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www.ildialogo.org AL CUOR NON SI COMANDA. IL VATICANO RIPRENDE IL DIALOGO CON I LEFEBVRIANI  ,da Adista Notizie n. 4 del 02/02/2013

AL CUOR NON SI COMANDA. IL VATICANO RIPRENDE IL DIALOGO CON I LEFEBVRIANI  

da Adista Notizie n. 4 del 02/02/2013

37022. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Dopo che, nel giugno dello scorso anno, il Vaticano ha sottoposto alla Fraternità di San Pio X una versione riveduta e corretta del preambolo dottrinale perché la sottoscrivesse (v. Adista Notizie nn. 25, 26, 29/12) e dopo mesi di vana attesa di una risposta definitiva che sancisca o escluda la reintegrazione nella Chiesa cattolica, il dialogo tra Vaticano e lefebvriani è in fase di stallo ed occorre rilanciarlo. I membri della Fraternità dovranno introdurre qualche «nuovo elemento», altrimenti si corre il rischio di apparire, all’esterno ma non solo, «impegnati in uno scambio cortese, ma senza speranza né frutto». Intende riprendere in mano le briglie del processo di reintegrazione dei lefebvriani all’interno della Chiesa – e forse dargli uno scossone – mons. Augustine Di Noia, vicepresidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, l’organismo facente capo alla Congregazione per la Dottrina della Fede incaricato di gestire il dialogo con la comunità tradizionalista. In una lettera personale inviata ai membri della Fraternità in occasione dell’Avvento, di cui è emersa notizia solo ora, Di Noia mette l’accento sul fatto che i rapporti con il Vaticano permangono «aperti e pieni di speranza», anche perché «Benedetto XVI è estremamente desideroso di superare le tensioni esistenti tra la Chiesa e la vostra Fraternità». Il tono e il contenuto delle dichiarazioni di alcuni dirigenti lefebvriani, tuttavia, hanno creato perplessità riguardo alla «reale possibilità di una riconciliazione»: di qui la necessità di andare oltre e di superare questo stallo che non può durare troppo a lungo, facendo ricorso alle virtù dell’umiltà, della mansuetudine, della pazienza e dell’amore che possono contribuire a «riconoscere la bontà» di posizioni che, anche se lontane dalle proprie, possono comunque essere valutate «in spirito di apertura e di buona fede».
Ai membri della Fraternità, Di Noia non chiede di allontanarsi dal carisma lefebvriano, ma consiglia una sorta di riforma spirituale, che attinga pienamente ad esso, in quanto missione a formare sacerdoti per il servizio del popolo di Dio. E basta. Non era previsto, dalla missio di Lefebvre, «il compito di giudicare e correggere la teologia o la disciplina di altri nella Chiesa», compito che spetta al solo papa. Poiché, tuttavia, non è semplice mettere da parte trent’anni di aspro conflitto, l’unico futuro che il vicepresidente di Ecclesia Dei immagina è «sul cammino verso la piena comunione con la Santa Sede, l’accettazione di una professione di fede incondizionata nella sua pienezza, e quindi con una vita sacramentale, ecclesiale e pastorale ben ordinata».
Il punto è che, dopo l’esclusione del revisionista mons. Richard Williamson dalla Fraternità (v. Adista Notizie n. 39/12), quest’ultima appare percorsa da profonde divisioni interne tra i più intransigenti e chi, come il superiore mons. Bernard Fellay, intende temporeggiare per non chiudere la porta a Roma. Il messaggio, nemmeno troppo tra le righe, di mons. Di Noia – che non è stato reso pubblico né commentato dalla Sala stampa vaticana – è che, però, il tempo stringe e che a tirare troppo la corda si rischia che si spezzi. (ludovica eugenio)

Articolo tratto da
ADISTA
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Martedì 05 Febbraio,2013 Ore: 16:14
 
 
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