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www.ildialogo.org Bozza di relazione riunione del 26 maggio 2016 del coordinamento nazionale della giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamica in vista della sua quindicesima edizione,A cura di Giovanni Sarubbi

Bozza di relazione riunione del 26 maggio 2016 del coordinamento nazionale della giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamica in vista della sua quindicesima edizione

A cura di Giovanni Sarubbi

Realizzare un bilancio dell’iniziativa
Innanzitutto è tempo di bilanci per poter progettare il futuro. Fare il bilancio di una iniziativa che dura da 15 anni e che ha coinvolto diverse centinaia di associazioni in tutta italia è certamente difficile e sicuramente non può essere fatto da una singola persona. Deve essere un impegno collettivo di tutti quelli che in tale attività si sono cimentati e ad oggi sono diverse migliaia. Né io, che pure seguo costantemente l’iniziativa fin dal suo primo giorno, né altri che insieme a me hanno fatto la stessa cosa possiamo pretendere di poter dare un giudizio sui 15 anni trascorsi ed indicare la strada migliore da percorrere per proseguire la nostra iniziativa. C’è inoltre la necessità di fissare degli obiettivi da raggiungere che non sia il semplice incontrarsi una volta all’anno su un tema diverso ogni anno, costruito di volta in volta sulla base delle contingenze politico-sociale che la storia di questi anni ci ha posto di fronte, a partire, ovviamente, dalla guerra mondiale a pezzi in corso proprio dal 2001.
Come fare questo bilancio che io ritengo indispensabile per poter consolidare questa iniziativa che è ancora oggi attuale e necessaria come e più di quando l’abbiamo lanciata nel 2001?
Propongo due iniziative.
La prima è quella di dare la parola a quanti hanno partecipato alla giornata nel corso di questi anni utilizzando lo strumento della intervista da pubblicare sul sito de “il dialogo” e su tutte le riviste che sostengono questa iniziativa.
La seconda è quella di realizzare un libro contenente i documenti, gli articoli, le interviste che abbiamo prodotto nel corso di questi 15 anni, sul tipo di quello che abbiamo prodotto nel 2002 che pubblicò la EMI dal titolo “La rivincita del dialogo”. Questo libro potrebbe essere realizzato in formato elettronico, e/o stampato, o trovando un editore che ne assuma gli oneri, cosa forse difficile di questi tempi, oppure stamparlo attraverso il cosiddetto crowdfunding oggi molto di moda.
Credo sia necessario che i partecipanti a questa iniziativa chiariscano quali siano le loro idee sul dialogo tra le religioni, qual è lo stato del dialogo nella propria religione, che futuro dare a questa iniziativa nata come contraltare alla sciagurata teoria dello “scontro di civiltà” che è servita a giustificare la guerra dopo la caduta del Muro di Berlino e la fine del “campo socialista”. Crediamo che tutti debbano dire se essi credono o meno nella necessità di tale iniziativa o se la ritengano superata o non più utile. Vogliamo chiedere a tutti di esprimere che idea di Dio ognuno ha e come questa propria idea di Dio possa convivere con l’idea di Dio che altri hanno della propria religione. In sostanza che vita ognuno sogna per se, per i propri cari per la società in cui vive, che è poi quello che concretamente significa dialogare.
In allegato propongo una bozza di intervista. La prima di queste interviste è stata pubblicata proprio ieri sul sito ed è quella a Paolo Naso.
È ora il tempo del dialogo
Io credo sia sempre tempo di dialogo fra le religioni. «Non c'è pace tra le nazioni senza pace tra le religioni. Non c'è pace tra le religioni senza dialogo tra le religioni. Non c'è dialogo tra le religioni senza una ricerca sui fondamenti delle religioni». Lo ha scritto il grande teologo e storico Hans Küng. Questa frase campeggia come introduzione alla sua trilogia su Ebraismo, Cristianesimo ed Islam. Quella del dialogo è una strada certo irta di ostacoli ma è l'unica che uomini e donne di volontà buona possono seguire. Tutte le altre portano alla guerra e all'autodistruzione.
Abbiamo bisogno di teologi che in tutte le religioni sappiano costruire il dialogo riempiendo di contenuti concreti il dialogo fra le religioni.
