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www.ildialogo.org L’unità possibile: un’esperienza di ecumenismo dal basso,di Andrea Bo

Chiesa di frontiera
L’unità possibile: un’esperienza di ecumenismo dal basso

di Andrea Bo

L’Eucaristia dei cattolici e la Santa cena dei luterani e degli evangelici è uno dei nodi che ancora affligge il cammino ecumenico: le nostre Chiese sembrano infatti arroccarsi per impedire la condivisione di questo gesto, sostenendo che senza la piena comunione non si possa celebrare insieme. Ma un’esperienza nata dalla Chiesa non istituzionale sta cercando di smuovere questo scoglio.

L'iniziativa è nata all'interno di un gruppo ecumenico, “Strumenti di pace”, costituitosi a Torino 25 anni fa, in occasione dell'incontro per la Pace di Assisi del 1986, composto da credenti di confessione cattolica ed evangelica, con lo scopo di condividere l'impegno comune per la pace, cercando di vivere l'ecumenismo come presupposto fondante, più che come fine. Oltre all'impegno sui temi della pace, da una decina d'anni il gruppo ha iniziato un’esperienza di ascolto condiviso della Parola di Dio, organizzando un ciclo annuale di incontri che, partendo un tema specifico, si mette in ascolto della Parola, con l'aiuto di voci provenienti dalle diverse confessioni e dalla condivisione in piccoli gruppi di credenti anch'essi di diverse estrazioni confessionali.

All'interno di questo cammino, lo scorso anno, durante la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, la cui riflessione verteva sulla comunità cristiana descritta nel capitolo 2 degli Atti degli apostoli («Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere…»), il gruppo si è interrogato sul perché, dopo aver condiviso l'impegno per la pace, aver imparato ad ascoltare la Parola insieme, condividendone la ricchezza dei diversi modi di farla risuonare, non fosse possibile spezzare insieme il Pane come faceva la comunità descritta negli Atti degli apostoli. Il gruppo ha così avviato un percorso di riflessione nel quale, pur riconoscendo le difficoltà teologiche, ecclesiologiche e pastorali che ancora feriscono il cammino ecumenico, riportasse l'attenzione sull'invito che viene rivolto a partecipare alla cena e a spezzare il pane insieme, invito rivolto a tutti che non proviene dalle nostre Chiese, ma da Cristo stesso.

È emersa quindi la proposta di tentare un cammino di “Ospitalità eucaristica”: un gruppo di credenti di confessioni diverse ospita, senza rinnegare le interpretazioni del gesto proprie delle Chiese d'origine, presso diverse comunità per condividere l'Eucaristia o la Santa cena, celebrandola secondo il rito e le regole proprie ed abituali della comunità ospitante. Per meglio definire le modalità di questa “Ospitalità eucaristica” e renderle più comprensibili, il gruppo ha stabilito cinque criteri: che i partecipanti del gruppo ospitato siano battezzati, ossia che abbiano aderito alla fede in Cristo; che i partecipanti frequentino di norma la Santa cena o l'Eucaristia presso le proprie comunità di origine, garantendo così che il gesto non sia dovuto alla ricerca di un'alternativa a quanto si vive nelle proprie Chiese; che i partecipanti credano alle parole che Gesù ha pronunciato durante l’ultima cena, così come sono riportate nei tre Vangeli sinottici e nel capitolo 11 della prima Lettera di Paolo ai Corinzi e che credano, di conseguenza, alla presenza del Signore durante la celebrazione del rito; che le diverse interpretazioni delle parole e della modalità della presenza del Signore non siano vincolanti per poter partecipare al rito, non deve cioè essere richiesto a credenti di altre confessioni di vivere il gesto secondo un'interpretazione che non sia la loro propria; che la partecipazione di credenti di diverse confessioni sia palese e preceduta da una presentazione delle motivazioni che l'hanno incoraggiata, nell'ottica di un confronto e di un coinvolgimento del gruppo con le comunità ospitanti.

Per avviare questo cammino il gruppo ha contattato diverse comunità cattoliche, evangeliche ed ortodosse, chiedendo di essere ospitato nelle loro comunità, ed ha cercato anche di stimolare il confronto su questo tema con le commissioni ecumeniche cattoliche ed evangeliche cittadine. Alcuni hanno riposto positivamente, altri hanno chiesto, prima di praticare l'ospitalità, di incontrare il gruppo per conoscere meglio l'iniziativa. Gli ortodossi russi, pur rifiutando l'ospitalità eucaristica, hanno offerto una serata di confronto sull'argomento (le altre Chiese ortodosse purtroppo non si sono pronunciate). Anche il contatto con la Commissione ecumenica diocesana non ha avuto seguito, se non con un incontro con il suo presidente che, pur cercando di comprendere le motivazioni dell'iniziativa all'interno di un cammino ecumenico che dura da decenni, non ne ha ravvisato l'opportunità e la possibilità di estensione ad un ambito più ampio.

In ogni caso, a partire dal mese di novembre 2011 e fino alla fine dello scorso febbraio, il gruppo è stato ospite di tre comunità cattoliche e di due comunità evangeliche. Tutti gli incontri sono stati caratterizzati da un profondo spirito di accoglienza e da un desiderio di conoscenza reciproca e di superamento di alcuni pregiudizi. Le caratteristiche di ogni comunità sono emerse sia nelle presentazioni, sia nella forte partecipazione alla liturgia, offrendo, da una parte, la percezione della ricchezza della diversità e, dall'altra, il senso di unità e di comunione su ciò che è essenziale: la fede in unico Signore e la risposta al suo invito di spezzare il pane insieme. Le differenze di teorie teologali, di riti, di ministeri sono passate in secondo piano di fronte al gesto che Gesù rinnova in ogni celebrazione. Il successo degli incontri è stato rimarcato dal fatto che, a partire dal primo, si sono aggiunte al gruppo itinerante altre persone delle comunità via via ospitate.

Si può affermare che in questi incontri l'unità delle Chiese è parsa possibile. Anzi, forse, da qui è proprio iniziata, dal momento che non si è solo pregato per l'ecumenismo, ma lo si è realizzato secondo le parole di Paolo nel capitolo 10 della prima Lettera ai Corinzi: «Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane». Questa può essere una risposta all'obiezione che non ci può essere condivisione eucaristica senza piena comunione, ribaltandone l'asserto e testimoniando che lo spezzare il Pane insieme ci porta alla comunione.

Pur nella consapevolezza che questo cammino non è completamente in linea con le indicazioni di alcune delle nostre Chiese, si è creduto che fosse il momento di osare, con mitezza e senza sentimenti di rottura, ma con fermezza, nella speranza che il cambiamento sia possibile, soprattutto se si sposta l'attenzione dalle dispute teologiche e pastorali all'ascolto della Parola di Dio. L'unità delle Chiese non è una pia intenzione lasciata alla loro buona volontà, ma un comando che il Signore ha dato ai suoi discepoli prima di lasciarli: «Perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me» (Gv 17,22). Nell'obbedienza a questo comando, e come risposta all'invito di continuare a rendere vivo il gesto da lui compiuto nell'ultima cena, il cammino proseguirà con nuovi incontri, come testimonianza che l'unità nel corpo di Cristo è possibile.

* Del gruppo Strumenti di Pace

Da  Adista Segni nuovi n. 13 del 7 Aprile 2012



Lunedì 23 Aprile,2012 Ore: 15:46
 
 
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