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www.ildialogo.org Una scelta di pace che condividiamo,di Giovanni Sarubbi

Dialogo cristiano-islamico
Una scelta di pace che condividiamo

di Giovanni Sarubbi

Si converte all'Islam, poi muore. Per lui doppio funerale in moschea e in chiesa


La notizia che di seguito riportiamo crediamo sia la prima del suo genere. Che a noi risulti mai era capitato prima che la morte di una persona da poco convertitosi ad un altra religione sia stata salutata con una doppia celebrazione sia da parte della vecchia religione di appartenenza che dalla nuova.
C'è anzi un esclusivismo rigidissimo su tali argomenti. Ogni religione o singola confessione religiosa all'interno della stessa famiglia, come è per le varie confessioni cristiane, è gelosissima dei propri morti e dei propri luoghi di culto. E se questo è comprensibile non è certo il caso di scatenare una guerra di religione su queste cose. Lo spirito di pace dovrebbe sempre animare le scelte che man mano si prospettano alle comunità nel corso della loro vita.
Ricordo anni fa il caso di una fedele anglicana morta in casa di un prete cattolico della diocesi di Avellino il quale si preoccupò, giustamente, di convocare il prete anglicano più vicino per fargli celebrare il funerale che si tenne poi in una chiesa cattolica con rito anglicano. Quel prete ricevette numerose critiche dai suoi confratelli per la sua scelta nonostante avesse avuto il via libera del vescovo, il compianto mons. Antonio Forte. I preti che criticarono quello che all'epoca fu battezzato come "funerale ecumenico", ritenevano che non si poteva consentire l'uso di una chiesa cattolica ad un pastore protestante per la celebrazione di un rito protestante. La pietà per la persona morta e le sue ultime volontà per costoro non avevano alcun valore. Per costoro "il sabato veniva prima dell'uomo" e non viceversa come ha insegnato Gesù.
Che due comunità, una musulmana e una cattolica, abbiano ricordato il fratello che aveva vissuto la sua vita prima con una comunità e poi con l'altra con due celebrazioni, credo sia qualcosa che vada salutato con gioia. E' questo lo spirito di pace giusto che bisogna avere e praticare e siamo particolarmente grati sia alla comunità islamica di Marghera sia a quella cattolica di Santa Maria Elisabetta a Cavallino per la loro scelta.
Anche in questo caso non sono mancate le critiche, ma queste veramente non hanno alcun valore.(Giovanni Sarubbi)

Si converte all'Islam, poi muore
doppio funerale in moschea e in chiesa

L'uomo, un veneziano di 55 anni, è spirato nei giorni scorsi dopo aver abbracciato la fede musulmana. Prima l'estremo saluto dei suoi confratelli nella moschea di Marghera, poi quello dei familiari nella chiesa di Santa Maria Elisabetta a Cavallino

di Marta Artico

Claudio Mavaracchio

Claudio Mavaracchio

CAVALLINO. La Comunità islamica di Venezia piange Claudio Mavaracchio. La storia del cinquantancinquenne di Cavallino mancato venerdì scorso, a pochi giorni dalla fine del Ramadan, è unica. Martedì, giorno dell'Eid Al-Fitr, l'imam del Centro Hamad Mahamed e il presidente Bach Abdallah, lo hanno preparato come si conviene secondo il rito islamico, ieri la sua bara è entrata nella moschea di Marghera, dove i suoi «fratelli» di culto hanno pregato Allah assieme al capo spirituale e religioso, per poi proseguire verso Cavallino, nella chiesa di Santa Maria Elisabetta, dove si è svolto il funerale al quale hanno partecipato i suoi famigliari. Mavaracchio è il primo veneziano della comunità il cui feretro è stato condotto all'interno alla moschea della Misericordia, luogo sacro per i musulmani. Un gesto che per la Comunità Islamica di provincia e Venezia, che ha pagato la funzione, significa moltissimo e rappresenta un caso raroa. Mavaracchio era venuto in contatto con i musulmani da qualche tempo, stimato e apprezzato per la sua bontà d'animo, un mese e mezzo fa, dopo aver compiuto un percorso di avvicinamento, era ufficialmente entrato nell'Islam. Era però malato e questo non era un segreto. Aveva compiuto la cosiddetta «Shahada» professando la sua fede nel Dio unico e riconoscendo il profeta Mohammad. «Con la testimonianza - precisa Bach Abdallah - era diventato musulmano a tutti gli effetti». Due giorni prima di morire, si era unito civilmente dopo aver sbrigato le pratiche legali, a una donna musulmana, vedova e mamma. Un gesto d'amore e di carità apprezzato e altrettanto rispettato dai suoi confratelli. Mentre stava digiunando, due settimane fa aveva partecipato alla cena della rottura del digiuno aperta a tutta la cittadinanza, è sopravvenuta la morte, che lo ha colto negli ultimi giorni del nono mese, quelli più sacri per i musulmani. In tanti domenica su Facebook lo hanno ricordato attraverso la pagine del Movimento per la tutela dei diritti dei musulmani in Italia. «Era una persona altruista, cortese e gentile - racconta la presidente del Movimento Silvia Layla Olivetti - che negli ultimi giorni di vita voleva solo fare del bene». Ieri mattina alle 9.30 la preghiera nella moschea rivolta al Dio della Misericordia, a Cavallino nella chiesa di Santa Maria Elisabetta, il parroco don Antonio Senno ha invece officiato il rito del funerale incentrato sulla Liturgia della Parola: la comunità avrebbe voluto che fosse seppellito nel cimitero islamico a Marghera, ma la famiglia ha preferito che riposasse con la madre a Cavallino. Eppure la sua bara, ricoperta di fiori bianchi, è entrata prima in quella che è una moschea e poi in una chiesa.

Notizia pubblicata sul sito: http://nuovavenezia.gelocal.it/



Luned́ 05 Settembre,2011 Ore: 15:29
 
 
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Dialogo cristiano-islamico

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