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www.ildialogo.org SPESE TALARI, FINANZIAMENTI “UNIFORMI”.CONTI IN TASCA AI CAPPELLANI MILITARI,da Adista Notizie n. 38 del 27/10/2012

SPESE TALARI, FINANZIAMENTI “UNIFORMI”.CONTI IN TASCA AI CAPPELLANI MILITARI

da Adista Notizie n. 38 del 27/10/2012

36889. ROMA-ADISTA. Della particolare condizione, e delle contraddizioni ad essa connesse, dei cappellani militari su Adista abbiamo parlato spesso. Così come degli Ordinariati militari, una sorta di “diocesi”, seppure non organizzati su base territoriale, che hanno il compito di fornire assistenza spirituale ai cattolici presenti nelle Forze armate, con giurisdizione su tutti i militari e sul personale civile a servizio, in Italia o in missione all’estero, sui loro familiari e conviventi. Queste particolari “diocesi” sono guidate da vescovi, gli ordinari militari, che come tutti i cappellani militari, assieme alla talare vestono anche la divisa, con un grado che parte da quello di tenente per arrivare, nel caso dell’ordinario, a quello di generale di corpo d’armata (o “tenente generale”), che si distingue per la presenza di tre stelle poste sopra una greca d’argento sulla mostrina. L’ordinario, cui il grado di generale di corpo d’armata spetta di diritto, ha la facoltà di nominare un proprio vicario, che al momento di assumere la carica viene automaticamente promosso a generale di divisione. Alle dipendenze di mons. Vincenzo Pelvi, ordinario militare dal 2006, sono già passati tre diversi vicari.

Anche delle spese che lo Stato sostiene ogni anno a favore dei cappellani militari abbiamo scritto più volte (v. Adista nn. 61 e 65/11). In particolare, ai sensi della Legge 512/1961, del pagamento degli stipendi ai circa 200 cappellani militari attualmente in servizio, onere che può stimarsi, in circa 10 milioni di euro: in media 50mila euro circa a cappellano, quindi; ma ovviamente le retribuzioni variano a seconda del grado militare: si va dai 2mila e 500 euro lordi di un tenente agli oltre 9mila e 500 dell’ordinario (ma poi ci sono le indennità, i fogli di viaggio, gli straordinari, il servizio all’estero e in zone di guerra). A questi stipendi fa poi seguito, una volta terminato l’incarico, anche il pagamento delle relative pensioni (art. 47 della legge n. 512/1961): altri 7milioni di euro circa complessivi. L’attuale presidente della Conferenza episcopale italiana, il card. Angelo Bagnasco, ordinario militare dal 2003 al 2006, con soli tre anni di contributi e il minimo di età, sessantatré, compiuti proprio nel 2006, ha diritto ad un vitalizio di circa 4mila euro lordi mensili. Ma quando la notizia fu pubblicata dall’Espresso (27 aprile 2012) l’interessato smentì categoricamente di percepire una pensione come militare in congedo.

Resta invece da approfondire la questione legata ai fondi che l’Ordinariato riceve dalla Cei. Soldi pubblici anche in questo caso, visto che si tratta della quota dell’8 per mille dell’Irpef che i contribuenti destinano, in maniera solo parzialmente volontaria, all’atto della compilazione della dichiarazione dei redditi, e che lo Stato gira alla Chiesa cattolica ed alle altre confessioni religiose che ne hanno diritto. Di questa mole di denaro, circa 1 miliardo e 200milioni di euro, quasi un miliardo va alla Chiesa cattolica che, attraverso l’Istituto centrale per il Sostentamento del Clero lo ripartisce secondo le tre finalità previste dalla legge 222/85. E cioè “Esigenze di culto e pastorale della popolazione italiana”; “Sostentamento dei sacerdoti”; “Interventi caritativi in Italia e nei Paesi in via di sviluppo”. Nel primo e nel secondo capitolo di spesa rientrano anche i fondi destinati alle 226 diocesi italiane. Si tratta nel complesso di 156 milioni di euro per culto e pastorale e 125 milioni per la carità. Ovviamente non tutte le diocesi ricevono la stessa cifra. Milano, la diocesi cui spetta la fetta più grossa della torta, riceve circa 32 milioni di euro. Mediamente le altre diocesi prendono tra il milione ed il milione e mezzo di euro. Quelle più piccole, alcune centinaia di migliaia di euro. Poiché l’Ordinariato Militare in Italia viene equiparato giuridicamente ad una diocesi, anche ad esso spetta una quota dell’8 per mille. Di quanti soldi si tratta? I dati relativi all’esercizio finanziario 2011, pubblicati sul bollettino Ufficiale dell’Ordinariato Militare in Italia datato aprile-giugno 2012, riportano una cifra di quasi 600mila euro per esigenze di culto e pastorale, cui vanno aggiunti 110mila euro per la carità. Insomma, in totale si arriva a 704mila euro. Poco meno di quanto percepiscono diocesi come quelle di Ragusa (circa 200mila abitanti). Una cifra che non parrebbe a tutta prima particolarmente alta, se confrontata con gli stanziamenti a favore delle altre diocesi italiane. Va però considerato che nel caso dell’Ordinariato, che dipende sia dalla Chiesa che dal Ministero della Difesa, è il segretariato generale della Difesa a provvedere al pagamento di tutte le spese correnti: acqua, luce, riscaldamento, telefoni, uffici, viaggi, ecc., nonché degli eventi di formazione dei cappellani, come l’annuale convegno che si svolge in ottobre ad Assisi; addirittura l’aggiornamento spirituale dei cappellani è a totale carico dello Stato (v. Adista Notizie n. 31/12). Spese che hanno un certo peso nel bilancio delle altre diocesi che, a differenza dell’Ordinariato Militare, se ne devono fare interamente carico. Ciononostante, «alla cura di quanto occorre per l’andamento della Curia diocesana», l’Ordinariato per l’esercizio 2011 ha stabilito di destinare 370.600 euro dei 704mila totali. Ben oltre la metà dell’intera quota di 8 per mille di cui dispone. (valerio gigante)

Articolo tratto da
ADISTA
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Sabato 27 Ottobre,2012 Ore: 14:29
 
 
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