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www.ildialogo.org LEFEBVRIANI-SANTA SEDE: ENNESIMO RIMPALLO,da Adista Notizie n. 14 del 14/04/2012

LEFEBVRIANI-SANTA SEDE: ENNESIMO RIMPALLO

da Adista Notizie n. 14 del 14/04/2012

36624. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA.  È una partita a ping pong che dura ormai da sette mesi e che assume toni sempre più grotteschi, oramai, il dialogo tra il Vaticano e i lefebvriani scismatici della Fraternità San Pio V riguardo all’adesione al Preambolo dottrinale da parte di questi ultimi come condizione per la reintegrazione all’interno della Chiesa (v. Adista nn. 67, 69, 76, 84, 91, 97/11 e 6/12). Ora, dopo la risposta negativa dei lefebvriani dello scorso gennaio, il Vaticano ha commentato, rilanciando ulteriormente la palla nuovamente ai lefebvriani. A metà marzo, infatti, in occasione di un incontro tra il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede card. William Levada, il segretario del medesimo dicastero mons. Luis Francisco Ladaria e mons. Guido Pozzo, segretario della Commissione Ecclesia Dei, per la parte vaticana e mons. Bernard Fellay, superiore generale della Fraternità, accompagnato dal secondo assistente Alain-Marc Nély, la Santa Sede ha affermato che la risposta dei lefebvriani esprime una posizione «non sufficiente a superare i problemi dottrinali che sono alla base della frattura tra la Santa Sede e la suddetta Fraternità». Dunque, «allo scopo di evitare una rottura ecclesiale dalle conseguenze dolorose e incalcolabili, il superiore generale della Fraternità sacerdotale san Pio X è stato invitato a chiarire la sua posizione allo scopo di arrivare alla riduzione della frattura esistente, come si è augurato papa Benedetto XVI». Quanto ai tempi di una ennesima risposta da parte dei lefebvriani, il Vaticano – tramite il portavoce p. Federico Lombardi – ha fatto sapere di aspettarsi all’incirca un mese.

Tre giorni dopo l’incontro, mons. Nicola Bux, consultore alla Congregazione presieduta da Levada, ha indirizzato a Fellay una lettera, invitandoli ad accettare un accordo. «Possiamo dirvi -  scrive Bux - “Venite sicuramente a Roma”, presso la casa del Padre comune, che ci è stato donato come perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità cattolica». Il vostro rifiuto, continua,  «aumenterebbe lo spazio delle tenebre, non quello della luce». Come dimenticare, poi, i « gesti concreti e significativi del Santo Padre, come la remissione delle scomuniche ai vescovi ordinati da mons. Lefebvre, l’apertura di un confronto aperto sulla interpretazione del Concilio Vaticano II alla luce della Tradizione, e per questo anche il rinnovamento della Commissione Ecclesia Dei?». Anche sui  punti da approfondire, «la vostra presenza, canonicamente garantita, nella Chiesa aiuterà a portare maggiore luce». Gli risponde, qualche giorno dopo, il controverso vescovo revisionista mons. Richard Williamson, uno dei quattro a cui Benedetto XVI ha revocato la scomunica: «La sincerità del Papa nel suo desiderare il ritorno della Fraternità alla “piena comunione ecclesiale”, com’è dimostrato da una serie di gesti di buona volontà, è fuori dubbio, ma “una comune professione di fede” fra la Fraternità e coloro che credono nel Vaticano II non è possibile, tranne che questa non venga meno alla fede da essa difesa nei colloqui dottrinali». (ludovica eugenio)

Articolo tratto da
ADISTA
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Marted́ 10 Aprile,2012 Ore: 16:39
 
 
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