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www.ildialogo.org Un incontro davvero interessante,di Piepaolo Loi

I resoconti di com'è andata - Serdiana (Cagliari) comunità La Collina
Un incontro davvero interessante

di Piepaolo Loi

Il 27 ottobre si è svolto l'incontro interreligioso alla Comunità La Collina di Serdiana (Cagliari). Hanno partecipato un centinaio di persone. Purtroppo è mancato l'intervento di un musulmano (che non è potuto intervenire all'ultimo momento). E' stato un incontro davvero interessante: ha partecipato anche un rappresentante degli Hare Krisnha, oltre alla pastora della chiesa evangelica battista e al relatore baha'i.
Allego il mio intervento iniziale e finale (anche il p. Rossi, teologo morale non ha potuto partecipare, perciò ho detto io qualcosa a partire dal Concilio). Allego anche l'omelia di E. Balducci per la XXX domenica del tempo ordinario, Anno B, tratta dal volume "Gli ultimi tempi", che ho trovato molto attuale e in sintonia con quanto si è detto all'incontro interreligioso.
Pierpaolo Loi

Comunità La Collina – 27 ottobre 2012 – Giornata del Dialogo Interreligioso

RELIGIONI E COSTITUZIONE: CREDENTI DI DIVERSE CONFESSIONI RELIGIOSE A CONFRONTO CON LA LAICITA’ DELLO STATO

(Pierpaolo Loi)

Come introduzione a questo incontro vorrei usare due espressioni che ritengo paradigmatiche della situazione attuale: clamore (frastuono) della religione; mormorio della spiritualità.

Almeno in Occidente, la mia generazione postulava la radicale eclissi del sacro con l’avanzare della secolarizzazione; la “città secolare” e “la morte di Dio” ( Harvey Cox) avrebbero relegato il fatto religioso nella sfera della coscienza, dell’interiorità; la realtà umana, mondana era destinata a essere agita senza “l’ipotesi di Dio”, etsi Deus non daretur, in un mondo diventato “adulto”, come aveva intuito il grande teologo tedesco D. Bonhoeffer – fucilato nel campo di prigionia di Flossenburg nell’aprile del 1945 -. Ciò significava per Bonhoeffer – malamente interpretato – non la scomparsa definitiva di Dio (al contrario del grido di Nietzsche “Dio è morto e noi l’abbiamo ucciso”, [Così parlò Zarathustra - La gaia scienza]), ma il vivere l’impegno di trasformazione del mondo “davanti a Dio”, permanendo nell’intimo di ogni persona umana la ricerca di senso, di infinito, la fede come abbandono fiduciale nel “mistero” che ci circonda, la religione ricondotta alla preghiera e alla liturgia, l’adorazione del divino.

Oggi vediamo che questa ipotesi sembra definitivamente scomparsa con la rivincita del “sacro” e della “religione” intesa come istituzione rilevante all’interno della società; abbiamo per es. assistito alla comparsa in Italia degli atei devoti – contraddizione in termini – che preconizzano una religione identitaria come argine alla pluralità (multiculturalismo) inevitabile in tempi di grandi migrazioni, sintonizzandosi per altro sulla tematica del pericolo del relativismo e delle radici cristiane dell’Europa portata avanti in modo insistente da papa Ratzinger.

Mi pare di scorgere, tuttavia – al di là del frastuono mediatico degli apparati istituzionali – una crisi sempre più accentuata delle pratiche religiose tradizionali all’interno delle chiese cristiane (culto, sacramenti) e – di contro – il diffondersi di esperienze di “ricerca” spirituale che attingono ad altre fonti originarie provenienti, in particolare, dall’Oriente (come Buddismo, Hare Krhisnha, Baha’i).

La presenza massiccia di musulmani in Italia, in seguito all’ingresso di immigrati provenienti dal Maghreb e dall’Africa continentale, apre scenari nuovi sempre più orientati alla presenza visibile di pluralismo religioso.

D’altra parte la storia del Vicino e Medio Oriente prevalentemente musulmano – in cui per altro per molto tempo hanno convissuto pacificamente, comunità ebraiche e cristiane, come in in Egitto, Siria, Iraq, – ha visto espandersi negli ultimi decenni del secolo scorso e nel primo di quello attuale il movimento dei fratelli musulmani, che vedono nel ritorno all’integrità della pratica religiosa, che si traduce anche in scelte politiche – la possibilità di uno sviluppo autonomo, di un riscatto dal colonialismo economico e culturale dell’Occidente, superando in qualche modo il passaggio attraverso la “modernità”, a cui dobbiamo il concetto di “laicità dello stato” (conquista dell’illuminismo).

Ora un accenno alla Costituzione italiana e al Concilio Vaticano II.