Finora teologi filosofi politologi, sono spessissimo stati usati per supportare, con le loro idee, la guerra. Ne è un esempio la dottrina dello “scontro di civiltà” che, inventata nel 1993, sta ancora diffondendo le sue nefaste idee ancora oggi. Per la sopravvivenza dell'umanità abbiamo ora bisogno di teologi e filosofi per il dialogo. Insieme cristiani e musulmani possono e debbono mettere su una commissione congiunta che produca uno o più documenti che facciano la sintesi di ciò che in entrambe le religioni si pensa sui temi fondamentali della vita in comune. Nella ispirazione originaria sia del cristianesimo sia dell’islam non c’è la sopraffazione delle religioni diverse dalla propria. Non c’è nel Vangelo non c’è nel Corano. Quando ciò è avvenuto è stato il frutto della sottomissione delle religioni al potere politico.
Abbiamo dunque la necessità, per far fare un salto di qualità alla nostra iniziativa, di costituire una commissione stabile cristiano-islamica che produca idee, che riempia di contenuti concreti l’incontro tra cristiani e musulmani sia sul piano teologico, sia sul piano sociale. Gli scontri avvengono, come dice Hans Küng, perché è scarsissima la conoscenza delle religioni. Prevalgono i luoghi comuni e vengono diffuse bugie ad arte.
Esperienze simili sono già esistite ed è ora di riprenderle. Una di queste è stato il CRIC (gruppo di ricerca islamico-cristiano) fondato nel 1977 che ha prodotto un testo pubblicato da Cittadella editrice dal titolo “Bibbia e Corano – cristiani e musulmani di fronte alla scritture”.
Propongo che questo nostro coordinamento promuova in Italia un gruppo di ricerca cristiano-islamico che affronti, come ad esempio propone Adel Jabbar, la costruzione della retorica identitaria, oppure il contributo delle religioni per la salvaguardia della dignità delle donne e degli uomini nel mondo d'oggi, oppure le interpretazioni religiose che contribuiscono alla costruzione identitaria di tipo comunitarista e separatista che sono strumentalizzate per alimentare la guerra. Alla teologia dello scontro e della guerra occorre che gli uomini e le donne di pace contrappongano la teologia del dialogo e della pace.
Credo sia possibile costruire un progetto di lavoro serio e qualificato coinvolgendo teologi cristiani e musulmani. È un progetto ovviamente da costruire e per il quale trovare una opportuna forma organizzativa che riesca a durare nel tempo e che riesca a coinvolgere sia le istituzioni religiose sia semplici credenti. Si può pensare ad una associazione o ad una fondazione. Occorre impegnarsi su tale aspetto perché le religioni, come scrive Kung, possono svolgere un ruolo fondamentale per la pace. C’è bisogno che le forze del dialogo non agiscano più sulla difensiva ma mettano su una una offensiva del dialogo, anche per superare le molte lacerazioni che esistono sia fra i cristiani aia i musulmani.
L’ecumenismo del male
Tutte le religioni vivono il paradosso di avere comportamenti identici sulle cose negative e di essere profondamente divise sulle cose positive. Unite nel fare il fare divise nel fare il bene.
Il tema della guerra è una di quelle cose dove i comportamenti delle religioni sono state simili nel corso dei secoli. Le varie confessioni cristiane, per lo meno fino alla Pacem in Terris di Giovanni XXIII, sono state a rimorchio dei rispettivi governi quando essi scatenavano la guerra. È successo così ancora nel secolo scorso sia con la prima che con la seconda guerra mondiale. Le varie confessioni cristiane hanno combattuto armi in pugno l’un contro l'altra armate per sostenere i propri principi, imperatori, presidenti della repubblica. Si è uniti sulla guerra, che è certamente il male assoluto, si è divisi sul bene, sulla pace, la misericordia, il rispetto dei diritti umani di tutte e tutti a cominciare da quello delle donne.
Noi abbiamo il dovere di superare questo “ecumenismo del male”. Dobbiamo avere comportamenti identici sui temi del bene nella vita sociale.
Iniziative su tale aspetto ci sono stati proprio nell’ultimo anno quando, ad esempio, medici cristiani e musulmani insieme hanno realizzato l’assistenza comune ai migranti. Iniziativa simbolica importante è stato anche il viaggio congiunto in Grecia di Papa Francesco e dei primati ortodossi sul tema dei migranti.
Cosa frena il dialogo
Dividi et impera, è il più vecchio e collaudato strumento di dominio ampiamente usato dall'impero romano. Ancora oggi è così. Mettere le religioni una contro l'altra e dividere le stesse religioni al loro interno è il mezzo più diffuso per schiavizzare le religioni e renderle succube ai poteri economici e politici che dominano il mondo.
Famosa è la storia del leone e i due tori attribuita ad uno scrittore chiamato Luqman citato nel Corano alla sura XXXI. “Si scaglio un giorno il leone contro due tori i quali si battevano ferocemente a cornate, e non poté vincere la partita. Smise di fare il bravaccio, e promise loro solennemente di non fargli alcun male, a patto che si separassero l’uno dall’altro. Gli obbedirono: e il leone se li divorò entrambi. Questo è il significato: le inimicizie non possono prevalere contro due città se i loro abitanti vanno d’accordo; ma se incominciano a venire alle mani, vanno subito in malora. La storia è raccontata nelle note alla sura XXXI della traduzione italiana del Corano curata da Federico Peirone[1].
