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www.ildialogo.org VATICANO: LA CRISI AVANZA. ANCHE QUELLA FINANZIARIA,da Adista Notizie n. 8 del 03/03/2012

VATICANO: LA CRISI AVANZA. ANCHE QUELLA FINANZIARIA

da Adista Notizie n. 8 del 03/03/2012

36557. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. «C’è un’azione congiunta, direi molto efficace, tra la Santa Sede e la Conferenza Episcopale Italiana, che tende alla promozione e a un’azione propulsiva dell’impegno dei cittadini cattolici nella vita sociale e politica». «Questa sinergia tra la Santa Sede, la Cei, le Chiese locali italiane conferisce molto alla nazione italiana, l’aiuta a uscire da situazioni di disagio e la prepara, la sospinge verso un futuro di maggiore solidarietà, verso un futuro di speranza che tutti auspichiamo migliore del presente». A pronunciare queste parole di “pace” e distensione, in un periodo in cui alto continua ad essere il dissidio tra Vaticano e Cei per l’egemonia dei rapporti con il mondo politico (ed economico-finanziario) italiano è stato il segretario di Stato vaticano, card. Tarcisio Bertone, intervenuto al Tg1 del 18 febbraio scorso.

Evidente il desiderio di gettare acqua sul fuoco dopo lo scandalo seguito all’impressionante fuga di notizie dai Palazzi Vaticani. Ugualmente evidente il tentativo di rassicurare l’opinione pubblica, attraverso il principale telegiornale della rete pubblica, circa i rapporti all’interno della gerarchia ecclesiastica, a margine del Concistoro e della celebrazione dell’anniversario dei Patti Lateranensi (e della loro revisione). Ai più attenti osservatori, le parole di Bertone non possono però che suonare stridenti rispetto ad una realtà, quella intraecclesiastica, che manifesta sempre più evidenti i segni e gli effetti del conflitto.

Ad acuire maggiormente la situazione, rendendo ancora più imprevedibili gli esiti delle divergenze tra eminenti esponenti della Curia vaticana, tra Vaticano e presidenza della Cei, tra potenti lobby all’interno della Chiesa, come Opus Dei e Comunione e Liberazione, anche i problemi finanziari del Vaticano.

Il Consiglio di undici cardinali per lo studio dei problemi economici ha concluso il 15 febbraio l’analisi del bilancio preventivo consolidato della Santa Sede e quello del Governatorato. «Pur esprimendo compiacimento per i risultati prospettati», l’organismo vaticano ha manifestato «preoccupazione per la situazione di crisi generale, la quale non risparmia neppure il sistema economico vaticano nel suo complesso». Il che, sostiene il comunicato diffuso dalla sala stampa della Santa Sede alla fine dell’incontro, «è evidente soprattutto per la Santa Sede, la cui insostituibile fonte di sovvenzionamento è costituita dalle libere offerte dei fedeli».

Fuori dal linguaggio tipico dei palazzi apostolici, il messaggio sembra piuttosto chiaro: il bilancio non va bene, poiché ci sono state operazioni finanziarie che non hanno portato i risultati sperati e le offerte continuano a calare.

Del Consiglio fanno parte arcivescovi e cardinali di diversi Paesi del mondo: Angelo Scola, arcivescovo di Milano, Agostino Vallini, vicario del papa per la diocesi di Roma, Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia, Antonio Maria Rouco Varela, arcivescovo di Madrid, Norberto Rivera Carrera, arcivescovo di Città del Messico, Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban, Juan Luis Cipriani Thorne, arcivescovo di Lima, George Pell, arcivescovo di Sydney, Jorge Liberato Urosa Savino, arcivescovo di Caracas, Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux (Francia), Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo (Brasile).

