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www.ildialogo.org RAMPANTE, DIMEZZATO, INESISTENTE. TRE SCENARI PER IL FUTURO DEL CARD. BERTONE,di Adista Notizie n. 26 del 07/07/2012

RAMPANTE, DIMEZZATO, INESISTENTE. TRE SCENARI PER IL FUTURO DEL CARD. BERTONE

di Adista Notizie n. 26 del 07/07/2012

36767. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Ala “diplomatica” contro bertoniani, movimenti ecclesiali (Opus Dei, Cl, Sant’Egidio, Focolarini, ecc.) alla resa dei conti, lotta tra Segreteria di Stato Vaticana e Cei per la leadership dei rapporti con la politica italiana e le sue istituzioni: le chiavi di lettura della recente crisi che sta colpendo, in credibilità e autorevolezza, gli esponenti più eminenti della Curia vaticana sono tante. Tutte possibili e coerenti, a seconda del livello sul quale viene condotta l’analisi.

Comune a tutte queste credibili, e sovrapponibili, interpretazioni, è che la posizione del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone si è fatta negli ultimi mesi oggettivamente più debole. E più insistenti le voci che ne danno per probabile, oltre che imminente, l’uscita di scena.

Difficile in questi casi capire se si tratta di uno scenario realistico o di una ennesima puntata della campagna denigratoria contro il segretario di Stato presso l’opinione pubblica, che punterebbe ad evidenziarne i limiti di governo, oltre che la perdita di sostegno da parte del papa, per accelerarne la sostituzione.

Un fatto nuovo però c’è ed è che Benedetto XVI ha convocato, la mattina del 23 giugno scorso, una riunione con tutti i capi dicastero, mentre nel pomeriggio ha incontrato i cardinali George Pell, arcivescovo di Sydney, Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, Camillo Ruini, vicario emerito per la diocesi di Roma, Jozef Tomko, prefetto emerito della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e membro della commissione cardinalizia incaricata dal papa di far luce sull’affaire VatiLeaks.

Sul tavolo, secondo alcuni, anche una exit strategy per pianificare il siluramento di Bertone, senza per questo compromettere ulteriormente la credibilità della Chiesa e del papa (che, ancora poche settimane fa, il 30 maggio, aveva confermato «piena fiducia» ai suoi collaboratori). Un segnale in questo senso verrebbe dall’assenza, a queste consultazioni, proprio dell’attuale segretario di Stato. Se si fosse trattato di parlare delle fughe di notizie e di questioni interne alla Curia, Bertone sarebbe stato senz’altro della partita. Se non c’era significa invece che probabilmente si parlava di lui, vista anche la presenza di due dei suoi attuali “nemici”, Tauran e Ruini. L’impressione è che i mesi estivi, e l’eventuale riacutizzarsi delle vicende ecclesiastiche al centro dell’interesse dei media, saranno decisivi per il futuro di Bertone. Per il quale l’anagrafe non gioca di certo a favore. Il cardinale, a dicembre 2012, compirà infatti 78 anni. Entro quella data (l’età della pensione, per gli ecclesiastici, è 75 anni), il papa potrebbe decidere di accettarne le dimissioni. Questo, almeno, ciò che ipotizzano molti commentatori ed esperti di cose vaticane, supponendo un periodo quindi non troppo vicino allo scandalo da far pensare ad un avvicendamento dovuto alle pressioni dell’opinione pubblica, ma abbastanza lontano da quella soglia degli 80 anni che in molti avevano pronosticato sarebbe stato il traguardo finale della carriera di Bertone.

Segretario in stato d’attesa

Ma potrebbe anche finire diversamente. Non è detto infatti che Bertone venga sacrificato come capro espiatorio, avendo un ruolo di enorme rilievo e visibilità. Proprio la sua estrema sovraesposizione potrebbe costituire, paradossalmente, la sua ancora di salvezza. Più logico, ma solo secondo la “logica” curiale, che la sua linea venga messa in minoranza ed i suoi poteri reali (quelli formali resterebbero inalterati) notevolmente ridotti. Un Bertone “congelato”, quindi, in attesa di un “normale” pensionamento, ed una commissione di cardinali, più o meno informale, col compito di consigliare il papa, che prepari la strada ad un nuovo segretario di Stato nel pieno esercizio delle sue funzioni.

