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www.ildialogo.org Le due riflessioni dell'incontro cristiani-musulmani svolte da Mohammed e da don Pavěn,a cura di Vittorio Rapetti

Acqui - Incontro di riflessione e dialogo cristiani – musulmani - 10.12.2010
Le due riflessioni dell'incontro cristiani-musulmani svolte da Mohammed e da don Pavěn

a cura di Vittorio Rapetti

incontro di riflessione e dialogo cristiani – musulmani - 10.12.2010
La vergine Maria nell’Islam
Nel nome di Allah, il Sommamente Misericordioso, colui che dona Misericordia
Sono grato ad Allah, Lo ringrazio , a Lui chiedo aiuto, a Lui chiedo di guidarmi sulla retta via e a Lui chiedo perdono; e pace e benedizioni su Muhammad, Gesù e Maria Madre di Gesù e tutti i profeti pace e benedizioni su loro.
Nell’ argomento che andremo a trattare stasera, nel quale guarderemo di trovare il sentiero che ha percorso La prescelta di Allah pace e benedizioni su di Lei, l’unica donna che il Corano cita col suo nome e a cui dedica una Sura intera Maria (Maryam), madre di Gesu su entrambi pace e benedizione e che viene nominata in diverse altre Sure del corano.
Il posto privilegiato di Mariam è dichiarato nella sura di Imran:
In verità o Maria Allah ti ha prescelta; ti ha purificata e prescelta tra tutte le donne del mondo” (III, 42) , Questa predestinazione di Mariam, la sua purezza e la sua posizione spirituale altamente privilegiata sono riportate anche negli hadith del profeta Muhammad (*) in uno è detto : « Non c’è neonato che Satana non tocchi al momento della sua nascita e si mette allora a piangere, ad eccezione di Mariam e di suo figlio ».
L’essere prescelta e purificata è una realtà che contrassegna la vocazione profetica e ci richiama subito la somiglianza con l’esperienza del profeta Muhammad, pace e benedizione su di lui: “ Non ti abbiamo forse aperto il petto [alla fede]?* (XCIV,1)
Ci sembra dunque che Maryam, possa essere inquadrata nella schiera dei profeti di Dio, anche se non viene ciò formulato unanimemente nella tradizione esegetica (ci sono però alcuni autori che lo confermano1). Tale posizione si evince anche dalla sura che porta il suo nome (XIX), in cui il racconto della sua storia è fatta precedere e seguire dal racconto di altre storie di profeti, pace su di loro, quali Zaccaria, Giovanni, Abramo, Mosè, Aronne, Idris, e naturalmente Gesù. Diverse le loro vite, ma in comune l’essere soggetto di un dono particolare di Dio, della Sua grazia, ed essere abitati dal timore di Lui. Così conclude il Corano la narrazione delle loro storie, tra le quali è inserita la vicenda di Maryam:
Essi sono coloro che Allah ha colmato [della Sua grazia] tra i profeti discendenti di Adamo, tra coloro che portammo con Noè, tra i discendenti di Abramo e di Israele e tra coloro che abbiamo guidato e scelto. Quando venivano recitati loro i segni del Compassionevole, cadevano in prosternazione, piangendo.” (XIX,58)
Dunque, “nell’orizzonte « maschile » ella si iscrive come una donna che gode di una perfezione eterna, ciò che le conferisce, sempre secondo la visione coranica, un rango molto speciale, cioè quello della « dignità profetica »2.
