, e dei suoi seguaci .
Vittime dell’irrazionalità spregiudicata dei nazisti non furono soltanto gli ebrei, ma anche tutti coloro i quali furono considerati inferiori, tra questi vi rientravano i gay.
I gay hanno da sempre cercato di nascondersi, ma dopo la Seconda Guerra Mondiale hanno iniziato a farsi sentire mostrandosi al mondo intero con manifestazioni pubbliche.
2) Pasolini fu non solo autore, ma anche sceneggiatore in quanto partecipò alla vita cinematografica per far conoscere al mondo il suo modo di pensare in maniera pacifica e legale, attraverso quegli strumenti di comunicazione di massa che a quel tempo si stavano diffondendo. Egli era gay e per questo spesso discriminato e messo da parte, come nel caso del suo partito politico (partito comunista). La discriminazione conseguente al suo orientamento sessuale fu proprio la causa della sua morte, tutt’oggi si sente parlare ancora del suo assassinio.
Egli era prigioniero del tabù dell’ omosessualità, omosessualità che, a tutt’oggi, pur essendoci state delle evoluzioni in termini di apertura mentale, continua ad avere degli oppositori in senso conservatore. Pasolini era contrario all’omologazione che si stava verificando in quegli anni e che, ancora oggi, rende schiava la società, perché per essere veramente libera la società, l’uomo deve poter pensare con la propria mente e non deve essere condizionato dalla maggioranza che, nel più dei casi, discrimina e ridicolizza chi è originale ed autonomo. Infatti, anche sulla scorta del principio democratico la maggioranza è tenuta, comunque, a prendere in considerazione quanto espresso dalla minoranza.
Tutto ciò non avviene ancor oggi, pur essendo nel 21° secolo! Si consideri, a tal proposito, il fenomeno della “mafia”, nella quale, la libertà di espressione e di parola è pressoché inesistente, quella del pensiero negata.
3) Proprio con riferimento alla negazione di ogni libertà derivante dall’esistenza sul territorio della “mafia” Roberto Saviano ha voluto liberarsi dal senso di oppressione da ciò scaturente, scrivendo su ciò che comporta il vivere in una realtà che ci sembra apparentemente distante, ma che è vicina ed attuale, che rende schiava la società intera, costringendola al silenzio: al silenzio mafioso. Quindi, oggi gli schiavi sono le vittime di mafia, i sottomessi, gli omertosi, i quali soccombono ai potenti che utilizzano la forza ed i il sopruso, minacciano con la morte pur di ottenere quanto vogliono. Saviano per combattere tali forme di oppressione è diventato, egli stesso, uno schiavo della mafia, ma, giammai diventerà una sua vittima.

 
IL SENSO DI OPPRESSIONE SECONDO ME.
Vivendo in una realtà italiana ancorata tutt’ora alle gerarchie e alle caste sociali, che lascia ai potenti di divenire ancor più potenti, scoraggiando chi, invece, ha potenzialità che potrebbero essere d’aiuto per l’intera umanità, avverto forte lo stesso malessere che accomuna gli autori messi a confronto. La commedia da me realizzata è imperniata su una classe sociale, quella dei contadini, che, da sempre, ha rappresentato uno dei gradini più bassi della società.
Il contadino, meglio di chiunque altro, sa cosa significhi il rispetto, il sacrificio, la cultura della vita e proprio per il suo vivere con la natura, sa cosa significhi il rispetto della stessa.
Nonostante le classi sociali esistano illusoriamente, basandosi soltanto ed esclusivamente sul denaro … io vi posso garantire ora e sempre che la classe sociale per eccellenza, che tutti dovrebbero tenere come punto di riferimento è e sarà sempre la
classe contadina
Un titolo banale per trarne un grande insegnamento morale.
La mia commedia narra di una famiglia che può essere collocata al livello più basso tra le classi sociali: la classe contadina che dà il titolo alla commedia, che da la dimostrazione che i nobili d’animo, il più delle volte, non sono i nobili di sangue ma, all’esatto contrario, gli ultimi sono i primi, si evince proprio questo nella quarta scena: SCENA 4ª/CASA DEI NOBILI/
La famiglia entra e si accomoda. La cameriera inizia a preparare la tavola, ed incomincia a servire la bambina, la quale finisce subito di mangiare e corre fuori a giocare, mentre i suoi genitori continuano il pranzo. Poi la bambina rientra in scena e piangendo dice: “Mamma, mamma, si è rotta la bambola”…(con in mano una bambola con la testa rotta).
Mentre la bambina si avvicina al tavolo dove i suoi genitori stanno pranzando, urta la cameriera Concetta , le fa saltare il vassoio, che le cade dalle mani.
La bambina cade. La cameriera si appresta ad alzare la bambina, che piange e urla. Concetta l’accarezza per tranquillizzarla. La signora Angela fa scansare la cameriera da sua figlia ed ordina a quest’ultima di andare in camera sua.
Gli adulti iniziano a litigare.
SIGNORA: Il vassoio r’argento!
CONCETTA: Signora, mi scusi!
SIGNORA: Ma qua mi scusi, o vassoio r’argento! Sta strronza!!
CONCETTA: Mi scusi ancora, ma a’criatura m’è bottato e non ‘aggia pututo fa nienti!
SIGNORA: Ma quale criatura ?… Tu…! l’hai fatto cadere! Sta cafona! Come parli? Statti zitta!!
CONCETTA: Ah!! Io!! Io parlo come mamma m’è fatto e mangio come mamma m’è ns’engato! E se non bulivi ?rovinà o vassoio r’argento non ce facivi portà rindo a mangià! Sta scostumata …Essa e a figlia!!
SIGNORA: Ma sentila… sa cosa le dico, la licenzio!!!
CONCETTA: Ma …mo ta steva ricenno una mmm!...Qua ti licenzio, song io ca mi licenzio.
SIGNORE: (Mette le mani sulle braccia di Concetta per farla calmare. Con calma le dice)
Concetta se ne deve andare!
CONCETTA: Sti cafuni!! Non l’aiti capito…Song …io ca me ne vaco …e tu (togliendo le mani del Sign.Carlo) leveme e mano ra cuollo!!!
(Concetta esce di scena e il sipario si chiude!)
( si noti il linguaggio della “signora” che con superbia e con altezzosità ,credendo di essere superiore è volgare a confronto della povera contadina, la quale ripetutamente offesa riesce ad essere superiore non ricorrendo ad alcuna parolaccia).

 
Oggi l’Italia, come da sempre, è vittima di tabù e di uno staticismo classista.
2009

 



Mercoledì 16 Marzo,2016 Ore: 22:57
 
 
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