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www.ildialogo.org IL CATECHISMO DI TORQUEMADA: IN SPAGNA, UN ISTITUTO DI SUORE SOTTO ACCUSA PER I SUOI METODI EDUCATIVI,da Adista Notizie n. 1 del 12/01/2013

IL CATECHISMO DI TORQUEMADA: IN SPAGNA, UN ISTITUTO DI SUORE SOTTO ACCUSA PER I SUOI METODI EDUCATIVI

da Adista Notizie n. 1 del 12/01/2013

36994. LA CORUÑA-ADISTA. La consegna era tassativa: «Non dite niente ai vostri genitori». Ma, si sa, non è facile per i bambini tenere segreti con mamma e papà: alcuni di loro, fra le lacrime, hanno raccontato di questa prescrizione fatta loro dalle suore catechiste. Cosa non dovevano riferire? Che, con la collaborazione del parroco e membro dell’Opus Dei don Severo Lobato, le “sorelle” avevano distribuito un libro di preparazione alla comunione in cui gli esempi di vita da seguire, indicibilmente tragici, erano un’esaltazione della sofferenza; che ai minori, tutti fra i 6 e i 16 anni, hanno fatto vedere un video con le immagini di un aborto; che avevano loro imposto un rigido comportamento da seguire durante lo svolgimento della messa e un programma di obblighi quali «digiuno di dolciumi e televisione», recita della via crucis, «fare un sacrificio per la salvezza del mondo», mantenere un «permanente sorriso». Per “convincere” i malcapitati ad obbedire alle istruzioni niente di meglio di una terrificante minaccia: «Le suore hanno detto ai bambini - così una madre riassume le parole del figlio - che, se non compiono queste azioni, il demonio entrerà nel loro corpo e nelle loro case».

È successo nel municipio di Zas (poco sotto La Coruña), dove – in piena armonia con don Severo, nominato alla fine del 2008 amministratore dell’unità pastorale delle sei parrocchie locali – hanno un convento le suore della “Fraternità Riparatrice nel Cuore di Cristo Sacerdote”, un istituto religioso fondato nel 1977 da Luis María Mendizábal, gesuita di ultra destra cui non è mai venuta meno la stima della gerarchia cattolica spagnola al punto da affidargli, nel 2009, gli esercizi spirituali dei vescovi e, più in generale, corsi di formazione per sacerdoti.

Contro i metodi catechetici delle “suore azzurre” (dal colore della loro veste) sono insorte una cinquantina di famiglie. I genitori, che si dichiarano «cattolici, apostolici e romani», hanno ritirato i figli dalla preparazione alla comunione, approntando una catechesi alternativa ma regolare in un locale municipale. Alle «nonne che, malgrado il disgusto per il trattamento subìto dai nipoti – racconta El País del 24 dicembre scorso –, non hanno potuto fare a meno di frequentare la messa», il parroco ha lanciato dal pulpito l’avvertimento che tutti i sacerdoti dell’arcipretura locale avevano firmato un documento con l’impegno a negare la comunione «ai bambini di là fuori». «Questo non si fa con nessuno», ha affermato indignata una delle fedeli.

I genitori hanno scritto al vescovo della loro diocesi, mons. Julian Barrio (Santiago de Compostela), senza ricevere risposta. La diocesi però, per bocca del portavoce, ha difeso le religiose, di cui accetta i metodi di formazione e sulle quali non ritiene necessaria alcuna investigazione. E a proposito delle istruzioni segrete da occultare ai genitori, il portavoce ha spiegato che «sono dinamiche di fiducia» abituali nelle catechesi di tutta la Spagna.

Povere anche le suore!

Non che le suore – oltre un centinaio, sparse in oltre 30 conventi, con sede centrale ad Oropesa, in provincia di Toledo – trattino meglio se stesse. È risaputo da anni, su testimonianza di genitori sia disperati sia soddisfatti per la scelta delle loro figlie di entrare nella Fraternità, che le religiose conducono una vita al limite della sopravvivenza, come ha descritto, fra gli altri, José Luis Andrino Martín, della Giunta direttiva di Europa Laica, in una relazione datata 2003, definendo la Fraternità una setta. Le suore, fin dal noviziato, si alzano all’alba e dedicano la mattina all’adorazione del Santissimo, il pomeriggio alla studio e ai lavori che richiede la parrocchia. Vivono della carità della gente e non conservano mai il cibo. Non solo non mangiano a sufficienza, ma si sfidano a chi riesce a stare più tempo senza mangiare né bere per Cristo. Soffrono di anemia e non hanno più le mestruazioni. Non usano shampoo, si lavano solo con sapone di soda ed esclusivamente con acqua fredda, non hanno riscaldamento e utilizzano lo stesso tipo di abito per tutto l’anno. Si autoflagellano e usano il cilicio, dormono per terra senza neanche un cartone, vengono svegliate spesso nel cuore della note per pregare. Per quanto non siano di clausura, non hanno relazioni con l’esterno (non hanno neanche radio e televisori), non vanno mai a casa ed è loro concesso di ricevere i genitori solo una volta al mese.

Andrino riferisce di una denuncia per violazione dell’integrità fisica presentata al giudice istruttore di Toledo su testimonianza di alcune bambine costrette a portare il cilicio, ma i giudici non ritennero di dover procedere contro quelle che qualificarono come pratiche da sempre attuate nella Chiesa, sostenendo che non si può pretendere di cambiarle se non molto lentamente a livello culturale, evidentemente non con un intervento giudiziario.

D’altronde, secondo quanto riporta Andrino, all’epoca l’arcivescovo di Toledo, Antonio Cañizares (oggi prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e cardinale), disse che queste pratiche non attentano ai diritti umani, né alla salute, aggiungendo che queste suore «conducono mirabilmente una vita di preghiera, penitenza, austerità, povertà, radicalità evangelica e azione apostolica, che costituisce un autentico esempio di fedeltà al Vangelo e una testimonianza viva e verace della sequela di Gesù Cristo in una esistenza conforme al cammino delle Beatitudini». Dopo aver ricevuto i genitori che protestavano per la manipolazione e il maltrattamento delle figlie, nel dicembre del 2002, emise una nota per smontare le «falsità e calunnie che circolano su questo istituto di vita consacrata» (supplemento a El Mundo, 9/2/2003).

Da segnalare ancora che il padre gesuita Luis María Mendizábal, ha istituito insieme alla Fraternità Riparatrice una Fraternità Sacerdotale e un raggruppamento di giovani laici denominato Getsemani. Provengono dalla Fraternità Sacerdotale due vescovi spagnoli: mons. Francisco Cerro, di Coria-Cáceres , e il vescovo di San Sebastián, José Ignacio Munilla (v. Adista nn. 129/09; 1 e 8/10; 57/11). (eletta cucuzza)

Articolo tratto da
ADISTA
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Venerdì 11 Gennaio,2013 Ore: 15:40
 
 
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