Tra le caratteristiche comuni dei profeti in questo essere scelti e guidati, si distinguono tuttavia le peculiarità di ognuno, ciascuno ha un dono particolare che aggiunge luce alla rivelazione, nel raccontare di Maryam, nelle peculiarità dell’essere donna, una “prossimità nuova con il mistero di Dio. “Una donna altamente privilegiata dal Creatore chiamata a « riattualizzare la professione monoteistica, di cui Abramo costituisce la figura universalmente riconosciuta, ma lei lo fa in quanto donna, ciò che aggiunge, secondo il Corano, una prossimità nuova con il mistero di Dio ».3 Così è menzionata nel Corano come segno (ayat):
« E facemmo un segno del figlio di Maria e di sua madre… » (XXIII,50) e in un altro versetto : «  E [ricorda] colei che ha mantenuto la sua castità! Insufflammo in essa del Nostro Spirito e facemmo di lei e di suo figlio un segno per i mondi… » (XXI, 91)
Il segno che Maryam costituisce insieme col figlio è molto importante e tra i numerosi significati che possiamo evincere dal racconto coranico della sua storia ce ne sono due che vorrei sottolineare: Maryam sconvolge prima di tutto la concezione della donna come inadatta al mondo del sacro, essere debole che ha bisogno della custodia maschile: non ci sono uomini che dominano nella sua storia, quelli nominati, come il profeta Zaccaria che la assiste al Tempio, appaiono in una posizione di servizio nei suoi confronti, costretti a riconoscere il privilegio di Dio su di lei, e il figlio, Gesù, a cui è affidata la sua difesa è un lattante, molto lontano dalla figura della preponderanza virile sul femminile… In lei si legge la capacità femminile di aderire in perfetta obbedienza al richiamo divino, indipendentemente, dalle figure maschili “protettrici”. La storia di Maryam è storia della completezza e della forza della femminilità, Dio nella sua storia fa a meno degli uomini, dopo secoli di protervia maschile in cui si è giunti a discutere pure sulla qualità umana delle donne, di sopraffazione nei loro confronti… di loro esclusione dall’ambito del sacro.
La storia della natività di Maryam, come viene raccontata dal Corano, inizia con l’invocazione di colei che la genererà e che è citata col nome di Imrâtu Imran, la sposa d’ Imran. Così il Corano descrive questo episodio : « Quando la moglie di ‘Imrân disse: “Mio Signore, ho consacrato a Te e solo a Te quello che è nel mio ventre. Accettalo da parte mia. In verità Tu sei Colui che tutto ascolta e conosce! »(III,35)
… Voleva che suo figlio fosse « muharraran », cioè « liberato » e « affrancato » dalla schiavitù del basso mondo.
« Poi, dopo aver partorito, disse: ” Mio Signore, ecco che ho partorito una femmina”: ma Allah sapeva meglio di lei quello che aveva partorito, “Il maschio non è certo simile alla femmina (layssa adhakari kal untha) ! L’ho chiamata Maria e pongo lei e la sua discendenza sotto la Tua protezione contro Satana il lapidato. » (III,36)
Già dalla nascita dunque viene atterrata la concezione della consacrazione maschile al servizio del Tempio, Maryam, donna, è accolta da Dio…
« L’accolse il suo Signore di accoglienza bella, e la fece crescere della migliore crescita… » (III,37)
e si manifesta passo dopo passo il rapporto immediato di Dio con lei: è l’Altissimo che la nutre e la cura, non gli uomini. Dopo quindi l’esclusività dell’ambito del sacro per l’uomo, qui viene ad essere confutato pure il mantenimento economico, Dio stesso la nutre. Fu affidata a Zaccaria e ogni volta che egli entrava nel santuario trovava cibo – rizq – presso di lei. Disse: ” O Maria, da dove proviene questo?”. Disse: ” Da parte di Allah”. In verità Allah dà a chi vuole senza contare.» (III,37)
La maggioranza degli esegeti classici tradurranno, quasi senza eccezione, il termine « rizq » – che letteralmente significa ricchezza o fortuna – con « cibo » o « alimenti »… nella raccolta di Ibn Kathir troviamo un’unica lettura differente dal resto e che consiste nell’interpretare questo enigmatico « rizq » come una fonte di sapere e conoscenza o « Ilm », trascritta su pergamene o manoscritti : « suhufan fiha ilman ». Questa interpretazione si riallaccia ad una spiegazione mistica, la quale suggerisce che questi « viveri » designano un « nutrimento spirituale » : rizq ruhani, dono dell’ospitalità divina nei confronti di Mariam.”4
Dalla vicinanza discreta di Zaccaria il quale non può fare altro che notare l’abbondanza di doni di cui è soggetta Maryam, ella è chiamata ad andare ancora più lontano: ad una solitudine totale. Dopo aver narrato la storia di Zaccaria e Giovanni, introducendo con molti paralleli quella di Maria e Gesù la sura XIX parla dunque della vicenda di Maria, con un versetto il 16 che è quello che le dà il titolo e così recita:
