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www.ildialogo.org VICENZA: COPPIE DI FATTO, IL SINDACO DICE SĖ, LA CURIA DICE NO,di Adista Notizie n. 9 del 10/03/2012

VICENZA: COPPIE DI FATTO, IL SINDACO DICE SĖ, LA CURIA DICE NO

di Adista Notizie n. 9 del 10/03/2012

36571. VICENZA-ADISTA. Dopo Milano e Gubbio, dove il registro per le unioni civili nelle ultime settimane è stato al centro di un fuoco incrociato (v. Adista Notizie n. 5/12), la polemica sbarca anche a Vicenza. Il 18 febbraio scorso il neonato comitato “Dir.Vi.” (Diritti Vicenza) – di cui fanno parte oltre che una serie di associazioni locali, anche Partito Democratico, Sinistra Ecologia e Libertà, socialisti e Rifondazione – ha lanciato una campagna di raccolta firme per chiedere al sindaco che l’amministrazione comunale organizzi il rilascio, da parte dell’anagrafe, di una attestazione di famiglia anagrafica basata sui “vincoli di natura affettiva”. «Si profila la necessità sempre più urgente – si legge sul sito del comitato – di superare situazioni di discriminazione e di favorire l’integrazione sociale, culturale ed economica nei confronti delle coppie non sposate, regolarmente coabitanti, siano esse di sesso diverso o dello stesso sesso». «È civilmente necessario e possibile – prosegue “Dir. Vi.” – che anche il Comune di Vicenza, sulla scia di quanto già riconosciuto in molti altri Comuni nel nostro Paese, come Padova e Torino, provveda a riconoscere a queste coppie diritti fondamentali» come, ad esempio, la «legittimazione ad ottenere informazioni sullo stato di salute del convivente, nonché ad assisterlo nelle strutture sanitarie in caso di degenza»; «l’accesso ai servizi per le coppie dei consultori familiari»; «il risarcimento di danni morali e materiali in caso di morte del convivente causata colposamente da terzi»; «eventuali agevolazioni sui servizi rivolte alle coppie».

L’iniziativa ha trovato l’immediato avallo del sindaco Achille Variati, cattolico del Partito Democratico. «Siamo una società aperta che vive di orientamenti diversi – è stato il suo commento – ed è per questo che da parte mia non c’è alcuna obiezione. Anzi, sono favorevole all’estensione dei diritti civili, prima di tutto quando non ledono i diritti altrui, come in questo caso».

Di tutt’altro avviso la diocesi di Vicenza, guidata da mons. Beniamino Pizziol, che ha rilasciato una nota ritenendo «opportuno fornire alcuni criteri per un discernimento sul valore e sulla opportunità di tale proposta». Facendo riferimento al dettato costituzionale, la diocesi ha sottolineato che «è evidente che alla “famiglia fondata sul matrimonio” viene attribuito un riconoscimento e una condizione speciali, fondati sull’impegno che chi si sposa si assume di fronte alla società». Un riconoscimento che, prosegue la nota, «come è stato più volte ribadito dalla Corte Costituzionale, non è fonte di discriminazione per altre forme di convivenza tra persone, prive del carattere pubblico, della stabilità, della certezza, della reciprocità dei diritti e dei doveri, che invece possono nascere solo dall’istituto matrimoniale. La tutela di alcuni aspetti derivanti da una convivenza di fatto non appare perseguibile con il ricorso allo strumento dell’anagrafe, che non ha questo compito e non può essere strumentalmente utilizzato per questi fini». «In particolare – prosegue la nota – relativamente alle convivenze di persone dello stesso sesso, va ricordato che le persone con orientamento sessuale omofilo secondo l’insegnamento della Chiesa partecipano al progetto di salvezza di Dio, che chiama ogni persona a dare un senso pieno alla propria vita», però, continua la diocesi, «solo nella differenza sessuale si esprime nella sua pienezza la chiamata di ogni uomo ad essere “immagine di Dio”». «Per quanto riguarda la comunità civile, è doveroso venga evitata ogni forma di discriminazione e siano garantiti a ciascuno i diritti fondamentali di ogni persona umana. Eventuali convivenze tra persone dello stesso sesso non possono, però, pretendere il riconoscimento giuridico accordato alla famiglia fondata sul matrimonio».

E intanto a Napoli, dove dal 13 febbraio è realtà il registro delle unioni civili, non sarà felice il card. Sepe che già nel novembre scorso, quando aveva preso il via l’iter di approvazione (v. Adista Segni Nuovi n. 1/12 e Adista Notizie n. 3/12), aveva bocciato l’iniziativa: «I registri delle unioni civili non sono una priorità per Napoli», aveva detto. «Rispetto tutti, ho incontrato queste persone (i gay, ndr), per loro ho un rispetto totale senza alcun tentennamento. Però è chiaro che ci sono delle cose che, come cattolici, non possiamo accettare». (i. c.)

Articolo tratto da
ADISTA
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Martedė 06 Marzo,2012 Ore: 15:42
 
 
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