Dobbiamo imparare a vedere le differenze che esistono sia fra le varie confessioni cristiane sia nel mondo musulmano come arricchimenti e non come elementi di rottura perché il leone di turno è sempre in agguato.
Questa lezione è particolarmente importante oggi in presenza di una campagna islamofobia sempre più grave a livello mondiale, vedi ad esempio le posizioni del candidato repubblicano Trump o il rinascere in Europa di partiti apertamente nazisti molti dei quali sono al potere nell'Europa dell’est.
La questione religiosa, come afferma la dottrina dello “scontro di civiltà”, come motore della guerra non è nuova. Ricordiamo la questione dell’antisemitismo abbia caratterizzato i primi 45 anni del secolo scorso con un crescendo sempre maggiore fino al tentativo di sterminio di tutti gli ebrei. Fra ciò che sta succedendo oggi nei confronti dei musulmani e ciò che è successo contro gli ebrei nella prima metà del secolo scorso c’è una continuità impressionante, sia per le idee che vengono propagandate, sia per le forze politiche e sociali che ne sono i protagonisti.
È allora importante per cristiani e musulmani non cadere nella “trappola del leone”. La storia insegna che quando si scatena il razzismo, soprattutto quello su base religiosa, tutte le religioni sono a rischio e debbono fare fronte comune contro i leoni di turno.
Il rapporto con lo stato
Ed è con tale visione che bisogna secondo me affrontare la “questione islamica” che è agitata in modo ossessivo anche in Italia.
C’è chi è, se non ottimista, quanto meno fiducioso nella capacità della nostra società ad avere gli anticorpi giusti nel rifiutare gli inviti, sempre più espliciti, alla violenza nei confronti dei migranti e di quelli musulmani in particolare. Ma c’è chi è, al contrario, molto pessimista e preoccupato per i silenzi delle istituzioni statali e per la lentezza nel colpire le organizzazioni razziste neofasciste e neo naziste, ma anche per l’atteggiamento dei mass-media che trattano la questione del razzismo come se si trattasse di opinioni legittime e quindi meritevoli di essere difese e propagandate, in nome del principio della libertà di stampa. Non c’è trasmissione della RAI che non veda la presenza degli esponenti più ferocemente xenofobi e islamofobi. Per fortuna arrivano ogni tanto alcune prese di posizione dell’ordine dei giornalisti che sanziona i “giornalisti” che ogni giorno diffondono i loro veleni. Ma queste notizie vengono di solito coperte.
Questa campagna di stampa contro l’islam è quella che ha finora impedito la realizzazione dell’intesa con lo Stato ma anche il semplice riconoscimento giuridico previsto dalla haimè ancora vigente legge fascista dei culti ammessi.
Abbiamo così il dovere di assecondare e favorire iniziative come quelle che hanno portato le comunità islamiche locali a stabilire protocolli di intesa con le comunità locali, sul tipo di quella realizzata a Torino. L’esperienza di Torino mi sembra essere quella più positiva perché è nata da un lungo e proficuo lavoro di confronto fra le comunità islamiche torinesi e l’amministrazione comunale, con un protocollo che non ha prestato il fianco alle posizioni islamofobiche leghiste e fasciste.
Cristiani e musulmani insieme hanno interesse a che lo spazio pubblico sia gestito secono i principi garantiti dalla nostra Costituzione, rifiutando leggi come quella Lombarda o quella Veneta che alla fine colpiscono tutte le religioni. La libertà religiosa è un diritto umano fondamentale che nessuno può mettere in discussione. Chi pensa di non essere coinvolto da leggi che limitano la libertà religiosa di una sola religione, diversa dalla propria, si sbaglia di grosso.
L’esistenza di ben due commissioni sull’islam nominate dal Ministro Dell’interno deve trovare tutta la nostra attenzione. Anche qui la lezione del Leone credo sia fondamentale. C’è bisogno che queste commissioni producano pronunciamenti e sviluppino iniziative che riescano a var vivere nella società il principio della libertà religiosa per tutti.
IL TEMA PER LA XV GIORNATA DEL 27 OTTOBRE 2016
Per il tema della XV giornata del 27 ottobre 2016 ho ricevuto diverse proposte che vi riporto di seguito.
Enrico Peyreti di Torino propone il seguente tema:
"Le religioni sono vere quando costruiscono pace".
 