Ricorda Maria nel Libro, quando si allontanò dalla sua famiglia, in un luogo ad oriente. Tese una cortina tra sé e gli altri. Le inviammo il Nostro Spirito* che assunse le sembianze di un uomo perfetto.”(16-17)
Gli esegeti classici non si soffermano molto sull’interpretazione di questo versetto in cui si parla di un ritiro ancora più marcato di Mariam, in un luogo orientale, isolata dai suoi dietro un velo… Ma possiamo chiederci il senso profondo di questo ritiro « orientale » di Mariam e di questo misterioso « velo » steso tra lei e i suoi…
I commentatori mistici sono più eloquenti a proposito e cercano di oltrepassare « i veli » di questa solitudine di Mariam per svelarvi un’attitudine simbolica greve di senso… alcuni sapienti sufi vedono l’isolamento orientale di Mariam come simbolo del suo distacco dal mondo naturale, dall’anima carnale e dalle sue facoltà… Ella, secondo le loro interpretazioni, raggiunge l’Oriente del mondo sacrale, il luogo dello Spirito Santo, che costituisce la condizione per l’accoglienza del verbo divino. Il « velo » in questione, sarebbe il recinto sacro, il luogo del cuore preservato, inaccessibile a ciò che appartiene al mondo dell’anima carnale o nafs. Lo Spirito Santo vi può accedere se questo luogo è veramente « spogliato », come lo è il cuore di Mariam, interamente dedicata al Suo Creatore.”5
Compare in questo versetto la parola hijab, usata comunemente per il velo delle donne musulmane e in esso riceve il senso di qualcosa che stacca dal mondo, per favorire la dimensione interiore e l’accoglienza della parola divina. Poiché è detto nella sura più avanti: “ e nel Giorno della Resurrezione ognuno si presenterà da solo, davanti a Lui.” (95) I versetti dunque nell’esperienza dei profeti, qui raccontata ci mettono di fronte ad una verità essenziale dell’essere umano: ognuno davanti a Dio è solo. In effetti, questa dimensione che è molto sottolineata proprio nelle vicende di Maryam è comune anche agli altri profeti, così Abramo pace su di lui, si allontana per sfuggire l’idolatria del suo popolo e poi riceve una discendenza numerosa “Mi allontano da voi e da ciò che adorate all’infuori di Allah. Mi rivolgo al Signore, ché certamente non sarò infelice nella mia invocazione al mio Signore”. Quando poi si fu allontanato da loro e da quello che adoravano all’infuori di Allah, gli donammo Isacco e Giacobbe ed entrambi li facemmo profeti. “(48-49)
e così Mosè, si avvicina da solo verso il monte in cui riceverà la conoscenza di Dio, ma poi Dio stesso gli darà una degna compagnia “Lo chiamammo dalla parte destra del Monte e lo facemmo avvicinare in confidenza. E come misericordia da parte Nostra, gli demmo suo fratello Aronne, come profeta.” (52-53)
E così gli altri, Ismaele che conosce l’abbandono in una terra deserta con la madre, fino a rischiarare la morte e poi capostipite di una grandissima famiglia:Ricorda Ismaele, nel Libro. In verità, era sincero nella sua promessa, era un messaggero, un profeta. Imponeva alla sua famiglia l’orazione e la decima ed era gradito al suo Signore. “ (54)
In questa solitudine, che sembra il passaggio obbligato di ogni storia profetica, di ogni esperienza umana, ogni donna e ogni uomo incontra l’Altissimo e poi riceve una compagnia vera:
« … Le inviammo il Nostro Spirito* che assunse le sembianze di un uomo perfetto. Disse [Maria]: “Mi rifugio contro di te presso il Compassionevole, se sei [di Lui] timorato!”. Rispose: “Non sono altro che un messaggero del tuo Signore, per darti un figlio puro”. Disse: “Come potrei avere un figlio, ché mai un uomo mi ha toccata e non sono certo una libertina?”. Rispose: “È così. Il tuo Signore ha detto: “Ciò è facile per Me… Faremo di lui un segno per le genti e una misericordia da parte Nostra. È cosa stabilita. » (XIX,17-21)
L’apice dell’apertura verso Dio e di questa indipendenza di Maryam dagli esseri umani, qui arriva all’estremo, ella partorirà un figlio senza concorso di uomo. E non possiamo non pensare a tutte quelle concezioni che hanno visto in popoli diversi la donna solo come portatrice, culla, del seme maschile, giungendo a negare una sua specifica e paritaria contribuzione al nuovo essere umano… Nell’annunciazione di Maryam un uomo viene concepito, per azione di Dio, dal solo grembo di una donna, uomo che sarà profeta, vita e profezia dipendono solo da Lui.
