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www.ildialogo.org SCISMA NELLO SCISMA? I VERTICI DEI LEFEBVRIANI SEMPRE PIŲ DIVISI SULLA PACE CON ROMA,di Adista Notizie n. 20 del 26/05/2012

SCISMA NELLO SCISMA? I VERTICI DEI LEFEBVRIANI SEMPRE PIŲ DIVISI SULLA PACE CON ROMA

di Adista Notizie n. 20 del 26/05/2012

36690. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Quando appare ormai prossima, sembra poi allontanarsi nuovamente, la conclusione della controversia che divide il Vaticano e la Fraternità sacerdotale S. Pio X, fondata da mons. Lefebvre (v. Adista Notizie nn. 6 e 14/12). Il 16 maggio, infatti, la Congregazione per la Dottrina della Fede si è riunita in seduta straordinaria per discutere il testo inviato da Fellay a metà dello scorso aprile, in risposta al Preambolo dottrinale elaborato dal Vaticano e da sottoscrivere ai fini della reintegrazione nella Chiesa. A giudicare dal comunicato della Sala Stampa, l’impressione è che nemmeno questa sia la volta buona: il testo è stato esaminato e «sono state formulate alcune osservazioni che saranno tenute presenti nelle discussioni successive tra la Santa Sede e la Fraternità San Pio X». Come dire: non è finita qui.

Quale possa essere l’esito del botta e risposta, tuttavia, è ancora tutt’altro che certo, anche se è più che evidente che la Fraternità è, al suo interno, molto divisa: se il superiore, mons. Bernard Fellay, sta cercando un accordo accettabile con Roma a livello dottrinale, i suoi tre confratelli vescovi (Alfonso de Galarreta, Richard Williamson e Bernard Tissier de Mallerais) non sono disposti a scendere a compromessi e a fare negoziati: uno degli scenari possibili è, dunque, quello di uno scisma nello scisma. Di fronte a questo scenario, il Vaticano ha affermato che le «posizioni adottate dagli altri tre vescovi della Fraternità S. Pio X» dovranno «essere trattate separatamente e individualmente».

Fellay appare comunque molto ottimista riguardo alla riappacificazione con Roma, magari grazie alla creazione di una prelatura personale, simile a quella ottenuta dall’Opus Dei, benché questo possa costare molto in termini di unità all’interno della Fraternità. Sta di fatto che attribuisce il merito di una soluzione imminente a Benedetto XVI: «Personalmente – ha detto in un’intervista al Catholic News Service – avrei desiderato aspettare un tempo più lungo per vedere le cose in modo più chiaro, ma sembra proprio che il Santo Padre voglia che accada adesso». Quanto al punto più controverso, che ha reso per ora impraticabile l’ipotesi di una reintegrazione, ossia l’accettazione del Concilio Vaticano II come magistero autentico della Chiesa, in continuità con la tradizione, Fellay comincia a mostrare una certa apertura in proposito. «Il papa afferma che il Concilio deve essere posto all’interno della grande tradizione ecclesiale, deve essere interpretato in accordo con essa. Sono dichiarazioni con le quali siamo in pieno, totale e assoluto accordo». Il problema, afferma, potrebbe risiedere «nella sua applicazione».

Scisma al quadrato?

In realtà il fantasma che si aggira in queste fasi di negoziazione è quello di uno scisma all’interno della Fraternità. Da uno scambio di lettere riservate, risalenti allo scorso aprile (poco prima che Fellay inviasse in Vaticano la sua seconda risposta, dopo una prima inviata in gennaio e giudicata insufficiente), e pubblicate a sorpresa sul sito della Fraternità, emerge che in un messaggio datato 7 aprile che porta le tre firme congiunte, i confratelli vescovi di Fellay avvertono quest’ultimo che accettare le condizioni poste da Roma implicherebbe «mettersi nelle mani di modernisti e liberali dei quali abbiamo appena constatato la caparbietà». Il pensiero di papa Ratzinger, spiegano, «è impregnato di soggettivismo», e l’accettazione dei lefebvriani avverrebbe solo in un quadro «di pluralismo relativista e dialettico con la condizione di restare in piena comunione rispetto all’autorità». Chi vuole tornare in seno a Roma, affermano, sta conducendo «la Fraternità a un punto di non ritorno, a una profonda divisione irreversibile, e qualora si arrivasse a un accordo di questo tipo, a potenti influssi distruttivi che la Fraternità non sopporterà». Fellay, rispondendo loro il 14 aprile, li accusa di «mancanza di una visione sovrannaturale e di realismo» e ricorda loro che «il principio di unità nella nostra società è il Superiore Generale, ma da qualche tempo state tentando, ognuno in modo diverso, di imporre il vostro punto di vista, anche sotto forma di minacce e anche pubblicamente».

Sull’esistenza di questo profondo disaccordo Fellay non è stato reticente. «Vi sono discrepanze nella società e non posso escludere che si arrivi a una divisione», ha ammesso, qualificando inoltre, in un comunicato dell’11 maggio scorso, la divulgazione delle lettere confidenziali come «peccato grave».

Fellay ha anche manifestato un certo ottimismo per il futuro, sottolineando che «nella Chiesa c’è un cambiamento di atteggiamento, agevolato dai gesti e dalle azioni di Benedetto XVI nei confronti della Tradizione» e adottato soprattutto da giovani sacerdoti, seminaristi e anche giovani vescovi «che ci mostrano la loro simpatia e il loro appoggio». Anche se, ammette, questi sono «schiacciati dalla linea dominante nella gerarchia, che appoggia il Concilio Vaticano II». (ludovica eugenio)

Articolo tratto da
ADISTA
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Martedė 22 Maggio,2012 Ore: 15:17
 
 
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