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www.ildialogo.org UNA STORIA GIÀ SENTITA. IL VATICANO ACCUSA I RELIGIOSI DI FARE CHIESA PARALLELA,Da ADISTA NOTIZIE N. 89 del 03 Dicembre 2011

UNA STORIA GIÀ SENTITA. IL VATICANO ACCUSA I RELIGIOSI DI FARE CHIESA PARALLELA

Da ADISTA NOTIZIE N. 89 del 03 Dicembre 2011

36417. FIRENZE-ADISTA. Cambiano i prefetti della Congregazione per i Religiosi (dal 4 gennaio scorso, mons. João Braz de Aviz, ha sostituito Franc Rodé, giunto in età di pensione), ma non cambia la maniera vaticana di guardare ai religiosi, sempre sospettati di insubordinazione alle gerarchie, locali e centrali. Un richiamo all’obbedienza è stato anche quello che il segretario della Congregazione, mons. Joseph William Tobin, il 10 novembre, ha rivolto alla 51.ma assemblea nazionale della Conferenza italiana dei superiori maggiori (Cism), riuniti a Firenze.

«C’è l’accusa – ha riferito genericamente – che i religiosi vogliono formare una “Chiesa parallela”,  specie quando i sacerdoti religiosi si rifiutano di prestare un servizio pastorale alla diocesi benché la mansione richiesta non sia in contraddizione col carisma dell’Istituto». «È fonte di perplessità – ha specificato – che i religiosi non partecipino alle strutture di consultazione e di collaborazione della Chiesa particolare, come gli incontri di decanato, le assemblee pastorali, le giornate di formazione». Il risultato è di danneggiare l’unità fra sacerdoti diocesani e religiosi nel medesimo presbiterio e di sfuggire – rimprovero leggibile in filigrana – all’autorità del vescovo locale. Questi, ha rivendicato Tobin, avrebbe diritto ad essere consultato quando un istituto religioso «vende un immobile, ritira un parroco o un vicario oppure decide di lasciare la diocesi». L’Istituto, invece, si difende dietro lo scudo della cosiddetta esenzione che, bisogna qui aggiungere, è tutelata dal Codice di Diritto Canonico ai canoni 591 («Per meglio provvedere al bene degli istituti e alle necessità dell’apostolato il Sommo Pontefice, in ragione del suo primato sulla Chiesa universale, può esimere gli istituti di vita consacrata dal governo degli Ordinari del luogo e sottoporli soltanto alla propria autorità, o ad altra autorità ecclesiastica, in vista di un vantaggio comune») e 586 («È riconosciuta ai singoli istituti una giusta autonomia di vita, specialmente di governo, mediante la quale possano valersi nella Chiesa di una propria disciplina e conservare integro il proprio patrimonio»).

L’annoso conflitto tra Chiesa profetica e Chiesa gerarchica è tornato a riecheggiare nelle parole del segretario della Congregazione, che definisce «grave errore» la «giustapposizione esagerata tra la vita religiosa e le strutture della Chiesa, quasi potessero sussistere come due realtà distinte, l’una carismatica, l’altra istituzionale; mentre ambedue gli elementi, cioè i doni spirituali e le strutture ecclesiali, formano un’unica, anche se complessa, realtà». «Ci sono state delle dichiarazioni infelici da parte di alcuni» in questo senso, ha riferito. «Questa contrapposizione cresce – ha osservato – dove non ci sono strutture a favore di una comunicazione più efficace tra vescovi e superiori maggiori per incoraggiare una comprensione reciproca e un dialogo efficace». Dialogo per il quale mons. Tobin ha individuato quattro caratteristiche: la chiarezza, la fiducia, la mitezza e la prudenza; e un fondamento: «La ricerca della comunione reciproca nella Chiesa». In mancanza di «un progetto di strutture che favoriscono il dialogo al servizio della comunione, potrebbe essere facile acquisire nella Chiesa particolare altre forme di rapporto: quelle di una società commerciale, di un parlamento con partiti opposti, di una giungla dove soltanto il più forte sopravvive».

No a «riletture del Vangelo»

Un analogo richiamo alla comunione ecclesiale è stato rivolto da mons. Tobin alla Confederazione dei religiosi spagnoli (Confer) riunita in Assemblea generale. «La comunione è assumere la diversità delle distinte opzioni» e «il dialogo è un modo di essere Chiesa», ha detto intervenendo il 17 novembre, avvertendo che «il protagonismo e l’isolamento garantiscono che l’attenzione divenga distruttrice. Per noi, il dialogo è segno che manteniamo fra di noi gli stessi presupposti di Cristo». In questo contesto, la questione dell’obbedienza è la «comprensione del mistero di Cristo e un atteggiamento di assenso alla volontà del Padre».

All’apertura dell’Assemblea dei religiosi spagnoli ha presenziato anche il nunzio apostolico mons. Renzo Fratini. Dopo un encomio ai presenti per la «fedeltà alla vita consacrata», giù con l’ammonizione: «Il Vangelo non passa» (Mt 24,35) e «i suoi criteri sono per sempre», ha innanzitutto osservato, e perciò «non si possono fare riletture del Vangelo per adattarsi a quello che il mondo chiede». Da qui la prescrizione del nunzio: «affermare la propria identità, così come l’amore e l’adesione alla Chiesa». (eletta cucuzza)

Articolo tratto da
ADISTA
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Martedì 29 Novembre,2011 Ore: 19:04
 
 
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