E la risposta dell’Altissimo nella storia di Mariam, come in quella di Zaccaria e come davanti ai dubbi sulla resurrezione dei morti, che compaiono più in là nella sura, cioè davanti in fondo a quelle cose che la mente umana non riesce a cogliere, rimanda alla fede in Dio Creatore:
Rispose: “È così! Il tuo Signore ha detto: “Ciò è facile per me: già una volta ti ho creato quando non esistevi””. (8)
Rispose: “È così. Il tuo Signore ha detto: “Ciò è facile per Me… Faremo di lui un segno per le genti e una misericordia da parte Nostra. È cosa stabilita””.” (21)
Dice l’uomo: “Quando sarò morto, chi mi riporterà alla vita?”. Non si ricorda l’uomo che fummo Noi a crearlo quando ancora non era nulla?” (66-67)
Maryam, incinta, prosegue nel suo allontanarsi sempre di più dal mondo circostante, che non avrebbe potuto capire la sua situazione. E il Corano dipinge con parole efficaci la situazione di ogni donna colta dai dolori del parto, sopraffatta dal dolore, e qui ancora attraverso l’esperienza di donna, il Corano ci mostra come l’obbedienza a Dio non sia in un atteggiamento stoico, immune da ogni dolore umano: Maryam si lamenta perché soffre ed in questo è nella sua verità di donna partoriente, e ancora una volta è Dio la soccorre:
Lo concepì e, in quello stato, si ritirò in un luogo lontano. I dolori del parto la condussero presso il tronco di una palma. Diceva: “Me disgraziata! Fossi morta prima di ciò e fossi già del tutto dimenticata!”. Fu chiamata da sotto: “Non ti affliggere, ché certo il tuo Signore ha posto un ruscello ai tuoi piedi; scuoti il tronco della palma: lascerà cadere su di te datteri freschi e maturi. Mangia, bevi e rinfrancati. Se poi incontrerai qualcuno, di’: “Ho fatto un voto al Compassionevole e oggi non parlerò a nessuno””.
Da notare qui la somiglianza col segno dato a Zaccaria, egli non può parlare alla gente, a Maryam viene chiesto di non parlare… Ella la perfetta obbediente non viene privata dell’uso della parola, basta il comando dell’Altissimo… Il silenzio davanti alle accuse della famiglia, in questa ‘teologia apofatica’ che emerge da tutta l’esperienza di Maryam, cela il mistero del farsi della volontà di Dio, come la solitudine è apparsa l’ambito più adeguato alla sua accoglienza.
Tornò dai suoi portando [il bambino]. Dissero: “O Maria, hai commesso un abominio! O sorella di Aronne, tuo padre non era un empio, né tua madre una libertina”. Maria indicò loro [il bambino]. Dissero: “Come potremmo parlare con un infante nella culla?” (27-29)
Ancora qui la difesa di Maryam non è affidata alla forza virile, ma ad un bambino, la cui capacità viene solo da Dio.
[Ma Gesù] disse: “In verità, sono un servo di Allah. Mi ha dato la Scrittura e ha fatto di me un profeta. Mi ha benedetto ovunque sia e mi ha imposto l’orazione e la decima finché avrò vita, e la bontà verso colei che mi ha generato. Non mi ha fatto né violento, né miserabile. Pace su di me, il giorno in cui sono nato, il giorno in cui morrò e il Giorno in cui sarò resuscitato a nuova vita”. Questo è Gesù, figlio di Maria, parola di verità della quale essi dubitano. Non si addice ad Allah prendersi un figlio. Gloria a Lui! Quando decide qualcosa dice: “Sii!” ed essa è.”
