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www.ildialogo.org WIKILEAKS ALLA VATICANA: NUOVO ATTO DELLA CAMPAGNA ANTI-BERTONE,da Adista Notizie n. 7 del 25/02/2012

WIKILEAKS ALLA VATICANA: NUOVO ATTO DELLA CAMPAGNA ANTI-BERTONE

da Adista Notizie n. 7 del 25/02/2012

36546. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Sempre più imbarazzato, il portavoce della Sala Stampa vaticana, dopo aver smentito seccamente le rivelazioni giornalistiche, per poi confermarle, riducendone però la portata, parla di Wikileaks vaticana; anzi, con originale neologismo, di “Vatileaks”.

Al di là delle definizioni, è un fatto che ormai la fuga di notizie dai palazzi vaticani si è fatta preoccupante e che la scelta di testate giornalistiche (il Fatto quotidiano) e televisive (“Gli intoccabili” di Gianluigi Nuzzi) di una certa risonanza mediatica, oltre che di taglio piuttosto critico contro l’establishment, indica la volontà da parte di chi ha favorito la pubblicazione dei documenti, di provocare un forte impatto sull’opinione pubblica, che colpisca in modo particolare la nomenklatura vaticana, a partire dal card. Tarcisio Bertone.

Il 15 febbraio, l’ultimo colpo: la pubblicazione di due nuovi documenti riservati, datati gennaio 2012, riguardanti lo Ior. Si tratta di appunti riservati che mostrano quanto siano forti le resistenze a consentire alle autorità antiriciclaggio italiane e vaticane di indagare nei conti cifrati e nei movimenti bancari per il periodo anteriore all’aprile 2011, data in cui sono entrate in vigore le nuove norme vaticane in materia di trasparenza finanziaria. I documenti mostrano perplessità e divergenze di vedute nell’establishment vaticano, che non sembrerebbe intenzionato ad attuare quegli impegni assunti in sede europea per aderire agli standard del Comitato per la valutazione di misure contro il riciclaggio di capitali che tra alcuni mesi dovrebbe inserire lo Stato della Città del Vaticano nella white list dei Paesi che recepiscono le normative internazionali in materia. La prima lettera è firmata dal professor Giuseppe Dalla Torre, presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano e giurista di riferimento della Santa Sede; la seconda dal card. Attilio Nicora (ex presidente dell’Apsa, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica e attualmente presidente dell’Autorità di Informazione Finanziaria, l’Aif).

Quello di Dalla Torre è un parere legale richiesto dalla Segreteria di Stato per avere la giusta interpretazione sulla nuova normativa antiriciclaggio introdotta da Benedetto XVI e confermerebbe l’intenzione di non permettere all’Aif di indagare su fatti risalenti alla gestione dei conti antecedenti all’aprile 2011, come richiesto invece dalla giustizia italiana.  «Esattamente l’opposto di quanto affermato nel comunicato della sala stampa della Santa Sede del 9 febbraio», dice chiaramente Dalla Torre. Secondo quanto emerge dalla lettura del documento, in Vaticano ci sarebbero due linee interpretative diverse, già anticipate dal Fatto con il documento riservato intitolato “Memo Ior-Aif” pubblicato sul numero del 31 gennaio: la prima, sostenuta dal direttore generale dell’Aif, l’avvocato Francesco De Pasquale, intendeva spingere lo Ior a collaborare con l’Aif e a fornire tutte le informazioni richieste dalla giustizia italiana, anche sui fatti precedenti all’aprile del 2011. La seconda linea, sostenuta invece dall’avvocato Michele Briamonte, dello studio Grande Stevens di Torino, era del parere che l’Aif non avesse poteri di ispezione sui movimenti bancari precedenti all’aprile del 2011.

In ballo, oltre al mantenimento o meno del segreto bancario fino a quella data, anche l’inchiesta della magistratura italiana, che aveva sequestrato diversi milioni transitati in maniera poco chiara su istituti di credito italiani.

Nella sua lettera il cardinale Nicora sostiene invece le ragioni della trasparenza. Un orientamento diverso, scrive, «potrebbe essere visto all’esterno, anche se erroneamente, come un passo indietro rispetto al cammino sin qui percorso».

Alla fine, a prevalere sarà la linea di Briamonte. Infatti, in un decreto del presidente del Governatorato Vaticano, mons. Giuseppe Bertello, del 25 gennaio scorso, l’Aif viene privato dei suoi poteri di ispezione. Con la conseguenza che le indagini bancarie e giudiziarie dello Stato italiano in materia sono destinate ad arenarsi, come già molte volte in passato.

Chi scende e chi sale

Le rivelazioni mettono in forte crisi di fronte all’opinione pubblica la figura e l’azione del card. Bertone. E, insieme al segretario di Stato, anche quella parte di dirigente da lui inserita in questi anni nei posti chiave del governo vaticano (v. Adista n. 10/12) Ma, soprattutto, ad essere messi in cattiva luce sono lo Ior (tirato in questi giorni nuovamente in ballo anche per diverse altre vicende del  recente passato, a partire dal crack del Banco Ambrosiano e dal caso Orlandi) e l’Opus Dei, che delle finanze vaticane è oggi magna pars (se non altro per la presenza ai vertici dell’istituto di un suo soprannumerario, Ettore Gotti Tedeschi).

Sul fronte opposto, ad uscire bene da tutta la vicenda è Nicora che, non a caso, è tra quei prelati che negli ultimi mesi hanno fatto la fronda al card. Bertone, saldando gli interessi della vecchia dirigente vaticana scalzata dall’attuale segretario di Stato, con quelli della presidenza della Cei (da tempo ostile allo strapotere del card. Bertone e alla sua ingerenza nella politica italiana) e di Comunione e Liberazione, che – specie dopo l’affare del San Raffaele – percepisce i propri interessi minacciati dalla presenza sempre più pervasiva in campo economico di Bertone, sinora sostenuta e finanziata dall’Opus Dei.

Difficile pensare oggi ad una lunga permanenza di Bertone ai vertici del governo vaticano. C’è già chi scrive esplicitamente di una crescente disaffezione del papa nei suoi confronti. Voci che hanno una doppia valenza. Sottolineare la perdita del sostegno di Ratzinger equivale infatti a rendere più fragile la posizione di Bertone. Amplificare questa presunta presa di distanza del papa rafforza inoltre la tesi della totale estraneità di Ratzinger rispetto alla impressionante serie di scandali che stanno coinvolgendo la Curia vaticana: vittima impotente (o inconsapevole) dei suoi più stretti collaboratori. In tanti, a partire dal portavoce vaticano padre Lombardi, dipingono Benedetto XVI come il papa riformatore che ha vinto le resistenze di chi si opponeva alla trasparenza ed al nuovo codice antiriciclaggio varato nell’aprile scorso. Anche se tale ricostruzione fosse vera, resterebbero comunque le contraddizioni rilevate dal presidente dell’Associazione italiana responsabili antiriciclaggio Raniero Razzanti, che proprio a riguardo delle norme antiriciclaggio vaticane ha osservato che l’obbligo di registrare l’attività dei soggetti che operano in Vaticano sussista – lo dice il documento stesso – «soltanto quando il pagamento è effettuato in contanti per un importo pari o superiore a 15mila euro». Una norma che lascia fuori tutti i pagamenti che non vengono effettuati in contanti, oltre che quelli in contanti, anche pagati in tranche, purché inferiori ai 15mila euro. (valerio gigante)

Articolo tratto da
ADISTA
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Marted́ 21 Febbraio,2012 Ore: 18:27
 
 
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