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www.ildialogo.org MENTRE LO IOR È A UN BIVIO, PROSEGUE LA CAMPAGNA DI DISCREDITO DEL SUO EX PRESIDENTE,da Adista Notizie n. 24 del 23/06/2012

MENTRE LO IOR È A UN BIVIO, PROSEGUE LA CAMPAGNA DI DISCREDITO DEL SUO EX PRESIDENTE

da Adista Notizie n. 24 del 23/06/2012

36743. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. È possibile per un istituto con la natura e le caratteristiche, oltre che la storia, dello Ior uniformarsi ai criteri di trasparenza richiesti dal sistema bancario e finanziario internazionale? Perché alla base della rimozione di Gotti Tedeschi dai vertici della Banca Vaticana, oltre che la frattura con il Segretario di Stato, c’è soprattutto l’ingresso del Vaticano nella “white list” dei Paesi virtuosi, caldeggiato dall’allora ministro dell’Economia Tremonti, dallo stesso Gotti Tedeschi, da alcuni prelati come il card. Attilio Nicora (che è anche presidente dell’Autorità di informazione finanziaria) e dal card. Jean-Louis Tauran (presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso), membri questi ultimi due di quella Commissione cardinalizia di vigilanza sullo Ior, presieduta dal segretario di Stato, che governa effettivamente l’Istituto. Che tale scelta di trasparenza sia però compatibile con le ragioni di quanti temono che in questo modo l’essenza stessa dello Ior, oltre che la sua operatività, verrebbe totalmente compromessa, è tutto da verificare. Lo Ior, infatti, non è una banca, ma si comporta come tale, utilizzando però regole diverse da quelle degli altri istituti di credito e godendo quindi di uno status assolutamente privilegiato, complice anche la copertura offerta dall’extraterritorialità. Francesco Clementi, professore di diritto pubblico comparato all’Università degli Studi di Perugia, intervenuto il 1° giugno sul sito de Linkiesta (http://www.linkiesta.it/blogs/inclementi/vatileaks-profili-giuridici-di-una-neverending-story), ha rilevato come la condizione del tutto straordinaria dello Ior abbia spesso giovato agli interessi politico-finanziari internazionali, come nel caso dei fondi transitati per lo Ior e destinati a finanziare Solidarność nella sua lotta al comunismo. O, potremmo aggiungere, quelli diretti a sostenere la guerriglia controrivoluzionaria in America Latina. Oppure, per venire a vicende “di casa nostra”, i fondi serviti per pagare parte della maxi tangente Enimont nel 1991 (vicenda al centro di un precedente best seller di Gianluigi Nuzzi, Vaticano Spa). Non è detto però che oggi questo status privilegiato possa continuare a garantire i tradizionali equilibri politici e finanziari internazionali, né ad esistere ed agire nelle forme del passato. Per questo oggi in Vaticano due fazioni si fronteggiano sul futuro dello Ior, e da questo scontro, i cui esiti appaiono tuttora imprevedibili, Gotti Tedeschi è “caduto” sul campo di battaglia.

Intanto, è proprio sui movimenti di denaro sui conti dello Ior, sulle possibili operazioni di riciclaggio, sulla mancanza di chiarezza di certe operazioni che il 12 giugno scorso Gotti Tedeschi ha cercato di fare luce, nel corso di un lungo interrogatorio di fronte al procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e al procuratore aggiunto Nello Rossi che indagano sull’ipotesi di violazione delle norme antiriciclaggio. In particolare, sotto osservazione degli inquirenti c’è il conto Ior n. 1365, che la filiale milanese della JP Morgan Chase Bank aveva aperto presso l’istituto vaticano nel 2009, e improvvisamente chiuso a metà del febbraio scorso.

In poco più di 18 mesi su quel conto sarebbe transitato oltre un miliardo di euro. Secondo quanto rivelato dal quotidiano Il Messaggero (10/6), quel conto avrebbe avuto la caratteristica di venire azzerato alla fine di ogni giornata lavorativa e le somme prelevate sarebbero poi finite su un altro conto aperto dallo Ior a Francoforte, in Germania. Il sospetto dei magistrati è quindi che quel denaro, dopo il transito in Vaticano, servisse a pagare tangenti, anche in relazione all’inchiesta sugli appalti di Finmeccanica aperta dalla Procura di Napoli. Sempre secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, JP Morgan avrebbe deciso di chiudere il conto quando si rese conto che la magistratura italiana si stava interessando con crescente insistenza alle vicende finanziarie dello Ior.

