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www.ildialogo.org Intervento presso la Comunità La Collina e i testi della preghiera ecumenica,di Pierpaolo Loi

XIII Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico - I resoconti di come è andata
Intervento presso la Comunità La Collina e i testi della preghiera ecumenica

di Pierpaolo Loi

XIII Giornata ecumenica del Dialogo cristiano-islamico
Comunità La Collina - Serdiana (Cagliari) - 30 ottobre 2014
Introduzione.
Gli appelli che si sono succeduti da parte del Comitato promotore della Giornata ecumenica del Dialogo cristiano- islamico, il terzo è del 17 ottobre, il 4° del 24 ottobre, tengono a sottolineare l’importanza della pratica dell’“accoglienza reciproca e della riconciliazione” nel riconoscimento delle radici comuni, non solo alle religioni abramitiche, la “Compassione e la Misericordia”, e a ribadire la «ferma contrarietà alla logica della guerra che nasconde sempre interessi economici immorali e ingiustificabili, da quelli delle multinazionali delle armi a quelli della rapina delle materie prime», facendo tesoro della storia anche recente del Medio Oriente che «ci insegna che la guerra porta altra guerra, in una spirale che lascia solo morte e distruzione».
Liberare il nome di Dio (e le religioni che lo invocano) dalla violenza e dalla guerra è un compito non ancora concluso. Nella storia si è fatta la guerra addirittura al grido di “Dio lo vuole”; appartenere a una religione, spesso, ha significato escludere e combattere coloro che a quella religione non appartenevano: cristiani contro musulmani; musulmani contro induisti; tra i cristiani, cattolici contro catari e valdesi, protestanti contro cattolici; nel mondo musulmano: sciiti contro sunniti, ecc. (anche all’interno dell’universo buddista non sono mancate le violenze fratricide).
Lascio ora la parola agli interventi (mi riserverò uno spazio alla fine per spiegare la scelta di un testo inserito nella preghiera che seguirà all’incontro):
Madava Das (Mario Domenico Meloni), nostro conterraneo, induista;
Maria Bonaria Aroni del gruppo di meditazione che si ispira al monaco buddista zen, vietnamita Thich Nhath Han, che ha vissuto gli orrori della guerra del Vietnam e ha dedicato la sua vita a sviluppare capacità di pace interiore e nelle relazioni tra gli umani;
Kibir Golam, graditissimo ospite musulmano, originario del Bangladesh, presidente dell’Associazione “Cultura islamica” di Cagliari, molto impegnato nella propria comunità religiosa;
P. Giacomo Rossi, gesuita, teologo morale, docente nella Facoltà teologica della Sardegna.
(Dopo gli interventi dei relatori, segue il dibattito…).
Conclusione.
Un piccolo uomo di nome Francesco nel luglio del 1219 riesce a raggiungere la terra dei saraceni a Damietta (Egitto) assediata dai crociati (5^ crociata). Durante la tregua, dopo una battaglia, che il santo aveva cercato di scongiurare, finita in un ecatombe di cristiani, frate Francesco insieme a frate Illuminato riesce a passare tra le file dei saraceni e viene condotto dal Sultano Al-Malik al Kamil. Tutte le fonti attestano che il sultano accolse Francesco con cortesia. È possibile che i frati minori siano stati ospitati per circa due settimane. In seguito, è probabile che Francesco si sia recato in Siria e Palestina e abbia visitato il luoghi santi.
Egli aveva cercato di raggiungere le terre degli infedeli (il termine non era usato in senso dispregiativo) almeno altre due volte senza riuscirci, una per via mare e un’altra per via terrà fino in Spagna: era spinto dal fervore missionario di “convertire” e cercare il martirio. Una missione di francescani in Marocco andati a convertire “i diavoli”, uno degli appellativi usati nei confronti dei musulmani, si tramutò in tragedia e i frati molesti vennero uccisi.
L’esperienza a Damietta lasciò un segno indelebile nel cuore di Francesco: il canto del muezzin che invita alla preghiera 5 volte al giorno, la cortesia del Sultano, l’insensatezza e la crudeltà della guerra…
Al ritorno in Italia, Francesco fa silenzio su questi avvenimenti, ma nella “Regola non bollata” (1221) prima e nella “Regola bollata” (1223) poi, vengono date istruzioni ai frati che vogliano recarsi tra gli infedeli. Nella prima regola al cap. XVI (Dl COLORO CHE VANNO TRA I SARACENI E GLI ALTRI INFEDELI) si parla di due modi di “comportarsi spiritualmente”:
  1. “Un modo è che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio (1Pt 2,13) e confessino di essere cristiani”;
  2. “L'altro modo è che quando vedranno che piace al Signore, annunzino la parola di Dio perché essi credano in Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo…”.
Nella regola bollata al cap. III appare una norma generale per i frati che vanno per il mondo (cristiano o non cristiano): “…non litighino ed evitino le dispute di parole (Cfr. 2Tm 2,14 e Tt 3,2), e non giudichino gli altri; ma siano miti, pacifici e modesti, mansueti e umili, parlando onestamente con tutti, così come conviene…”.
Francesco, in sintesi, è l’uomo, il credente (cristiano) che è stato capace di andare sull’altra riva del mare, di abbattere le frontiere, i muri di separazione (cfr. G. JEUSSET, Francesco e il sultano, Jaca Book, Milano 2008, pp. 189-204):
  • l’abbraccio al lebbroso (fratello cristiano sfigurato, tenuto fuori dalle mura della città) porta Francesco fuori dal suo “io” individuale (livello fisico);
  • incontrando i briganti e lasciandosi spogliare (inviterà i suoi frati a portare del cibo ai banditi prima di annunciare loro il vangelo), Francesco abbandona il suo “io” sociale di benpensante (livello morale) per incontrare gli ultimi, coloro che stanno ai margini della morale;
  • infine, Francesco oltrepassa la frontiera dell’apartheid spirituale (livello culturale-spirituale) abbandonando il suo io ecclesiale, uscendo dal ghetto cristiano per incontrare il fratello musulmano.
Andare incontro all’Altro - accettandone la diversità come valore –, praticare l’accoglienza reciproca e costruire percorsi di pacificazione e riconciliazione è l’unica possibilità che abbiamo, noi appartenenti a diverse fedi (siano esse religiose o non) di testimoniare la presenza amorevole di Dio nel mondo e di superare i rigurgiti dei reciproci integralismi, sempre in agguato.
Pierpaolo Loi


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Venerdì 31 Ottobre,2014 Ore: 20:11
 
 
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Dialogo cristiano-islamico

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