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www.ildialogo.org AUSTRIA: NIENTE DONNE PRETE? E ALLORA LA MESSA LA FACCIAMO CELEBRARE AI LAICI,di Agenzia Adista n. 84 - 19 Novembre 2011

AUSTRIA: NIENTE DONNE PRETE? E ALLORA LA MESSA LA FACCIAMO CELEBRARE AI LAICI

di Agenzia Adista n. 84 - 19 Novembre 2011

36393. VIENNA-ADISTA. Ormai siamo allo scontro aperto. In Austria, il fronte dei “disobbedienti”, ossia i 300 parroci aderenti alla Pfarrer-Initiative - promotori, lo scorso giugno, di un «appello alla disobbedienza» (V. Adista nn. 55, 65 e 67/11) - che chiedono riforme e cambiamenti nella Chiesa e che hanno organizzato a Linz, il 6 novembre, un’assemblea, si è ancora allargato, coinvolgendo altri quattro gruppi cattolici che da tempo chiedono a Roma analoghe riforme (eliminazione dell’obbligo al celibato, sacerdozio femminile e di uomini sposati, piena accoglienza dei divorziati risposati), e annunciando, sotto la guida di «Noi siamo Chiesa», l’imminente celebrazione di messe senza la presenza del prete, se non verrà concesso il sacerdozio a donne e uomini sposati.

I cinque gruppi (oltre a Wir Sind Kirche e alla Pfarrer-Initiative, LaienInitiative, Priester Ohne Amt  e Taxhamer PGR-Initiative) hanno così intensificato la pressione sui vescovi, al termine di una giornata di studio svoltasi a Linz sul tema “Eucaristia in tempi di carenza di preti”, cui hanno preso parte 130 persone. Anche in questo caso, come già nell’appello alla disobbedienza di giugno, sono sette le tesi propugnate nel comunicato conclusivo, diffuso il 7 novembre:

1) l’Eucaristia è affidata alla comunità che «decide chi la dirige e la presiede. Per garantire l’unità della Chiesa, è necessario che sia il vescovo a conferire l’incarico» alla persona scelta dalla comunità; 2) Oggi «la celebrazione dell’Eucaristia è subordinata al numero di preti celibi»: «questo è un approccio errato». È il numero dei celebranti, infatti, «a doversi adattare al numero di comunità»; 3) La carenza di presbiteri è dovuta a «regole obsolete» e mentre in centinaia «sono stati allontanati dal ministero perché si sono sposati, i preti sono costretti a assumersi la responsabilità di sempre più numerose comunità». La cura pastorale ne viene danneggiata e i preti rischiano l’esaurimento; 4) Il celibato sacerdotale è una prassi tardiva della Chiesa (XII secolo) e «nulla osta a tornare alle origini del cristianesimo e ad affidare la guida delle comunità e la celebrazione dell’Eucaristia a uomini e donne sposati; 5) Tutti i credenti partecipano del “sacerdozio regale” (1Pt 2,9) di Cristo, conferito in occasione del Battesimo senza fare distinzioni di sesso (Gal, 3,28); 6) Le donne sono state, alle origini, diaconesse e apostole e hanno parlato profeticamente (1Cor 11,5): le successive limitazioni al loro ministero «sono stati adattamenti alla società patriarcale», ora superata nella nostra società. «Il cammino verso l’ordinazione femminile non può essere ostacolato da divieti del papa di discuterne»; 7) Ogni comunità ha diritto ad una guida, uomo o donna; se il vescovo non ottempera al suo compito di garantire questo diritto, le comunità, facendo appello al sacerdozio generale, si assumeranno la responsabilità di rendere possibile la celebrazione dell’Eucaristia, come culmine, fonte e forza della fede (Sacrosanctum Concilium 10).

Sempre a Linz, il 6 novembre, la Pfarrer –Initiative ha poi tenuto la sua riunione annuale, cui hanno partecipato 81 tra sacerdoti e diaconi. Gli aderenti conservano il termine “disobbedienza”, confermando così di voler proseguire la propria strada, come ha spiegato il promotore, ex vicario generale dell’arcidiocesi di Vienna ed ex presidente Caritas, mons. Helmut Schüller, cercando di intensificare il dialogo dei vescovi con la comunità dei fedeli.

 

Spina nel fianco della Conferenza episcopale

E mentre a Linz si concentrava l’intellighenzia del riformismo ecclesiale, a Salisburgo, il 7 novembre, aveva inizio l’assemblea autunnale della Conferenza episcopale. Ovviamente, la questione non poteva essere ignorata: e infatti nell’ordine del giorno era prevista una «discussione su diverse iniziative e proposte di riforma della Chiesa», ha detto all’agenzia Kathpress il segretario generale mons. Peter Schipka.

Al momento in cui scriviamo, l’assemblea dei vescovi appena conclusasi non ha emesso ancora alcun comunicato ufficiale. In un’intervista al settimanale News, tuttavia, il vescovo di St. Pölten mons. Klaus Küng ha commentato negativamente la proposta del nuovo ruolo dei laici all’interno dell’Eucaristia come una contaminazione di ruoli tra laici e clero: vi è un «grande pericolo», ha detto il 10 novembre, «nella tendenza ad una clericalizzazione dei laici e alla secolarizzazione o laicizzazione del clero». Ciò che occorre, ha detto è che «ognuno porti avanti seriamente i suoi compiti secondo il proprio ruolo e la propria vocazione»; un’Eucaristia senza prete, ha affermato, rappresenterebbe «un indebolimento del sacramento e del ministero sacerdotale». E dire che la diocesi di St. Pölten sente gravemente il problema della mancanza di preti: di 424 parrocchie, solo 184 hanno un parroco. Per questo è stata inventata una sorta di “centralizzazione” delle parrocchie più grandi, alle quali vengono “affiliate” comunità più piccole, nelle quali si recita il rosario o si celebra la liturgia delle ore senza la presenza del clero, mentre la messa viene celebrata solo in quelle più grandi, che godono della presenza di un parroco.

Comunque si svilupperà il rapporto fra “disobbedienti” e vertice ecclesiale, sembra che il vasto movimento di riforma austriaco possa contare sull’appoggio del popolo cattolico: stando ad un recente sondaggio realizzato dal Gfk-Umfrage Institut i cui risultati sono stati diffusi dall’emittente Orf, il 72% dei preti austriaci sostiene l’«appello alla disobbedienza»; il 76% è favorevole alla comunione ai divorziati risposati , mentre il 71% vorrebbe l’abolizione del celibato sacerdotale obbligatorio e il 55% (il 51%, secondo un sondaggio dello stesso Istituto, nel 2010) vorrebbe l’ordinazione femminile. (ludovica eugenio)

Articolo tratto da
ADISTA
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Luned́ 14 Novembre,2011 Ore: 20:09
 
 
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