Il figlio e profeta che nasce dal grembo di Maryam, si chiama Gesù:
Quando gli angeli dissero: “O Maria, Allah ti annuncia la lieta novella di una Parola da Lui proveniente*: il suo nome è il Messia, Gesù figlio di Maria, eminente in questo mondo e nell’Altro, uno dei più vicini.” ( III, 45)
La storia di Maryam e Gesù sono il segno che Dio è salvezza, e niente è così chiaro come la trasparenza di questa donna, che non possiede potere umano, non è a capo di un popolo, solo è una “serva di Dio”. E in questa perfetta servitù Dio manifesta la Sua salvezza, che è Vita, che sboccia là dove Egli decide, che sfugge alla morte, perché Egli vuole.
Dio attraverso la storia di Maryam confonde le logiche umane: ciò che è debole si dimostra forte, la castità genera fecondità, un neonato difende una madre, e colui che sembra essere ucciso viene elevato al cielo, mentre i presunti forti saranno perduti:
Di’: “Che il Compassionevole prolunghi [la vita] di coloro che sono sviati, finché non vedranno il castigo e l’Ora che li minaccia. Sapranno allora chi si trova nella peggiore situazione e [chi ha] la compagine più debole”. (v.75)
L’essere donna nell’esperienza di Maryam si mostra quindi nascondimento, castità, radicale obbedienza a Dio, ma anche forza femminile di affrontare un destino così particolare, la solitudine prima e poi il dolore e le incomprensioni dei propri familiari… Proprio nel suo essere donna risplende chiaro, più che mai, il Volto di Dio Creatore e Misericordioso, e qui troviamo il segreto per accedere al Suo amore, come cantano i versetti verso la fine della sura XIX: “ In verità il Compassionevole concederà il Suo Amore a coloro che credono e compiono il bene.” (v.96)
E’ una storia d’amore quella di Maria, Dio stesso la sceglie, la purifica, la nutre, con quella esclusività che è propria di ogni amore, con quella universalità che solo esso possiede al di là dei tempi e dei luoghi. “Profezia della natura creata” potremo definire l’esperienza di Mariam, in cui la legge si fa piccola per dare posto ad un obbedienza essenziale, quella dell’essere in ascolto del Suo Creatore.
incontro di riflessione e dialogo cristiani – musulmani - 10.12.2010
Maria nella fede cristiana
MARIA MADRE DI GESU’ e…
 
  1. Nella Scrittura. – Nuovo Testamento
I passi evangelici che parlano di Maria ci sono familiari, e sono il punto di partenza di ogni discorso sulla madre di Gesù.
Elenchiamo i più familiari.
Vangelo di Luca: capp. 1 e 2. Maria compare come protagonista principale, più in primo piano dello stesso Giuseppe.
Vangelo di Matteo: capp.1 e 2 Compare Maria, ma come dietro a Giuseppe (mentalità più ebraica?)
Tutti e tre i sinottici: (Mt. 12,46-50; Mc. 3,31-35: Lc. 8,19-21) riportano il detto di Gesù: mia madre e i miei fratelli sono coloro che…
In più, Lc. 11,27-28, esprime una beatitudine che si collega ai primi due capitoli (“benedetta colei che ha creduto”…- 1,45): “beati quelli che ascoltano la parola…”
A questi va aggiunto Atti 1,12-14, in cui Maria è nominata all’interno della prima comunità di discepoli (apostoli e altri familiari di Gesù).
Un discorso diverso è quello che compare nel Vangelo di Giovanni  2,1-5
“Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno vino". 4  E Gesù le rispose: "Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora". 5Sua madre disse ai servitori: "Qualsiasi cosa vi dica, fatela".
 
e nel Vangelo di Giovanni 19,25-27.
 
25Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. 26Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco tuo figlio!". 27Poi disse al discepolo: "Ecco tua madre!". E da quell'ora il discepolo l'accolse con sé.
A partire soprattutto da Giovanni, è facile mettere in luce il collegamento con i primi capitoli della Genesi, e anche con il linguaggio profetico, in cui Dio dialoga col suo popolo nel modo come lo sposo dialoga (soprattutto bisticcia) con la sposa.
