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www.ildialogo.org COMUNIONE FRATERNA E AMICA CON I MUSSULMANI, NELLA DIFFERENZA DELLA FEDE, NON CONVERSIONE.,DI FRANCESCO PIERLI, DA COMBONI FEM.IT

COMUNIONE FRATERNA E AMICA CON I MUSSULMANI, NELLA DIFFERENZA DELLA FEDE, NON CONVERSIONE.

DI FRANCESCO PIERLI, DA COMBONI FEM.IT

L'uccisione di 148 studenti universitari a GARISSA, in KENYA è solo l'ultima di una serie di violenze con cui il terrorismo di matrice islamica ha colpito il Paese negli ultimi vent'anni. Quanto è esposto il continente africano al diffondersi di questo flagello? Come lo si può contrastare? Partendo dalla propria lunga esperienza a contatto con i giovani univesitari, l'autore abbozza una analisi e suggerisce una risposta. FRANCESCO PIERLI, già superiore generale della congregazione religiosa e missionaria, da anni insegna presso l'università cattolica di NAIROBI.

Garissa, cittadina situata nel nord est del KENYA, a quasi 400 chilometri da NAIROBI, e a 100 dalla Somalia. Una località sconosciuta, sino ad ora. Dal 2 aprile del 2015 questo toponimo ha una risonanza mondiale. Quel giorno, un gruppo di quattro terroristi musulmani ha ucciso 148 studenti e tre funzionari amministrativi nell'edificio in cui ha sede l'università. Le vittime erano tutte di religione cristiana. In Kenya, per giorni e giorni, sui giornali sono comparse le foto di quei ragazzi e di quelle ragazze di 19 e 20 anni.
Putroppo Garissa non è nuova alle esplosioni di violenza: deve questa drammatica serialità alla vicinanza con la frontiera della Somalia. Un paese che dal 1991, con la caduta di SIAD BARRE, sino a due anni fa, è stato privo di un governo centrale, divenendo paradiso logistico e organizzativo dei gruppi terroristi internazionali di ispirazione islamica.
La SOMALIA è musulmana al 99% e il suo territorio desertico è di difficile controllo. Inoltre, per dieci anni, è stata l'epicentro della pirateria nel Golfo Persico, un'altra forma di terrorismo. A GARISSA, un anno fa 21 minatori kikuyu originari di Nyeri furono massaarati, ma non fu quello religioso il movente di tale delitto.
Il Kenya, purtroppo, non è nuovo a episodi terroristici di questo tipo. Due anni fa, a Nairobi, nel grande centro commerciale Westgate, 57 persone furono falcidiate da un gruppo islamico; un anno fa, a Mpeketoni, una cittadina sul meridiano di Garissa, ci fu un altro massacro di 50 persone.
Il terrorismo in Kenya esplose per la prima volta il 7 agosto 1998, con la deflagrazione di una bomba nei pressi dell'ambasciata americana; furono 252 le vittime e tutte kenyote.
I VARI VOLTI DEL FONDAMENTALISMO.
Perchè la violenza terroristica è così ricorrente in KENYA? E in che misura l'intera AFRICA, sta correndo il rischio di diventare preda del fanatismo di matrice musulmana? Mentre è inevitabile porsi queste domande, occorre fare chiarezza sull'origine di tali fenomeni.
Il TERRORISMO RELIGIOSO non è nato in Africa, questo continente non ha generato alcuna violenza motivata dalla religione. Si tratta di un fenomeno specificatamente ASIATICO, che ha i suoi epicentri nel Nord dell'IRAN, IN SIRIA, IN AFGHANISTAN e in PAKISTAN.
Arriva in AFRICA dall'ASIA attraverso la SOMALIA. Trae origine da una forma di fondamentalismo religioso che non soltanto afferma la propria fede, ma considera l'appartenenza a un'altra religione come un crimine da punire con la morte. Il mondo islamico esprime la propria fede facendo riferimento a due correnti religiose: quella SUNNITA, la più seguita, e quella SCIITA.
A esse fanno capo due gruppi distinti di aderenti in VIOLENTO ANTAGONISMO tra di loro. Una conflittualità che viene manipolata poi, da due grandi NAZIONI ANTAGONISTE: L'IRAN (SCIITA) E L'ARABIA SAUDITA (SUNNITA).
Bisogna considerare che il mondo mussulmano non ha avuto mai un movimento ecumenico, come è accaduto per l'area cristiana, quindi le ostilità nel suo seno perdurano e prosperano. Ma quello religioso non è l'unico fondamentalismo con cui il nostro tempo si trova a fare i conti. Sopravvive, ed è sempre più alimentato da alcuni gruppi politici anche in EUROPA, quello CULTURALE, che tende a diventare violento pur non propagando l'uccisione degli avversari. Esso fomenta l'esclusione sociale e, per esempio, la chiusura dei confini nazionali agli immigrati.
Poi c'è un FONDAMENTALISMO ETNICO, che causa instabilità, tensioni e violenze in varie nazioni africane. Si tratta di una forma di fanatismo che in Africa è di matrice recente, legata al sistema dei partiti: ogni formazione politica finisce con l'identificarsi con una ETNIA e favorendo la propria, esclude tutte le altre.