Bertone, peraltro, dall’ala diplomatica, così come dalla vecchia guardia del Vaticano, non è stato mai molto amato. Anzitutto perché è un canonista che non ha mai fatto carriera diplomatica: un fatto che ha creato molti malumori nei vertici vaticani, sin dalla sua nomina, avvenuta nel 2006. L’ex braccio destro di Ratzinger alla Dottrina della Fede ci ha poi messo del suo, piazzando nei posti di comando della Curia e degli organismi di controllo della Santa Sede (soprattutto in quelli che gestiscono le finanze e i beni del Vaticano, come lo Ior, l’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica, il Governatorato, l’Obolo di san Pietro) molti suoi uomini, con scarsa attenzione per la dirigente vaticana dell’epoca wojtyliana – tutta progressivamente e sistematicamente rimpiazzata – e per i delicati equilibri interni tra le varie correnti cardinalizie nella divisione e gestione del potere dentro le mura leonine. Inoltre, a molti dei gruppi e dei movimenti ecclesiali emergenti (ed economicamente sempre più potenti), il suo stretto legame con l’Opus Dei (temperato dai buoni rapporti anche con altri movimenti, focolarini in testa) ha creato crescente insofferenza.

Ci sono poi le questioni economico-finanziarie. Bertone – lo hanno recentemente confermato le carte pubblicate da Gianluigi Nuzzi – non vedeva di buon occhio la strategia di conversione alla “trasparenza” dello Ior portata avanti da Gotti Tedeschi in accordo con due degli attuali nemici del segretario di Stato, il card. Attilio Nicora e il card. Jean-Louis Tauran. Certo, resta ancora da capire, come spiega Ferruccio Pinotti in una intervista a RaiNews24 (28/5), se l’ex presidente dello Ior «è stato fatto fuori perché voleva troppa pulizia e quindi ostacolava il tradizionale ruolo di trasferimento di fondi neri all’estero che ha sempre esercitato lo Ior o se è stato fatto fuori per questo presunto inattivismo di cui lo accusa il Consiglio di amministrazione». Nonostante tutto però, come rileva lo stesso Pinotti, la prima ipotesi resta la più plausibile ed è facile che lo scivolamento di Gotti, «con accuse così pesanti, preluda a qualche grave uscita di notizie, a qualche inchiesta giudiziaria che possa riguardare lo Ior, a qualche ritrovamento di fondi neri da parte della Banca d’Italia o della Procura», nel senso che il siluramento di Gotti Tedeschi è stato «troppo improvviso, troppo duro nei toni, troppo accusatorio» nei suoi confronti: «Sembrano voler scaricare la responsabilità di operazioni illecite compiute durante l’epoca Gotti. Per esempio sappiamo che JP Morgan ha chiuso un conto con lo Ior in cui transitava molto denaro, ed è raro che le banche chiudano conti con lo Ior, perché è una fonte “fantastica”».

Molto “movimento” in Vaticano

Sul piano dello scontro e del riposizionamento tra i movimenti ecclesiali, l’altra notizia è che la stessa Segreteria di Stato (che evidentemente continua a lottare per non cedere terreno alle altre forze di Curia) starebbe tentando di esautorare il portavoce del papa, il gesuita direttore della Sala Stampa vaticana p. Federico Lombardi, attraverso la nomina di una sorta di “portavoce ombra”: il giornalista della Fox News Greg Burke, l’opusdeista fresco fresco di nomina a “consulente per la comunicazione” della Segreteria di Stato della Santa Sede. Un ruolo che rischia inevitabilmente di sovrapporsi a quello di Lombardi. Dopo l’uscita di scena di Gotti Tedeschi, anche lui dell’Opus Dei, Bertone rinsalda così il suo legame con l’Opera fondata da Josemaría Escrivá de Balaguer, che, quanto alla comunicazione vaticana, aveva nel laico Joaquin Navarro Valls il proprio punto di riferimento. Con la morte di Wojtyla, però, il prestigioso incarico di portavoce era finito in mano ai gesuiti, che gestiscono da decenni anche Radio Vaticana (ma è nota la lotta che l’Opus Dei ha condotto sotto il pontificato di Wojtyla per contrastare l’influenza e il potere dei gesuiti in Vaticano, e per mettere le mani sull’emittente, v. Adista n. 79/05).

Non solo: di questi giorni è anche la nomina a presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia del vescovo di Terni e Amelia, mons. Vincenzo Paglia, della Comunità di Sant’Egidio. Sostituisce il card. Ennio Antonelli, 76 anni, appartenente al Movimento dei Focolari, arrivato nel 2008 da Firenze anche in seguito allo scandalo di don Lelio Cantini che ne rendeva impossibile la permanenza nel capoluogo toscano. Sulla famiglia, la comunità di Sant’Egidio non ha particolari “competenze”. I focolarini sì. La nomina, con la porpora cardinalizia che ne potrebbe derivare, è un ulteriore segno che il movimento fondato da Andrea Riccardi (testa di ponte della Segreteria di Stato all’interno del governo Monti) guadagna terreno. (valerio gigante)

Articolo tratto da
ADISTA
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Giovedì 05 Luglio,2012 Ore: 17:14
 
 
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