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www.ildialogo.org IL 2 GIUGNO, AVVENIRE LO CELEBRA IN MIMETICA,da Adista Notizie n. 23 del 16/06/2012

IL 2 GIUGNO, AVVENIRE LO CELEBRA IN MIMETICA

da Adista Notizie n. 23 del 16/06/2012

36731. ROMA-ADISTA. Il 2 giugno oltre alle Forze armate sfilano anche i preti-soldati. Non lungo via dei Fori Imperiali all’interno della «sobria» parata militare costata oltre tre milioni di euro, ma sulle colonne di Avvenire che, in occasione della Festa della Repubblica, dedica una intera pagina del giornale ai cappellani militari, dando la parola al loro capo, il vescovo castrense nonché generale di corpo d’armata mons. Vincenzo Pelvi.

«Un cristiano può essere soldato? E un militare può essere canonizzato? Chi per professione è tenuto a portare le armi può essere indicato dalla Chiesa come modello non solo da ammirare, ma addirittura da imitare? Come si può raggiungere la santità impegnandosi in un lavoro che comporta la possibilità di uccidere?», chiede l’ordinario militare in un lungo articolo titolato “In divisa per il bene di tutti”, pubblicato anche sulla Rivista della Stato maggiore della Difesa. Domande retoriche, per una risposta che non può che essere affermativa: «Dinanzi al nodo della guerra, con le violenze e il carico di sangue che comporta, la vocazione alla santità del militare rischia di non essere compresa, particolarmente da coloro che esaltano la pace ad oltranza». E chissà se mons. Pelvi annovera anche Gesù di Nazaret fra i difensori della pace «ad oltranza». «In particolare – prosegue il generale di corpo d’armata in talare – la Chiesa ha sempre tentato di prevenire, limitare e moralizzare la guerra, ma non si è mai lasciata intimorire dinanzi all’esigenza di un confronto concreto e non retorico con essa. La guerra, infatti, non è estirpata dalla condizione umana, e gli uomini, in quanto peccatori, sino alla venuta di Cristo saranno minacciati da conflitti. Eppure anche nelle e attraverso le guerre, i credenti rispondono alla chiamata universale alla santità, facendo prevalere le virtù sui vizi, gli ideali sulle ideologie, gli interessi comuni su quelli individuali, auspicando alternative di giustizia e di pace. Perciò, la vita militare è stata in passato e può essere ancora oggi luogo, strumento ed epifania di santità per quei laici che, dediti al servizio della Patria, espletano la loro professione militare come ministri della sicurezza e della libertà dei popoli».

E fra gli esempi di «santità militare» mons. Pelvi ripropone Giovanni XXIII, il papa della Pacem in Terris, l’enciclica del 1963 che condannò la guerra come “roba da matti” (alienum a ratione) e ne denunciò l’irragionevolezza, rilanciando così la sua idea di fare di Roncalli – che nel 1901 svolse regolarmente il servizio militare al posto del fratello maggiore, la cui presenza era necessaria in famiglia per il lavoro nei campi, e durante la prima guerra mondiale fu cappellano nell’ospedale di Bergamo – il patrono dell’esercito (v. Adista n. 80/11). Roba da matti. (luca kocci)

Articolo tratto da
ADISTA
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Sabato 16 Giugno,2012 Ore: 16:17
 
 
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