Sia il FONDAMENTALISMO RELIGIOSO, che quello ETNICO, sono più pericolosi e aggressivi perchè possono contare su una tecnologia militare e mediatica impensabile fino a vent'anni fa. In molte situazioni essi vorrebbero ritornare al passato, quando ogni RELIGIONE, ogni CULTURA, ogni ETNIA, aveva il suo territorio e la sua zona di influenza. In pochi decenni, si è verificata una trasformazione della “geografia umana” senza che la società civile, lo Stato, le chiese e le religioni ne abbiano preso consapevolezza per riuscire a governarne le conseguenze.
SFIDA ALLE RELIGIONI:
Le religioni sono fortemente sfidate dal FONDAMENTALISMO, perchè tutte, in un momento o nell'altro, della propria storia, ne sono state contaminate. Nei libri sacri di tutte le religioni, figurano frasi, espressioni racconti di matrice fondamentalista che possono facilmente essere mani'olati per giustificare o anche motivare la VIOLENZA.
Tutte le RELIGIONI dovrebbero quindi avere l'umiltà di rleggere la propria storia per promuovere la RICONCILIAZIONE e prevenire possibili ritorni a simili orrori. Da ciò l'importanza dell'iniziativa di PAPA FRANCESCO, nel convocare in VATICANO, per un incontro e una comune preghiera, il presidente palestinese ABU MAZEN e quello israeliano SHIMON PERES, l'8 giugno 2014.
IDENTITÀ CULTURALE.
Il KENYA è una nazione con 42 CULTURE, lingue, tradizioni religiose, cibi diversi. Il FONDAMENTALISMO CULTURALE, è l'assolutizzazione di una cultura, di un gruppo umano, a svantaggio degli altri, disprezzati e marginalizzati. Il fondamentalismo culturale propugna una identità ESCLUSIVA E ARROGANTE e non una identità INCLUSIVA E ACCOGLIENTE.
Il grande vescovo sudafricano DEMOND TUTU, nella sua lotta trentennale contro l'APARTHEID, ha proclamato e inculcato la sua visione del Sudafrica come “nazione arcobaleno”. Solo così si supera il fondamentalismo etnico che minaccia ancora il Kenya.
Purtroppo anche noi, Chiesa cattolica, che tanto parliamo della INCULTURAZIONE, valore fondato sul rispetto creativo e dinamico delle culture, non riusciamo fino ad ora a liberare il continente dal cancro del fondamentalismo etnico.
E L'UNIVERSITÀ CATTOLICA?
E all'università cattolica di Nairobi, dove io lavoro da vent'anni, cosa facciamo per prevenire questi fenomeni? Nelle scuole cattoliche il pluralismo etnico e interreligioso è un cardine educativo di lunga data, esposto a sfide continue che siamo costantemente impegnati ad affrontare. Possiamo contare con fiducia su una tradizione di educazione sperimentale pluralista, avendo nelle nostre scuole una significativa varietà di religioni. Varietà che non si riduce a semplicistica vicendevole tolleranza, ma è reciproco riconoscimento, in cui tutti sono chiamati a professare la propria religione.
Convinti che l'IGNORANZA è fonte primaria di ogni FONDAMENTALISMO, cerchiamo di contrastarla incoraggiando la presenza della diversità, quindi dei musulmani, nei nostri istituti. Di fronte a un fatto come quello accaduto a GARISSA, una classe di soli studenti cristiani esploderebbe in un vittimismo continuo e in un crescendo di aggressività e di rancore verso i musulmani.
Quando invece in una classe ci sono 15 musulmani, si inizia a pensare insieme: perchè è avvenuto questo fatto? Che cosa afferma veramente il CORANO? Uno scambio culturale che incoraggiato soprattutto tra i giovani, anche perchè non sono numerosi i musulmani che frequentano l'ateneo, nel timore che, trattandosi di università cattolica, ci sia l'intento sotterraneo di convertirli.
Mentre il nostro obiettivo non è LA CONVERSIONE o il battezzare i musulamni, ma la COMUNIONE, L'AMICIZIA E LA FRATERNITÀ nella differenza della fede.
LE RISPOSTE.
Le esplosioni di violenza che hanno macchiato la storia del KENYA durante gli ultimi vent'anni ci addolorano immensamente e ci sfidano ad accentuare il nostro impego per la prevenzione dei conflitti attraverso la rimozione dei pregiudizi, dell'ignoranza e delle ambizioni sfrenate su cui affondano le radici di ogni fondamentalismo.
Dobbiamo stare molto atttenti a non fare di ogni erba un fascio: anche in Kenya tutti gli atti terroristici non sono stati di natura rleigiosa: altri fattori com e l'etnia, il possesso della terra, elementi identitari molto forti, possono gettare benzina sul fuoco della violenza. (5)
É essenziale per lo STATO e per la CHIESA comprendere i movimenti delle varie forme di aggresività, in modo da individuare risposte adeguate senza ricorrere a nessun tipo di violenza, né militare, né verbale.
(FRANCESCO PIERLI - a cura di Carlo Castellini).



Sabato 19 Settembre,2015 Ore: 11:13
 
 
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Dialogo cristiano-islamico

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