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www.ildialogo.org A VITERBO UN INCONTRO DI RIFLESSIONE NELLA GIORNATA DEL DIALOGO CRISTIANO-ISLAMICO,di Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo

A VITERBO UN INCONTRO DI RIFLESSIONE NELLA GIORNATA DEL DIALOGO CRISTIANO-ISLAMICO

di Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo

Ricorrendo il 27 ottobre 2017 la XVI Giornata del dialogo cristiano-islamico, si e' svolto a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione.
*
Di seguito una sintesi dell'intervento di apertura del responsabile della struttura nonviolenta viterbese.
Vorrei innanzitutto proporvi ed argomentare le seguenti tesi:
1. dialogare e' il contrario di uccidere;
2. proprio perche' ogni persona e' persuasa di piu' verita' e piu' fedelta', che nella sua concreta esistenza costituiscono l'unita' della sua coscienza e il suo legame col mondo, ne consegue il riconoscere che ogni altra persona possa essere egualmente persuasa di altre verita' e di altre fedelta' che nella sua concreta esistenza svolgono la medesima funzione; come non si da' il se' personale senza il riconoscimento dell'altra persona, non vi e' verita' e fedelta' senza il riconoscimento delle verita' e fedelta' dell'altra persona;
3. ci riconosciamo fallibili: senza riconoscimento della fallibilita' non solo il dialogo e' impossibile ma la vita stessa e' intollerabile; ma proprio perche' ci riconosciamo fallibili mai la nostra ragione puo' indurci ad esercitare violenza su altri, che anch'essi hanno le loro ragioni. Ci opponiamo quindi ad ogni violenza; soccorriamo quindi tutte le vittime; contrastiamo quindi ogni potere e ogni prassi che opprimano;
4. l'umanita' e' una e plurale, ogni persona e' diversa dall'altra: quindi, tutte le persone sono eguali in dignita' e diritti, cosi' come tutti gli esseri umani sono ugualmente esposti al dolore e alla morte; vige pertanto tra gli esseri umani il dovere dell'universale riconoscimento e dell'universale solidarieta';
5. poiche' la prima radice e il primo paradigma di ogni storica violenza che nega l'eguaglianza di dignita' e diritti di tutti gli esseri umani e quindi devasta e distrugge l'umanita' di tutte le persone e' la violenza del potere maschilista e patriarcale contro le donne, ne consegue che e' la liberta' delle donne lo storico banco di prova dell'umanita' dell'umanita', dell'accettabilita' di una societa' che voglia essere riconosciuta come umana; il movimento di liberazione delle donne e' la corrente calda e l'esperienza storica principale dell'inveramento dell'umanita' dell'umanita';
6. per tutto quanto precede crediamo evidente che ogni persona pensante ed agente comprenda che il primo dovere e' di non ledere la vita, la dignita' e i diritti delle altre persone e del mondo vivente; che il primo dovere e' di salvare le vite, recare soccorso a chiunque di soccorso abbia bisogno, condividere i beni ed il bene;
7. crediamo che con figure e linguaggi diversi tutte le grandi tradizioni di pensiero convochino l'umanita' - ovvero ogni singola persona che l'umanita' compone - a questa universale compassione, a questa universale simpatia; con termine che possa essere da ogni persona accolto chiamiamo nonviolenza - ovvero attiva innocenza - la scelta concreta e coerente di opporsi ad ogni violenza, di agire per il bene comune, memori della regola aurea "agisci verso le altre persone cosi' come vorresti che esse agissero verso di te".
Il dialogo, ovvero il discorso in comune, cosi' come la religione, ovvero il sentimento del comune legame, riposano sulla nozione che gli esseri umani sono "animali sociali", esseri senzienti e pensanti e capaci di comunicare. Ne discende che le religioni storicamente costituitesi, cosi' come le forme di pensiero e di riconoscimento di umanita' che (in un senso specifico) si dichiarano non religiose, non solo possono, ma devono dialogare.
Il dialogo e' la forma espressiva e comunicativa principale - ovvero il principio - dell'umanita',  fondamento del dialogo e' dire la verita' per cercare insieme la verita', per contrastare insieme la menzogna che e' una delle forme della violenza, per costruire insieme nell'ascolto reciproco la societa' della civile convivenza. Gandhi chiamava la nonviolenza anche col nome di "forza della verita'" (satyagraha). Nella cultura greca classica il fondamento reale della democrazia e' la parresia, il "dire la verita'" che ha anche il precipuo significato morale e politico di opposizione alla violenza e quindi a tutte le ideologie, le prassi e i poteri oppressivi.
Nell'esperienza della finitudine, della sofferenza e della paura, della "crisi della presenza", tutti gli esseri umani si incontrano e si sentono uniti: ne discende che ogni essere umano sa che non deve aggiungere altri elementi di sofferenza a quelli gia' intrinsechi alla costituzione biologica dell'umanita' cosi' come s'incarna nelle persone realmente esistenti; ne consegue che ogni essere umano sa che deve evitare di produrre altra sofferenza, ed anzi deve opporsi alla produzione di sofferenza, deve recare aiuto e sollievo alle altre persone. Ergo: muovendo dal proprio vissuto esistenziale ogni essere umano sente il dovere morale e sociale di scegliere la nonviolenza, lotta nitida e intransigente alla violenza, ed alle concrezioni di potere ideologico e pratico che su di essa si reggono in danno dell'umanita' e del mondo vivente.
E' nostra persuasione che, adeguatamente, veritieramente interpretate, ovvero tenendo pienamente conto del concreto contesto storico e culturale e quindi espressivo, linguistico, figurale, in cui quelle proposte di salvezza sono state originariamente formulate, le nozioni fondamentali delle tre grandi religioni del libro (come di ogni altra tradizione filosofica e religiosa) convergono nella proposta dell'universale benevolenza, dell'universale solidarieta', dell'universale condivisione del bene e dei beni.
E' questa la lettura che diamo delle tavole mosaiche; e' questa la lettura che diamo delle parole e dei gesti di Gesu' di Nazareth; e' questa la lettura che diamo dei cinque pilastri dell'islam.
Se dovessimo in una sola espressione sintetizzare il messaggio di tutte le tradizioni filosofiche e religiose crediamo che esso sia: tu non uccidere, tu salva le vite.
Ogni pensare e' un atto di riconoscimento e di riconoscenza, ogni io implica un tu, ogni incontro fa nascere un noi. Siamo una sola umanita'.
*
Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso ancora una volta il loro sostegno all'appello "Una persona, un voto" per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia, ed all'appello affinche' sia riconosciuto a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro. Hanno espresso altresi' il loro sostegno agli appelli affinche' il Senato deliberi in via definitiva la legge sullo "Ius soli". Ugualmente hanno espresso il loro sostegno all'appello affinche' l'Italia ratifichi al piu' presto il trattato di interdizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Le persone partecipanti all'incontro invitano a promuovere ovunque iniziative nonviolente il 4 novembre come proposto dall'appello "Ogni vittima ha il volto di Abele".
Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo
Viterbo, 27 ottobre 2017
Mittente: "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt@gmail.com



Sabato 28 Ottobre,2017 Ore: 17:37
 
 
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Dialogo cristiano-islamico

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