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www.ildialogo.org VATICANO IN LIBERA USCITA. DI NOTIZIE. PROSEGUE LA RESA DEI CONTI INTERNA,di Adista Notizie n. 12 del 18/02/2012

VATICANO IN LIBERA USCITA. DI NOTIZIE. PROSEGUE LA RESA DEI CONTI INTERNA

di Adista Notizie n. 12 del 18/02/2012

36535. ROMA-ADISTA. Prosegue, innescata dalla trasmissione condotta su La7 da Gianluigi Nuzzi, la polemica sulla gestione delle finanze vaticane e sugli scontri interni alla Curia (v. Adista n. 10/12). Altra “carne al fuoco” è arrivata da un’altra puntata de “Gli Intoccabili”, che la sera dell’8 febbraio ha dedicato la prima parte della trasmissione allo Ior, ma anche da un articolo pubblicato la mattina di quello stesso giorno sull’Unità. L’articolo - intitolato “Riciclaggio, quattro preti indagati. I silenzi del Vaticano sui controlli” - parla di alcuni preti indagati dalla magistratura italiana per aver movimentato ingenti somme di denaro su conti riconducibili allo Ior aperti presso banche italiane e sosteneva che l’Aif (l’Autorità di Vigilanza Finanziaria istituita dal Vaticano in applicazione delle nuove normative antiriciclaggio varate ad aprile 2011 dalla Santa Sede e presieduta dal card. Attilio Nicora), tranne che in un caso, «non avrebbe fornito a Banca d’Italia» le risposte richieste. In particolare, si cita il caso di don Emiliano Messina, prete della diocesi di Camerino, sul cui conto Ior una donna, sotto il falso nome di «Maria Rossi», avrebbe effettuato transazioni per almeno 300mila euro. Tutto sarebbe avvenuto, scrive l’Unità, «con il beneplacito del direttore generale dello Ior Paolo Cipriani il quale – saranno le indagini a stabilire se in buona o in cattiva fede – risulta, agli atti, aver garantito in forma scritta alla banca sull’identità della falsa Maria Rossi».

Accuse ripetute nel corso della trasmissione di Nuzzi, durante la quale è stato mostrato anche un documento riservato, già pubblicato il 31 gennaio dal Fatto Quotidiano: si tratta di un “memo” che attesta l’esistenza di una discussione interna al Vaticano sul comportamento che avrebbe dovuto tenere lo Ior di fronte alle richieste dell’Aif, sollecitata a fornire informazioni alle autorità inquirenti italiane.

Secondo Il Fatto, ma anche secondo “Gli Intoccabili”, il “memo” dimostrerebbe che i vertici della Chiesa, nonostante le ripetute dichiarazioni di collaborazione con le autorità italiane e di trasparenza, tenterebbero di evitare qualsiasi trasmissione di informazioni alla giustizia italiana per quanto riguarda ciò che è successo allo Ior fino all’aprile 2011, cioè fino all’entrata in vigore delle nuove normative antiriciclaggio varate dal Vaticano per poter entrare nella white list degli Stati virtuosi in materia di lotta al riciclaggio.

Norme che peraltro secondo il presidente dell’Associazione italiana responsabili antiriciclaggio e consulente della commissione parlamentare antimafia, Raniero Razzanti, intervistato nel corso della trasmissione, non garantiscono la totale trasparenza delle transazioni finanziarie. Razzanti cita in particolare un passaggio della normativa, quello che obbliga a registrare l’attività dei soggetti che operano in Vaticano «soltanto quando il pagamento è effettuato in contanti per un importo pari o superiore a 15mila euro». Insomma, ha chiosato Razzanti, basta che il pagamento non venga effettuato in contanti (per esempio con assegno o bonifico) per evitare la registrazione; oppure sia effettuato in contanti, ma in tranche inferiori ai 15mila euro.

A queste accuse è seguita la secca e sdegnata replica del portavoce vaticano p. Federico Lombardi, che in una nota del 9 febbraio parla, tra l’altro, di «notevole mancanza di serietà di indagine» da parte dell’autrice dell’articolo comparso sull’Unità, precisando che, «come è noto alle autorità italiane, e come risulta dalla documentazione accessibile agli ufficiali sia della Santa Sede, sia della Repubblica Italiana, l’Istituto Opere di Religione ha cooperato ripetutamente con le Autorità italiane ad ogni livello», fornendo «informazioni, anche al di fuori dei canali formali, nel periodo precedente la costituzione dell’Autorità vaticana di Informazione Finanziaria».

Pochi giorni prima, il 4 febbraio, la presidenza del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano aveva pubblicato una nota nella quale bollava come «abusiva» la pubblicazione delle due lettere di mons. Carlo Maria Viganò al papa ed al cardinale segretario di Stato; sottolineava che gli appalti «per nuove opere di un certo rilievo – come per esempio il restauro in corso del Colonnato di Piazza S. Pietro o la costruzione della fontana di S. Giuseppe – vengono assegnati con regolare gara e dopo esame da parte di una commissione ad hoc». Per il Governatorato, le accuse di Viganò sono «frutto di valutazioni erronee, o si basano su timori non suffragati da prove, anzi apertamente contraddetti dalle principali personalità invocate come testimoni». Il comunicato ribadisce inoltre la «piena fiducia e stima» del Governatorato negli «illustri membri del Comitato Finanza e Gestione», cioè il gruppo di banchieri chiamato in causa da Viganò con l’accusa di curare i propri interessi piuttosto che quelli del Vaticano, e «nelle Direzioni e nei vari Collaboratori» del Governatorato, perché si sono «rivelati infondati - dopo accurato esame - sospetti e accuse».

Ma a testimonianza del clima da “fine impero” che si respira in Vaticano anche l’appunto, pubblicato dal Fatto (10/2), in cui l’arcivescovo di Palermo, card. Paolo Romeo, denuncia una congiura contro il papa, entro il novembre 2012, per portare sul soglio pontificio l’arcivescovo di Milano, il card. Scola. (valerio gigante)

Articolo tratto da
ADISTA
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Luned́ 13 Febbraio,2012 Ore: 19:20
 
 
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