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www.ildialogo.org BERTONE SCONFESSA LA NOTA DI GIUSTIZIA E PACE SULLA CRISI. E "BLINDA" LA CURIA,di Agenzia Adista n. 86 - 26 Novembre 2011

BERTONE SCONFESSA LA NOTA DI GIUSTIZIA E PACE SULLA CRISI. E "BLINDA" LA CURIA

di Agenzia Adista n. 86 - 26 Novembre 2011

36403. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Un’ulteriore accelerazione del processo di accentramento del potere avviato negli ultimi anni. Un sistema per riportare sotto controllo ogni eventuale spinta centrifuga da parte dei dicasteri vaticani. Ma anche un sistema per evitare gaffes ed imbarazzi, che negli ultimi anni non sono mancati Oltretevere, per disorganizzazione, mancanza di comunicazione e forse anche per qualche volontaria “omessa vigilanza” da parte di qualche ecclesiastico o responsabile di Curia che intendeva mettere in cattiva luce l’operato del Segretario di Stato.

Una di queste ragioni, o tutte insieme, sono probabilmente all’origine della decisione del Segretario di Stato vaticano, il card. Tarcisio Bertone, di non permettere più a nessun ufficio della Curia romana di pubblicare o diffondere documenti prima che essi abbiano ricevuto il preventivo controllo e autorizzazione da parte della Segreteria di Stato.

La decisione, resa nota da Sandro Magister (chiesa.espressonline.it, 10/11), è arrivata alla fine di un piccolo summit convocato in segreteria di Stato nei giorni scorsi. Casus belli, il documento sulla crisi finanziaria mondiale di cui il segretario di Stato ha lamentato di non essere stato informato fino all’ultimo momento.

Il 24 ottobre scorso, infatti, in Vaticano, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, si era tenuta una conferenza stampa di presentazione di una Nota del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace intitolata: “Per una riforma del sistema finanziario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale” (v. Adista n. 82/11).

Nel documento, che voleva costituire un contributo di idee e proposte per il vertice del G20 di Cannes, che si sarebbe svolto il successivo 3 e 4 novembre, il Pontificio Consiglio chiede l’istituzione di un’autorità pubblica mondiale che svolga le funzioni di una sorta di “Banca Centrale Mondiale” per regolare «il flusso e il sistema degli scambi monetari»; «la tassazione delle transazioni finanziarie, mediante aliquote eque»; la ricapitalizzare delle banche «anche con fondi pubblici condizionando il sostegno a comportamenti “virtuosi” e finalizzati a sviluppare l’economia reale». Inoltre, il documento individua le cause della crisi in «un liberismo economico senza regole e senza controlli», e in tre ideologie che hanno «un effetto devastante»: l’utilitarismo, l’individualismo e la tecnocrazia.

Insomma, a leggere la Nota, poteva apparire che il Vaticano chiedesse misure di tassazione delle transazioni finanziarie sul modello della “Tobin Tax”, che è stata evocata anche durante il G20 (ne hanno fatto cenno Obama e Sarkozy), ma senza alcun seguito. Come nessun seguito hanno avuto le altre proposte contenute nel documento, sostanzialmente smentite dall’esito del vertice di Cannes. Una circostanza, unita al sostanziale approccio “progressista” del documento, che deve aver indotto Bertone a correre ai ripari. Attraverso la decisione di filtrare più attentamente i documenti in “uscita” dalle Congregazioni, dai dicasteri e dagli uffici di Curia. Ma anche attraverso un articolo che Ettore Gotti Tedeschi (presidente dello Ior, ed economista cattolico di destra molto vicino al Segretario di Stato) ha firmato sull’Osservatore Romano del 7/11, dando della crisi, e della sua possibile soluzione, una interpretazione assai diversa dal documento del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, che non viene peraltro mai citato.

Ma dietro la decisione di Bertone potrebbe esserci anche l’esigenza di smentire un documento in cui si critica esplicitamente l’approccio tecnocratico delle istituzioni monetarie e degli organismi internazionali, che poteva suonare come una implicita critica a Mario Monti ed al nuovo esecutivo da lui varato, in cui la Chiesa cattolica è riuscita a inserire molti suoi uomini in ruoli di primissimo piano (v. notizie su questo stesso numero).

Del resto, appare difficile immaginare che in Segreteria di Stato non sapessero nulla della genesi della Nota del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Segretario di quel dicastero è infatti mons. Mario Toso, salesiano come Bertone, che lo ha prima portato in Vaticano e poi consacrato vescovo. È Toso ad aver organizzato ed animato, per conto di Bertone, una serie di incontri, durante l’estate, per la nascita di una nuova aggregazione di ispirazione cristiana. Sempre Toso, tra gli uomini di fiducia collocati da Bertone nei posti chiave della Curia e degli organismi di controllo della Santa Sede (v. Adista n. 65/11). Difficile quindi che egli non abbia avuto modo di informare Bertone della stesura di un documento così importante.

La smentita ex post del documento, è invece funzionale a smarcare la Segreteria di Stato da contenuti che stridono con gli scenari che si stanno delineando nelle ultime settimane. E costituisce un ottimo pretesto per un ulteriore giro di vite sull’autonomia dei singoli dicasteri e uffici di Curia. Accelerando un processo di centralizzazione in atto da mesi. (valerio gigante)

Articolo tratto da
ADISTA
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Marted́ 22 Novembre,2011 Ore: 16:47
 
 
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