“Dio buono in un mondo giusto” era il tema che l’Istituto, nell’ambito del programma approvato dalla Giunta direttiva lo scorso giugno, aveva affidato a Torres Queiruga in considerazione dell’indirizzo di ricerca del teologo galiziano, che ha appena pubblicato in Spagna con l’editrice Trotta il suo ultimo libro: Repensar el mal. De la ponerología a la teodicea (Ripensare il male. Dalla ponerologia [scienza del male] alla teodicea). La trattativa per ottenere l’assenso del vescovo alla partecipazione di Torres Queiruga ai corsi di formazione dell’Istituto era iniziata subito, ma si è conclusa con un nulla di fatto, ovvero con una lettera inviata da Iceta alla Giunta direttiva con la comunicazione del ‘non placet’. Della lettera null’altro si sa, tranne il fatto che, secondo informazioni raccolte dal sito Religión Digital.com (13/11), non si farebbe riferimento alcuno ad aspetti dottrinali della teologia di Torres Queiruga.

Tuttavia, fra il clero diocesano consultato dal sito, qualcosa di più deve essere emerso: sostengono infatti che «gli argomenti utilizzati dal vescovo per motivare la proibizione sono inaccettabili, specialmente quello che fa riferimento alla presunta immaturità del Popolo di Dio per ascoltare Andrés Torres Queiruga», affermazione, questa, che richiama loro la distinzione presente in Camino, l’opera guida dell’Opus Dei, fra clero e “truppa”, quel popolo ignorante che è propenso a scandalizzarsi. «Non è il teologo che dà scandalo – affondano i sacerdoti consultati – ma il vescovo con la sua ingiusta e grave sottovalutazione paternalista di quanti formano la Chiesa di Bizkaia», una delle sette province del territorio basco. E inquadrano il rifiuto di mons. Iceta «in un contesto di sospetto e isolamento dei teologi più aperti» e di ridurre l’Idtp a semplice ‘voce del padrone’, «mentre l’esercizio della teologia, divulgazione compresa, non può essere una stanca ripetizione del Catechismo. Per la sua vitalità e fecondità, la teologia ha bisogno della libertà che nasce dalla fiducia». E di fiducia e stima, in ben più ampi ambienti, deve godere Torres Queiruga, se il prossimo anno parteciperà ad un ciclo di lezioni, organizzato dall’Università gesuita di Deusto, nel quadro delle celebrazioni per il 125.mo di fondazione, che si avvarrà anche dell’insegnamento di mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.

Dalla brace alla padella

Al teologo galiziano le cose non stanno andando tanto meglio a Santiago de Compostela. Qui egli è docente universitario alla Facoltà di Filosofia. Ma è anche direttore (o meglio, lo è stato per trent’anni, fino a pochi giorni fa, quando si è dimesso per “rinverdire” la pubblicazione) di Encrucillada, «rivista galiziana di pensiero cristiano» nata come frutto del Concilio Vaticano II. Il 5 novembre la rivista ha realizzato la XXVI edizione del “Foro Encrucillada” sul tema “Per una nuova spiritualità”. Tre i relatori: mons. José Antonio Pagola (“Una spiritualità centrata su Gesù”), suor Teresa Forcades (“Il femminile nella spiritualità”) e Luis González-Carvajal (“Spiritualità e prassi cristiana”). Tanto è bastato perché il vescovo di Santiago, mons. Julián Barrio Barrio, prendesse tutte le distanze: l’iniziativa era animata da personalità indigeste al Vaticano: Pagola è sotto osservazione alla Congregazioe per la Dottrina della Fede per il suo Gesù, un approccio storico (v. Adista nn. 10, 44, 57/11); suor Forcades (v. Adista n. 69 e 72/11) per varie sue affermazioni: come quella per la quale, «la decisione di abortire è indissociabile dall’autodeterminazione della madre». Sicché in data 8 novembre il vescovo ha emesso un comunicato per dire che «la redazione e i contenuti della rivista Encrucillada (…) sono responsabilità esclusiva del Direttore»; «tantomeno è responsabilità dei Vescovi della Chiesa in Galizia l’organizzazione dei forum celebrati da questa rivista»; «il riferimento per valutare i contenuti e le opinioni relazionate con il pensiero cristiano è il Magistero della Chiesa e, concretamente, il Catechismo della Chiesa Cattolica». Punto. E il Vangelo? (eletta cucuzza)