La nostra Costituzione, nasce nel secondo dopoguerra, a metà di un secolo terribile che ha visto la realizzazione di regimi e società totalitari all’interno dell’Europa cristiana, due devastanti guerre mondiali.

Diversi articoli della Costituzione si riferiscono alla “religione” sia nella parte dei principi (artt. 3, 7, 8) sia nel cap. 1° (artt. 19 e 20). Viene affermato il principio di dignità individuale e uguaglianza di fronte alla legge contro ogni discriminazione relativa a razza, sesso, religione e condizione sociale…(art. 3); il principio della libertà religiosa (tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge, art. 8, comma 1);

viene affermato “il diritto di professare la propria fede religiosa” in privato e in pubblico, individualmente e comunitariamente, salvo attività illecite stabilite quali per es. “riti contrari al buon costume” (art. 19).

Frutto di un’Assemblea Costituente che ha trovato nel confronto e nel compromesso di diverse posizioni ideologiche una via mediana: si abbandona definitivamente l’idea liberale di laicità - libera chiesa in libero stato – e si privilegia l’inclusione, l’idea del servizio sociale che può svolgere la “religio”, in primis quella cattolica. Viene confermato l’impianto “concordatario” con la Chiesa Cattolica (Patti Lateranensi, 11 febbraio 1929): “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani” (art. 7, comma 1); e la via delle intese dello Stato italiano con le diverse Chiese (non cattoliche) e altre religioni (art. 8, commi 2 e 3).

Cinquant’anni fa, esattamente l’11 ottobre, papa Giovanni XXIII apriva le porte della Chiesa cattolica al rinnovamento, all’ascolto dei segni dei tempi, al mondo e alla sua storia dando inizio al Concilio Vat. II che ha segnato davvero una stagione di speranza:

“Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo…Perciò essa si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e la sua storia” (GAUDIUM ET SPES, 1).

- La Chiesa riconosce – per la prima volta – la libertà religiosa di contro alla dottrina precedente dell’ “impelle intrare”, cioè della necessità, per ottenere la salvezza, di convertirsi alla religione cristiana e in specie alla Chiesa cattolica (con le tragiche conseguenze dell’imposizione del battesimo, della distruzione agli eretici, dell’istituzione dell’inquisizione con la caccia alle streghe, e i roghi…).

La dichiarazione su “La libertà religiosa” afferma che “la persona umana ha il diritto alla libertà religiosa”, diritto che si fonda sulla dignità umana; il primato della coscienza: “In materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza né sia impedito…di agire in conformità ad essa” (DIGNITATIS HUMANAE, 2).

- Nella Dichiarazione su “Le relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane” il Concilio considera la fondamentale unità della famiglia umana: “Una sola comunità infatti costituiscono i vari popoli” la cui origine e il cui fine ultimo è Dio (NOSTRA AETATE, n. 1, b). Prendendo in considerazione le grandi religioni dell’Oriente come l’induismo e il buddismo “La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni”, che “in modi di agire e di vivere”, in “precetti e dottrine” pure differenti “da quanto essa crede e propone”, “tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella Verità che illumina tutti gli uomini”. Perciò propone – sebbene con prudenza e carità – “il dialogo e la collaborazione con i seguaci delle altre religioni” per la crescita dei “valori spirituali, morali e socioculturali” (n.2, a-e).

Nei confronti poi dei credenti delle religioni abramiche, ebrei e musulmani, il Concilio riconosce alcuni punti di contatto salienti.

“La Chiesa guarda con stima i Musulmani che adorano l’unico Dio” ed “esorta a dimenticare il passato – di “dissensi e inimicizie” – e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà” (n. 3).

Il Concilio riconosce il “vincolo spirituale” con il popolo ebraico, il grande “patrimonio spirituale comune a Cristiani e a Ebrei” (Patriarchi, Mosè e i profeti – Antico Testamento e Gesù stesso, gli apostoli, la chiesa nascente) e promuove “la mutua conoscenza e stima” (attraverso gli studi biblici e teologici) e “un fraterno dialogo”. Viene finalmente rimossa l’accusa di “deicidio” che tante sofferenze e persecuzioni ha procurato nella cristianità al popolo ebraico (N. AE. 4).

Infine, la dichiarazione Nostra Aetate afferma solennemente l’infondatezza di “ogni teoria o prassi che introduce tra uomo e uomo, tra popolo e popolo, discriminazioni in ciò che riguarda la dignità umana e i diritti che ne promanano” (5, b); dichiara riprovevole, contraria alla volontà di Cristo (a Christi mente alienam) qualsiasi discriminazione tra gli uomini o persecuzione perpetrata per motivi di etnia (stirpis) e di colore, di condizione (sociale) o di religione” (5, b-c).


Allegato: Omelia Balducci per la XXX Domenica T.O. 28 Ottobre 2012



Lunedì 29 Ottobre,2012 Ore: 16:18
 
 
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