L’approfondimento teologico dei brani biblici fa emergere i tratti fondamentali della figura di Maria oltre l’identità di madre di Gesù, o meglio, mettendone in luce i significati più profondi.
  • punto in cui Dio e l’umanità si toccano: il figlio di Dio si fa uomo tramite questa Donna..
  • il suo modo di accogliere la Parola di Dio, meditarla e conservarla nel cuore, e ubbidire ad essa ne fa il modello del vero discepolo di Gesù.
  • La sua presenza tra i seguaci di Gesù e poi all’interno della prima comunità cristiana (i discepoli e i familiari di Gesù) ne fa come il cuore della chiesa, la madre nella famiglia cristiana. (Paolo VI romperà gli indugi col titolo esplicito: Madre della chiesa).
  • La sua presenza (in due momenti decisivi) nel vangelo di Giovanni fa di lei la Donna nuova acanto all’Uomo nuovo (la nuova coppia originale – come Adamo ed Eva!) da cui nasce la nuova Umanità (“donna, ecco tuo figlio”).
  1. Nel Culto.
Una regolamentazione delle feste mariane l’ha data Paolo VI con la Marialis Cultus, attribuendo una importanza decrescente, a partire dalle feste che collegano Maria al mistero di Cristo (Annunciazione, Maternità, lo stesso Natale…), o che illustrano i dogmi di fede che la riguardano (Immacolata Concezione, Assunta…), giù giù fino alle feste locali legate a santuari o a episodi impressi nella religiosità popolare.
            La religiosità popolare verso Maria è incontenibile. Fino a preoccupare a volte la chiesa per possibili esagerazioni. E’ più che comprensibile: la figura femminile accanto a quella maschile di Cristo, la maternità, tutto il campo dei sentimenti e della sensibilità umana, trovano una risonanza fortissima nell’umanità. Specialmente quando è più provata dalle difficoltà e pesi della vita.
(lasciamo il discorso delle apparizioni, troppo lungo e complesso).
Il grande teologo Von Balthassar ha lanciato una idea interessantissima: vedere nella chiesa due componenti: petrina e mariana (istituzione, organizzazione, autorità, ordine… e sensibilità, poesia, femminilità… come una rivalsa dei poveri di fronte a una autorità che non sempre capiscono e da cui non sempre si sentono capiti.). Che non coincide col simbolismo giovanneo della coppia Pietro - discepolo amato.
Due esempi di lettura:

(26). Al sesto mese Dio mandò l’angelo Gabriele in una città della Galilea chiamata Nazaret, (27) ad una vergine sposa di un uomo di nome Giuseppe della casa di Davide; il nome della vergine era Maria. (28) Entrò da lei e le disse: “salve, piena di grazia, il Signore è con te”. (29) Per tali parole ella rimase turbata e si domandava che cosa significasse un tale saluto. (30) Ma l’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. (31) Ecco concepirai nel grembo e darai alla luce un figlio. Lo chiamerai Gesù. (32) Egli sarà grande e sarà chiamato figlio dell’Altissimo; il Signore dio gli darà il trono di Davide suo padre (33) e regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno e il suo regno non avrà mai fine”. (34) Allora Maria disse all’angelo: “Come avverrà questo, poiché io non conosco uomo?” (35) L’angelo rispose: “lo Spirito Santo scenderà sopra di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra; perciò quello che nascerà da te sarà chiamato santo. Figlio di Dio. (36) Ed ecco Elisabetta tua parente ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia. E lei, che era ritenuta sterile è già al sesto mese; (37) Nessuna cosa, infatti, è impossibile a Dio” . (38) Disse allora Maria: “Ecco la serva del Signore; si faccia di me come hai detto tu”. E l’angelo si allontanò da lei.

Allora Maria disse:
L'anima mia magnifica il Signore
[47]e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
[48]perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
[49]Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome:
[50]di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.
[51]Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
[52]ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;
[53]ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi.
[54]Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia,
[55]come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre”.


Giovedě 16 Dicembre,2010 Ore: 16:38
 
 
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