Un organismo, quello vaticano, a forte egemonia Opus Dei, nonostante nella composizione dovrebbe rappresentare la Chiesa dei cinque continenti più che quella delle lobby economico-finanziarie. Se notissima è infatti l’appartenenza all’Opera fondata da Escrivà de Balaguer del card. Cipriani, meno lo è la vicinanza di prelati come Rouco Varela, Meisner, Rivera Carrera (“amico” anche dei Legionari di Cristo) e Pell. Di altri, come Urosa Savino e Jean-Pierre Ricard, Fox Napier (paladino della lotta contro il preservativo in Africa) sono risapute le posizioni ultraconservatrici in campo politico, ecclesiale e liturgico, che ne fanno cardinali di certo non ostili alle influenze opusdeiste. Per il resto, se la presenza di Vallini nella commissione ha un carattere istituzionale (in quanto rappresentante del papa), Scola vanta una quarantennale militanza nelle fila di Comunione e Liberazione, mentre Odilo Pedro Scherer (ex pupillo del card. Claudio Hummes e suo successore a San Paolo), è vicino al movimento carismatico del Rinnovamento nello Spirito.

Obolo e “oboli”

Per ciò che concerne le offerte, certamente sulle donazioni dei fedeli pesa l’onda lunga degli scandali pedofilia, soprattutto negli Usa e in Germania, Paesi tradizionalmente molto generosi. C’è poi da considerare la disaffezione dovuta allo scarso appeal mediatico di questo papa rispetto al precedente, oltre alle inchieste che hanno coinvolto esponenti del clero in tante parti del mondo. Se le donazioni costituiscono ancora un buon gettito all’interno del bilancio vaticano è anche perché in buona parte si tratta di offerte “obbligatorie”: il canone 1271 del Codice di Diritto Canonico prescrive infatti che «I vescovi, in ragione del vincolo di unità e di carità, secondo le disponibilità della propria Diocesi, contribuiscano a procurare i mezzi di cui la Sede Apostolica, secondo le condizioni dei tempi, necessita per essere in grado di prestare in modo appropriato il suo servizio alla Chiesa Universale». Già nel bilancio 2010, in ogni caso, anche le offerte delle diocesi avevano subito un ridimensionamento del 25% rispetto al 2009.

Altro settore storicamente in perdita è quello della Attività Istituzionale che, inglobando i dicasteri della Curia romana, rende servizi, ma non produce ricavi. Tradizionalmente in rosso anche il settore denominato “Attività delle quattro Istituzioni collegate con la Santa Sede”, ossia Radio Vaticana, la Tipografia vaticana e L’Osservatore Romano, la Libreria Editrice Vaticana e il Centro Televisivo Vaticano.

A bilanciare i conti, ci aveva sempre pensato l’attività speculativa finanziaria del Vaticano, assieme alla speculazione immobiliare (nella sola città di Roma, si stima che il 20% del Patrimonio immobiliare sia riconducibile alla Chiesa cattolica, a partire dal Vaticano). Ma forse ora non è più così.

Nel capitolo “offerte” andrebbe conteggiato anche il cosiddetto Obolo di S. Pietro, ossia l’insieme dei soldi raccolti durante le questue fatte in tutto il mondo nel giorno della solennità degli apostoli Pietro e Paolo (una tradizione di origine medievale, formalizzata da Pio IX all’indomani della breccia di Porta Pia) di cui il papa dispone per le opere di carità a sua totale discrezione. Anche l’Obolo, negli ultimi anni, ha subìto un vistoso calo, passando dai circa 80 milioni di euro del 2007 ai 46 del 2010. In ogni caso, l’Obolo non rientra nel bilancio consolidato della Santa Sede, così come il bilancio dello Stato della Città del Vaticano, giuridicamente diverso da quello della Santa Sede. Ma anche lo Ior, pur essendo dichiarato “ente della Chiesa” (e grazie a questo titolo si sottrae all’osservanza delle leggi italiane anche quando opera nel territorio nazionale) non è sottoposto al controllo del Consiglio degli undici cardinali per lo studio dei problemi economici e, di conseguenza, i suoi conti non compaiono quindi nel bilancio della Santa Sede.

Nulla, per ora, riguardo al merito delle lettere dell’ex segretario del Governatorato Vaticano, mons. Carlo Maria Viganò, che aveva denunciato scorrettezze e sperperi nella gestione degli appalti delle ristrutturazioni edilizie e della manutenzione dei giardini vaticani di competenza del Governatorato (v. Adista n. 5/12): la nota emessa al termine dei lavori del Consiglio ricorda infatti che «il Governatorato ha un’Amministrazione autonoma ed indipendente da contributi della Santa Sede». (valerio gigante)

Articolo tratto da
ADISTA
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Luned́ 27 Febbraio,2012 Ore: 23:04
 
 
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