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www.ildialogo.org USA: QUATTRO UNIVERSITÀ TEOLOGICHE DICONO BASTA AL “MONOLOGO” CATTOLICO SULLA SESSUALITÀ,di Agenzia Adista n. 73 - 15 Ottobre 2011

USA: QUATTRO UNIVERSITÀ TEOLOGICHE DICONO BASTA AL “MONOLOGO” CATTOLICO SULLA SESSUALITÀ

di Agenzia Adista n. 73 - 15 Ottobre 2011

36337. NEW YORK-ADISTA. È un’iniziativa senza precedenti quella avviata recentemente da quattro università teologiche statunitensi – due delle quali cattoliche – che hanno deciso di mettere a tema – e non solo da un punto di vista puramente accademico, ma anche sociale e pastorale – l’atteggiamento, finora statico e poco dialogante, della Chiesa cattolica sul tema della diversità sessuale. “More than a Monologue: Sexual Diversity and the Catholic Church” (“Più di un monologo: diversità sessuale e Chiesa cattolica”) è infatti il titolo di una serie di quattro giornate dedicate all’argomento da due università gesuite, la Fordham University (New York) e la Fairfield University (Fairfield, Connecticut), dalla Yale Divinity School  (New Haven, Connecticut) e dallo Union Theological Seminary (New York), di orientamento ecumenico.

Finalità del ciclo di conferenze – che è rivolto ad accademici cattolici, ma anche ad operatori pastorali – è quella di «accrescere la consapevolezza e dar vita ad un dialogo informato riguardo ai temi interenti alla diversità sessuale all’interno della comunità di fede e nella più ampia società civile nella quale la Chiesa cattolica e il popolo cattolico vivono».

La prima delle giornate, in programma presso la Fordham University, che l’ha organizzata (ognuna delle istituzioni, infatti, è autonoma nella preparazione delle conferenze), si è svolta il 16 settembre scorso ed è stata centrata sul tema «Imparare ad ascoltare: voci della diversità sessuale e Chiesa cattolica». Mentre molti sono a conoscenza del magistero della Chiesa sull’etica sessuale, ha spiegato in conferenza stampa, prima dell’inizio, il gesuita p. Paul Lakeland, direttore del Centro Studi cattolici americani alla Fairfiel University, le conferenze dovrebbero contribuire a parlare di temi non direttamente affrontati dal magistero: «Quando si parla di “più di un monologo”, la gente dice: “I vescovi rappresentano il monologo, noi invece vogliamo unire tutte le altre voci”». Il tentativo è di promuovere «nelle persone la conoscenza di quella che è la realtà che vivono le lesbiche o i gay cattolici». «Per troppo tempo – ha affermato Christine Firer Hinze, docente di teologia alla Fordham University – il dibattito nella Chiesa cattolica su temi riguardanti gay, lesbiche, bisessuali e transgender non è stato in realtà un dibattito. Noi speriamo di andare oltre il solito botta e risposta delle dichiarazioni ufficiali della Chiesa e delle reazioni degli attivisti gay, mostrando in che modo il tema della diversità sessuale riguarda tutti i cattolici, attivi o no, gay o eterosessuali, femmine o maschi, di ogni cultura, razza ed etnia. È giunto il momento di imparare ad ascoltare tutte le loro voci e di impegnarci in un dialogo più illuminato, empatico e schietto».

La gerarchia cattolica è stata informata del progetto, e i vescovi «hanno avuto colloqui con i presidenti di entrambe le istituzioni cattoliche», ha spiegato Lakeland, ma non vi è stata alcuna reazione al riguardo, almeno per il momento.

Tra gli interventi della prima giornata – che ha visto la partecipazione di sociologi, teologi, medici, rappresentanti del clero, attivisti gay, lesbiche e transgender – una standing ovation è stata tributata da un pubblico di quasi 400 persone a Deborah Ward, presente nella sua veste di madre di un ragazzo gay e dirigente dell’associazione Fortunate Families, che offre una rete di supporto a famiglie cattoliche con figli gay, lesbiche o transgender. La Ward ha raccontato la sua esperienza e la sua attività, che consiste nell’accogliere adolescenti omosessuali senza casa, perché rifiutati dai propri genitori. «Vediamo ragazzi  che pensano di non poter essere amati a causa del loro orientamento», ha detto. «Aiutiamo ragazzi che hanno tentato il suicidio perché rifiutati dalla famiglia. Noi li amiamo e diciamo loro che anche Dio li ama. Questi sono figli di Dio, ma il messaggio in qualche modo è andato perduto e dobbiamo trovare un modo per gridare quel messaggio più forte di qualsiasi altro».

Questo genere di riflessione critica e di riesame della propria esperienza e della propria fede, ha spiegato la Hinze, fa parte di ciò che significa essere cattolici, e non si limita a questioni accademiche: «I cattolici devono ascoltare ciò che è autentico, e in ogni epoca, vi sono cose nuove delle quali si scopre la verità o cose vecchie che continuano ad essere vere. Questo è il compito di un’università cattolica ma anche di chiunque si trovi all’interno della tradizione cattolica, che sia un vescovo, un insegnante, o una persona seduta nei banchi di una chiesa».

La seconda giornata di convegno, a cura dello Union Theological Seminary, ha avuto luogo l’1 ottobre ed è stata dedicata al tema «Vita Pro-Queer: il suicidio adolescenziale, l’educazione cattolica e l’anima delle persone Lgbtq (lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer, ndr)», con un appello alla Chiesa cattolica affinché cerchi, nella sua offerta di educazione e nella sua produzione di cultura, il benessere di persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer, mettendo in atto forme di accoglienza e valorizzazione inclusiva nella scuola e diventando per esse fonte di liberazione. Kelby Harrison, docente di Etica sociale allo Union Theological Seminary, ha fatto appello alla Chiesa cattolica, che negli Stati Uniti costituisce la prima istituzione educativa privata, affinché «si assuma la responsabilità di tutela rispetto alla cultura e agli atteggiamenti che contribuiscono al suicidio di persone Lgbtq»; in questa prospettiva, la Conferenza Pro Queer Life è servita a focalizzare l’attenzione sugli aspetti in cui le istituzioni cattoliche stanno facendo un buon lavoro, su quelli in cui possono fare di meglio e su quelli in cui la loro complicità nel ferire i giovani Lgbtq è inaccettabile».

Ad inaugurare la giornata di convegno è stato Dan Savage, popolare autore di una seguitissima rubrica per gay pubblicata su decine di quotidiani e creatore nel 2010 del progetto di aiuto agli adolescenti gay It Gets Better, «Andrà meglio».

I prossimi due appuntamenti dell’iniziativa “More than a Monologue” sono in programma per il 22 ottobre («Matrimonio omosessuale e Chiesa cattolica: voci dal diritto, dalla religione e dalle Chiese», a cura della Yale Divinity School, e il 29 ottobre («La cura delle anime: diversità sessuale, celibato e ministero», organizzato dalla Fairfield University). (ludovica eugenio)



Martedì 11 Ottobre,2011 Ore: 17:02
 
 
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