L’affaire Gotti Tedeschi si fa così sempre più complesso. Anche perché la mole di documenti all’attenzione dei magistrati è notevole: ci sarebbero anzitutto 47 faldoni posti sotto sequestro dai pm della Procura di Napoli che si stanno occupando di Finmeccanica (vicenda per la quale Gotti Tedeschi non risulta però indagato), posti sotto sequestro e tuttora sigillati negli uffici dell’ex presidente dello Ior. Poi c’è il backup del pc di Gotti Tedeschi, effettuato sempre su richiesta della Procura partenopea. Inoltre, c’è il famoso “memoriale” sullo Ior, che Gotti Tedeschi stava redigendo per rispondere ai 9 punti del documento di sfiducia votato nei suoi confronti dal Consiglio di Sovrintendenza dello Ior e che è stato acquisito dai pm della procura di Roma. Infine, c’è l’appunto (supportato da alcune delle carte presenti nel memoriale) che il banchiere aveva scritto temendo per la propria incolumità.

L’avvocato di Gotti Tedeschi, Fabio Palazzo, ha sottolineato che il suo assistito «non si occupava di conti Ior, non era a conoscenza di specifici conti né di nomi a cui i conti erano intestati. Né aveva elenchi di conti o di intestatari» e che non era nemmeno «informato di eventuali personaggi politici intestatari di conti Ior». Per esclusione, sembrerebbe quindi che il memoriale si concentri soprattutto sui meccanismi che regolavano l’azione dello Ior e le sue operazioni finanziarie, specialmente in relazione alle nuove norme antiriciclaggio adottate (e poi riviste) nell’aprile 2011.

E sembra fatta apposta per gettare discredito su Gotti Tedeschi, e quindi anche su ciò che oggi starebbe rivelando ai magistrati, l’ennesima fuga di documenti dalle stanze vaticane alle scrivanie del Fatto quotidiano. Che, insieme ad un articolo di Marco Lillo datato 9 giugno, pubblica tre documenti riservati, tre lettere al card. Bertone di Carl Anderson, membro del Consiglio di Sovrintendenza dello Ior (22/5/2012), di Ronaldo Hermann Schmitz, membro dello stesso consiglio ed attuale presidente ad interim dello Ior (22/5/2012) e di Pietro Lasalvia (18/3/2011), “psicoterapeuta e ipnoterapeuta” esperto in “psichiatria occupazionale”, come recita la carta intestata della sua missiva.

Anderson afferma che Gotti Tedeschi non è «in grado di guidare l’Istituto in tempi difficili come questi», che non è capace di dare «una direzione e una progettualità» allo Ior e che le sue comunicazioni sono incentrate «non sulla vita dell’Istituto, ma sulle manovre politiche interne e sulla denigrazione degli altri». «Sarebbe per me un enorme sacrificio continuare a servire in questo Consiglio con Gotti Tedeschi», prosegue Anderson, che conclude assicurando il suo voto favorevole alla mozione di sfiducia che Schmitz avrebbe presentato due giorni dopo contro Gotti Tedeschi. «Così facendo – e qui Anderson svela la regia di Bertone su tutta l’operazione – sono certo di appoggiare la corretta decisione di Sua Eminenza e il modo in cui ha condotto la vicenda».

Schmitz al Segretario di Stato manifesta invece la sua angoscia per lo Ior, che verserebbe in «una situazione estremamente fragile e rischiosa», con un presidente che «non ha le qualità necessarie per guidare l’Istituto». Gotti, sostiene Schmitz, «ha aggravato la situazione con la sua inerzia e con la mancanza di lealtà nei confronti dei dipendenti e di trasparenza nei confronti del Consiglio».

Particolarmente interessante la lettera di Lasalvia, che assieme all’appunto in cui Gotti Tedeschi dichiara di sentirsi in pericolo di vita, la dice lunga sulle dinamiche che caratterizzano i rapporti all’interno del Vaticano. Lasalvia, che si occupa della salute dei dipendenti dello Ior, durante un rinfresco organizzato per lo scambio degli auguri natalizi, racconta di essersi seduto vicino a Gotti Tedeschi e di averne osservato per tutta la serata il comportamento. Dice di averlo fatto su esplicita richiesta di Bertone, al quale comunica il suo “referto” su Gotti Tedeschi, duro nei toni quanto poco attendibile per le modalità con cui è stata fatta la diagnosi. «Nel merito – scrive Lasalvia – si sono evidenziati tratti di egocentrismo, narcisismo e un parziale scollamento dal piano di realtà, assimilabile a una disfunzione psicopatologica nota come accidia sociale». (valerio gigante)

Articolo tratto da
ADISTA
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Mercoledì 20 Giugno,2012 Ore: 15:29
 
 
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