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www.ildialogo.org IN CHE MANI SIAMO,di Tomaso Montanari

IN CHE MANI SIAMO

di Tomaso Montanari

Milano e Firenze, chiese a uso privato per cene di supericchi


Tomaso Montanari segnala e interpella
In Il fatto quotidiano, 16 maggio 2014
Carissimi padri,
potete provare a dire qualcosa in pubblico? È un disastro…
Un abbraccio, e grazie,
Tomaso
Milano e Firenze, chiese a uso privato
CENA DI LUSSO A SANTA MARIA NOVELLA. E FARINETTI
Stasera la banca d’affari newyorchese Morgan Stanley accoglierà i suoi danarosissimi ospiti per una cena ultra esclusiva (organizzata dall’albergo di lusso Four Seasons) nel Cappellone degli Spagnoli, che è la sala capitolare trecentesca di Santa Maria Novella a Firenze. Si chiama così perché, a metà del Cinquecento, divenne la cappella dove si riunivano gli spagnoli del seguito di Eleonora di Toledo, moglie del granduca Cosimo I. È, insomma, una chiesa – con tanto di grande crocifisso marmoreo sull’altare – completamente coperta di affreschi che raccontano la spiritualità e le opere dell’ordine mendicante fondato da San Domenico.
LA BRILLANTE idea di usarla come location al servizio della grande finanza responsabile della crisi è del vicesindaco e candidato a sindaco Dario Nardella: la cappella è, infatti, compresa nel circuito museale comunale. Rispettando più il desiderio di discrezione del gruppetto di super-ricchi che non il diritto dei cittadini a essere informati dell’uso del loro patrimonio monumentale, il Comune ha tenuto finora segreto l’evento. Ma si apprende che il beneficio economico sarà minimo: meno di 20 mila euro, che dovrebbero essere destinati al restauro di un’opera d’arte. La precipitosa e silenziosa organizzazione della serata – gestita direttamente da Lucia De Siervo, responsabile della Direzione cultura di Palazzo Vecchio e membro del cerchio magico renziano – potrebbe comportare la temporanea chiusura della chiesa di Santa Maria Novella (eventualità che ha fatto infuriare il Fondo Edifici di Culto del ministero dell’Interno, proprietario del tempio), e obbligherà a collocare le cucine in un chiostro del convento ancora di proprietà dei frati, all’oscuro di tutto.
Nardella, evidentemente, non cambia verso rispetto a Renzi: l’unico uso del patrimonio pubblico è ancora quello commerciale. Ma vista la grottesca esiguità del canone, è evidente che il vero movente è piuttosto quello di disporre di queste location per costruire e consolidare la rete dei rapporti politici ed economici del gruppo dirigente renziano, assai proclive a frequentare la più spregiudicata finanza internazionale. Colpisce che il connubio chiesa-lusso-affari non turbi i sonni di politici che non perdono occasione per esibire il proprio cattolicesimo.
Negli affreschi del Cappellone i milionari vedranno San Domenico, ardente di amore per la povertà, che converte e confessa coloro che vivono nel lusso: ci si riconosceranno? Poco più in là vedranno rappresentato il trionfo di San Tommaso d’Aquino, il grande filosofo medioevale che scrisse che “il lucro non può essere un fine, ma solo una ricompensa proporzionata alla fatica”, e che “nessuno deve ritenere i beni della terra come propri, ma come comuni, e dunque deve impiegarli per sovvenire alle necessità degli altri”. Chissà cosa avrebbe pensato se avesse saputo che la sua immagine dipinta avrebbe un giorno decorato la location di un banchetto per i super squali che hanno costruito la più grande disuguaglianza della storia umana.
IL PROSSIMO passo quale sarà? Far sfilare modelle in biancheria intima su un altare? Ma si è già fatto, e proprio a Firenze: in Santo Stefano al Ponte, con la benedizione della Curia. Si arriverà a prestare pezzi di chiese gotiche a centri commerciali? Già fatto anche questo: Oscar Farinetti ha appena annunziato che porterà un pezzo del Duomo di Milano nel suo supermercato sulla Fifth Avenue, a New York, per la precisione “due guglie”. E sì, la Veneranda Fabbrica del Duomo (quella che voleva mettere un ascensore per fare una terrazza da aperitivi sul tetto della Cattedrale) gli presta due guglie da tempo musealizzate, con relative statue di santi. Non per un progetto scientifico, ma come attrazione: insieme a quattro di quelle che Farinetti ha chiamato “grondaie” (le gronde gotiche), e a quella che ha definito “una statua di Santa Lucia incinta”. Ora, Santa Lucia era vergine e finì martire: ma incinta non risulta, e probabilmente l’esuberante Farinetti ha frainteso la veste goticamente cinta sotto il seno della bellissima Santa Lucia del Maestro del San Paolo Eremita, che verrebbe strappata al circuito del Museo del Duomo. Ma il punto non è la gravidanza della statua, né la cultura del patron di Eataly: il punto è chiedersi se abbia senso portare pezzi di una grande chiesa medioevale in un supermercato di cibo a New York, o far banchettare i banchieri in una chiesa del Trecento.