Adel Jabbar propone
Quale contributo delle religioni per la salvaguardia della dignità delle donne e degli uomini nel mondo d'oggi
Altre proposte sono:
Insieme per la pace”
Il dialogo è l'antidoto alla paura”
È sempre tempo di dialogo”
Di seguito la bozza di intervista. Invito tutti/e a sentirsi impegnati/e a partecipare a questa iniziativa e a contattare la redazione del sito per la realizzazione dell’intervista.
Monteforte Irpino, 25/05/2016
Giovanni Sarubbi

Bozza di intervista
D. Innanzitutto che bilancio fai di questi 15 anni della giornata. Quali i punti positivi, quali quelli da superare. E' ancora necessaria una giornata del dialogo cristiano-islamico? Ed il dialogo interreligioso con tutte le altre religioni?
D. La giornata del dialogo cristiano-islamico è nata come contrapposizione alla guerra. Questa giornata ed i rapporti tra cristiani e musulmani sono stati anzi pesantemente condizionati dalla guerra, “la terza guerra mondiale a pezzi”, come l'ha chiamata Papa Francesco, iniziata l'11 settembre 2001. Non c'è stato atto terroristico che non sia stato usato contro l'islam in generale ed il semplice fedele musulmano emigrato in Europa o nel cosiddetto “mondo occidentale”. Per dialogare occorre fermare la guerra. Questo sembra essere un punto irrinunciabile. Cosa possono fare le comunità musulmane e cristiane italiane, insieme alle altre religioni, per rendere concreto l'obiettivo della pace?
D. Le guerre si fanno per motivi economici ma tutti i giorni la guerra attuale ci viene venduta come scontro di civiltà, come la definì il politologo Statunitense, consigliere del Pentagono, Samuel Huntington, con la parola civiltà intesa esclusivamente come religione e non come “l'insieme delle forme economiche, sociali, politiche, culturali specifiche di un popolo in una data epoca”. Le religioni sono sostanzialmente cadute in questa trappola. Quali sono secondo te i motivi della mancata critica a fondo di tale dottrina da parte delle religioni? Si ripete oggi la cecità delle chiese cristiane durante la prima e la seconda guerra mondiale?
D. Che idea hai tu della situazione attuale sul piano italiano ed internazionale. Terminerà questa guerra o essa durerà all'infinito come voleva George Bush all'indomani dell'11 settembre?
D. Qual è lo stato oggi delle comunità cristiane e musulmane italiane, quali sono dal tuo punto di vista le principali contraddizioni che esse vivono, quali sono i rapporti fra le varie anime dell'islam italiano e del cristianesimo italiano e quali sono i rapporti con le istituzioni e le varie forze politico-sociali del nostro paese? Su che cosa, per quanto riguarda i musulmani, sarà possibile una ricomposizione unitaria della umma italiana?
D. Il problema del razzismo anti-islamico è oramai una emergenza nazionale perché va avanti da una ventina d'anni. Cosa fare? Quale ruolo possono svolgere le comunità religiose nel loro insieme? Che iniziative realizzare? Perchè è così difficile percepire che contro i musulmani oggi si stanno facendo le stesse cose che furono fatte contro gli ebrei fra la prima e la seconda guerra mondiale?
D. Durante questi oramai 15 anni di dialogo, abbiamo quasi sempre parlato di questioni contingenti legati al razzismo, all'immigrazione, alla guerra, mettendo in secondo piano un dialogo più squisitamente teologico. Secondo te è necessario un tale tipo di dialogo? Le comunità musulmane e quelle cristiane sono preparate al dialogo? Ci sono teologi musulmani e cristiani che sappiano veramente dialogare e aiutare le comunità ad incontrarsi e a scambiarsi le rispettive ricchezze teologiche? O la teologia può essere solo finalizzata a definire una propria visione proprietaria di Dio da usare per la guerra contro tutte le altre visioni di Dio delle religioni diverse dalla propria?
D. Su che cosa si può dialogare? Cosa fare per favorire l'incontro dal basso di cristiani e musulmani che aiuti a riscoprirci tutti figli della stessa umanità? Quale ruolo possono avere le istituzioni democratiche del nostro Stato che, a livello di Costituzione, riconosce la libertà religiosa?
D. Infine cosa è mancato nella nostra azione in questi 15 anni? Come trasformare un evento annuale in qualcosa che diventi una pratica quotidiana? Quanto efficace e pertinente è stata la nostra comunicazione? Come costruire una visione condivisa di ciò che accade nel nostro mondo e a formulare proposte positive per le comunità cristiane e musulmane?
P.S. Sentiti libero di rispondere alle domande come meglio credi nel senso che puoi ritagliarti le domande come meglio ritieni opportuno.
 

NOTE
[1]Il Corano, a cura di Federico Peirone, Oscar Mondadori, pag. 577



Mercoledì 01 Giugno,2016 Ore: 23:58
 
 
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Dialogo cristiano-islamico

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