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www.ildialogo.org NUOVE DIMISSIONI AL TONIOLO: PIŲ VICINA LA RESA DEI CONTI INTERNA,di Adista Notizie n. 5 del 28/01/2012

NUOVE DIMISSIONI AL TONIOLO: PIŲ VICINA LA RESA DEI CONTI INTERNA

di Adista Notizie n. 5 del 28/01/2012

 36498. MILANO-ADISTA. Nell’occhio del ciclone, l’Istituto Toniolo - l’Ente morale fondato nel 1920 dal Vaticano per gestire, attraverso il suo “Comitato permanente”, l’Università Cattolica di Milano, (ma anche gli atenei di Brescia, Cremona, Piacenza, Roma, Campobasso, il Policlinico Agostino Gemelli di Roma, nonché la casa editrice Vita e Pensiero) - ci sta ormai da un paio di anni. Almeno da quando scoppiò il caso Boffo, il cui dossier era iniziato a circolare proprio negli ambienti della Cattolica, spia di come i fragilissimi equilibri che governano la «cassaforte» dell’Università Cattolica stessero cambiando. Il Toniolo, infatti, è diviso tra un’ala più prossima al segretario di Stato Vaticano, il card. Tarcisio Bertone, ed una più “sensibile” ai desiderata della Cei, ma soprattutto del card. Camillo Ruini (sostenuto anche dal card. Dionigi Tettamanzi, che Ruini fece nominare nel 2003 alla presidenza del Comitanto Permanente dell’istituto).

L’ultimo episodio, destinato ad accelerare ulteriormente la resa dei conti interna, le dimissioni dal Comitato, formalizzate nell’ultima riunione, svoltasi il 17 dicembre scorso, dell’economista Alberto Quadrio Curzio, vicino all’ex ministro Giulio Tremonti, e di Giuseppe Camadini, imprenditore bresciano, storico punto di riferimento della finanza “bianca”, alla guida dell’Istituto Paolo VI e della cattolicissima Editrice La Scuola, dato in quota Cei-Tettamanzi. A gettare benzina sul fuoco, una lettera inviata da Quadrio Curzio al presidente del Toniolo Tettamanzi, nella quale il consigliere dimissionario motiva la sua decisione con una severa critica ai metodi di gestione dell’istituto e ai rapporti con l’ateneo e il policlinico Gemelli.

Il Toniolo, tra i molti suoi poteri, ha anche quello di nominare la maggioranza dei membri del consiglio d’amministrazione della Cattolica (10 su 18) al quale spetta, a sua volta, la nomina del rettore. E a proposito del rettore della Cattolica, l’attuale, Lorenzo Ornaghi, vicinissimo al card. Camillo Ruini, essendo stato nominato a novembre ministro dei Beni Culturali, ha chiesto di essere messo in aspettativa. Il consiglio d’amministrazione dell’Ateneo, lo scorso 23 novembre, ha preso atto della richiesta di Ornaghi, temporaneamente sostituito dal prorettore Franco Anelli. Ma, è stato fatto notare da alcuni consiglieri, la legge prevede l’aspettativa solo per i docenti e non per i rettori. Qualcuno avrebbe preferito quindi nominare subito il successore di Ornaghi. Alla fine è prevalsa, a maggioranza, una linea soft: se il governo resterà in carica fino al 2013, la Cattolica provvederà alla nomina di un nuovo rettore.

Intanto, degli originari 11 componenti (cui va aggiunto il presidente) restano in carica come consiglieri del Comitato Permanente Toniolo, “solo” Paola Bignardi e Dino Boffo (vicini a Ruini); Felice Martinelli e Roberto Mazzotta (vicini a Tettamanzi); Cesare Mirabelli, Piero Melazzini e Anna Maria Tarantola (vicini a Bertone).

Decimato dalle dimissioni, il Comitato dovrà ora fare definitivamente i conti al proprio interno, anche perché il presidente del Toniolo, l’ex arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, è vicino alla scadenza del mandato, così come i consiglieri Bignardi, Mirabelli e Martinelli.

Più volte, anche in maniera eclatante (v. Adista n. 57/11), il segretario di Stato vaticano Bertone aveva chiesto al cardinal Tettamanzi, in ragione del suo ormai prossimo “pensionamento”, di farsi da parte e consentire un rinnovamento del Comitato Permanente (cioè che il Comitato tornasse sotto l’ala protettrice del Vaticano, sotto cui era stato sino al 2003, anno del “putsch” di Ruini, v. Adista n. 71/10). Tettamanzi aveva però sempre resistito, con l’obiettivo di discutere i nuovi assetti del Toniolo vis à vis con il suo successore alla cattedra di Milano, il card. Angelo Scola, ciellino della prima ora.

E oggi, in pole position per la poltrona di presidente del Toniolo, c’è proprio Scola, sostenuto da tutti coloro che si oppongono alla “scalata” vaticana alla Cattolica; se invece prevarrà la linea di Bertone, il nuovo presidente del Toniolo potrebbe essere Giovanni Maria Flick, che Bertone aveva momentaneamente “parcheggiato” nel consiglio della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor che controlla il San Raffaele.

Sullo sfondo, l’Opa del Vaticano sulla sanità cattolica, che mira a portare nelle mani della Segreteria di Stato alcuni importanti poli ospedalieri cattolici. Il progetto di una grande “cintura sanitaria” d’eccellenza - cioè con il San Raffaele di Milano, il Bambin Gesù, l’Idi e il Policlinico Gemelli di Roma e la Casa Sollievo di San Giovanni Rotondo - sembra per ora rimandato, soprattutto a causa della perdita di una pedina fondamentale nello scacchiere ideato da Bertone: il San Raffaele di Milano, che per mesi è stato sul punto di passare sotto controllo vaticano, grazie alla cordata guidata dal manager Giuseppe Profiti, dal presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi e dal finanziere Vittorio Malacalza, ma che alla fine è andato al ras delle cliniche lombarde Giuseppe Rotelli, il quale ha offerto per l’ospedale fondato da don Verzé 405milioni di euro, contro i “soli” 250 del Vaticano, che ha rinunciato a rilanciare. L’operazione, infatti, pare sia apparsa troppo rischiosa a diversi esponenti della Curia Vaticana, per l’eccessiva esposizione debitoria dell’ospedale milanese, oltre che per l’enorme esposizione mediatica raggiunta da tutta la vicenda. Alcuni cardinali avrebbero espresso le loro riserve direttamente al papa. A partire da due prelati lombardi di “peso”, espressione all’interno della curia romana della cosiddetta “finanza bianca”: il cardinale varesino Attilio Nicora, presidente dell’Aif, la nuova authority incaricata di controllare l’attività finanziaria di tutti gli enti del Vaticano, e il cardinale bresciano Giovanni Battista Re, ex prefetto della Congregazione per i Vescovi e referente ecclesiastico dei banchieri e degli imprenditori cattolici lombardi. Ma anche il card. Bagnasco e l’arcivescovo di Milano Scola (forse intimorito dalla concorrenza vaticana alla sanità targata Cl che in regione Lombardia la fa da padrona) avevano manifestato più di una perplessità sulla vicenda San Raffaele. Così come non del tutto convinto era apparso lo stesso presidente dello Ior, Gotti Tedeschi, pure vicinissimo al segretario di Stato. E alla fine Bertone ha dovuto, suo malgrado, rinunciare alla succosa operazione. (valerio gigante)

Articolo tratto da
ADISTA
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Martedė 24 Gennaio,2012 Ore: 21:20
 
 
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