IL VANGELO dice che non si può servire a due padroni, e che si deve scegliere tra Dio e il denaro: bisogna riconoscere che sia la Veneranda Fabbrica sia Nardella hanno scelto. Ma anche chi non ha scrupoli religiosi dovrebbe preoccuparsi per la distruzione della funzione civile del patrimonio culturale. Chi crede nel marketing dovrebbe interrogarsi sulla ridicola entità degli utili, e chi immagina che questa privatizzazione sia la via del futuro dovrebbe farsi qualche domanda sulla mancanza di trasparenza. Gli unici che in nessun caso avranno dubbi sono i pochissimi che ci guadagnano: questo è certo.
Tomaso Montanari
P.Alberto Bruno Simoni prova a rispondere
Caro Tomaso,
inviti opportunamente a provare a dire qualcosa in pubblico davanti al disastro in atto di cui ci informi e di cui siamo spettatori increduli, qualcosa che va al di là dello scempio esibito. Come ti dicevo nella breve risposta al tuo messaggio, non ho nessuna veste ufficiale per far sentire la mia voce. E, del resto, i risvolti affaristici, politici, culturali (ed elettorali?) di simile “violenza” e indecenza li hai già evidenziati per chi li vuol vedere. Non manchi neanche di denunciare “il connubio chiesa-lusso-affari” e giustamente lamenti che questo “non turbi i sonni di politici che non perdono occasione per esibire il proprio cattolicesimo”. Come non prendere le distanze scuotendosi la polvere dai calzari? Siamo infatti avvertiti: “Quando vedrete l'abominio della devastazione presente là dove non è lecito - chi legge, comprenda -, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano sui monti” (Mc 13,14).
È chiaro però che tutto questo chiama in causa le responsabilità ecclesiali della situazione, anche se fai capire che cedimenti sono quasi all’ordine del giorno e ci fanno interrogare sulla gestione di eredità artistico-religiose ai fini di una spoglia evangelizzazione a cui richiamerebbe il “grande crocifisso marmoreo sull’altare” da te ricordato. Ma quello che più mi indigna è pensare a Domenico, a Tommaso e ai Frati Predicatori (e come non pensare al Savonarola?) spettatori di un mondo che sono chiamati a combattere vangelo alla mano! Se potessero muoversi, probabilmente ripeterebbero il gesto di Gesù: “Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe” (Mc 11,15).
Tu dici che i frati del Convento S.Maria Novella sono rimasti all’oscuro di tutto, e questo mi sorprende alquanto, in quanto mi risulta che sono parte in causa nella gestione dell’Opera. In ogni caso una ragione in più per dissentire, cosa che forse hanno fatto o stanno facendo. Ma al di là di lacci e lacciuoli di competenze varie, rimane aperto il problema interno del ruolo che i Frati Predicatori hanno o possono avere in situazioni simili: basta invocare i diritti e i meriti della storia per qualificare una propria presenza in Firenze?
Recentemente abbiamo avuto la “visita canonica” del P.Maestro Generale dell’Ordine Bruno Cadoré, il quale nella sua lettera di chiusura scrive tra l’altro:
«In qualche modo, la visita ci ha permesso di vedere un certo numero di difficoltà, ma
tutte recanti anche un invito ad un "respiro nuovo": fondazioni ricche di una storia impressionante, nella storia della Chiesa, come in quella dell'Ordine, che comportano però il rischio di vivere nel passato, di riferirsi alla gloria di un passato di cui noi non ci sentiamo all' altezza, di essere schiacciati da questo passato onnipresente. La posta in gioco consiste nel dare un futuro alla storia, di onorare oggi questa storia».
Passi per il peso del passato da portare, ma possiamo rimanere indifferenti e inerti quando anche questo è offeso e compromesso?
Grazie per aver sensibilizzato l’opinione pubblica e magari aver agitato le acque anche al nostro interno.
Alberto Bruno Simoni op

Koinonia FORUM 390 (16 maggio 2014)
koinonia-online.it
Convento S.Domenico - Piazza S.Domenico, 1 – Pistoia
Tel. 0573/307769


Venerdì 16 Maggio,2014 Ore: 21:03
 
 
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Crisi chiese

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