- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (273) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Crisi chiese: la rassegna stampa del 23/09/2011,

Crisi chiese: la rassegna stampa del 23/09/2011

Mancano preti e testimonianza in tv di Don Carlo Rebagliati


Non ci sono più preti giovani
Crisi in parrocchia

In tutta la diocesi solo 40
hanno meno di 40 anni

MARIA TERESA MARTINENGO

TORINO

Sono 40 appena i preti diocesani under 40 su un totale di 530: tre sotto i 30 anni e 37 tra i 30 e i 39. La difficilissima condizione della Chiesa torinese è riassunta nelle cifre illustrate ieri da don Valter Danna, neo-vicario per la Pastorale e la Formazione, al centro congressi del Santo Volto alla «Due giorni del Clero». Cifre impressionanti: dei 530 sacerdoti diocesani, 221 hanno oltre 70 anni (137 tra 60 e 70, 128 tra 70 e 80 anni, 80 tra 80 e 90 anni, 13 oltre i 90), 57 sono tra i 50 e i 60, solo 115 complessivamente sono sotto i 50. L’età media è quella della pensione dei laici, 65 anni. Per il clero, il momento del ritiro scatta a 75, e anche dopo molti restano nelle parrocchie (che sono 359) ad aiutare finché ce la fanno.

Già, il punto è farcela, anche quando si è ancora lontani dalla pensione: come ha spiegato don Danna, il prete oggi è carico di incombenze, di responsabilità che non condivide perché solo e alle prese con una condizione culturale secolarizzata, ostile. Così accade che anche i parroci siano vittime della sindrome «burnout», come i medici, gli infermieri, assistenti sociali. «È la sindrome anche detta - ha detto don Danna - del “samaritano deluso”, che riguarda persone che avevano scelto di dedicare la loro vita ad aiutare il prossimo e avevano iniziato con molto slancio, e che a un certo punto si ritrovano svuotati di energie e di ideali».

La nostra diocesi è ad una svolta. Ancora il vicario: «La drastica diminuzione delle vocazioni che assicuravano un ricambio e una suddivisione del lavoro pastorale e il vertiginoso innalzamento dell’età media dei presbiteri costringono ad un radicale ripensamento dell’impianto pastorale delle nostre parrocchie». Tra le soluzioni, indicate dall’arcivescovo nella Lettera Pastorale di pochi giorni fa: un ampio coinvolgimento dei diaconi e di laici adeguatamente formati, una più profonda comprensione dello spirito delle Unità Pastorali, cioè «più comunità parrocchiali che condividono un progetto pastorale con obiettivi comuni sotto la guida - al limite - di un solo sacerdote». Oggi il dibattito e le conclusioni dell’arcivescovo.

Notizia pubblicata sul sito: http://www.newnotizie.it/

A Mattino Cinque la testimonianza di Don Carlo Rebagliati, prete gay e sieropositivo

Mattino Cinque, prete gay - “Sono sieropositivo da 17 anni e ho scoperto di essere omosessuale quando ero un diciannovenne e stavo ancora in seminario". A parlare è Don Carlo Rebagliati, prete omosessuale e sieropositivo, che racconta la sua esperienza di sacerdote gay. Don Carlo Rebagliati si è, infatti, confessato in un'intervista rilasciata a Paolo Del Debbio nella puntata odierna di Mattino Cinque. L'uomo racconta di aver confessato di essere omosessuale al direttore spirituale, il quale gli disse che facendosi prete, avrebbe in ogni caso dovuto abbandonare la sua sessualità, sia se fosse stato etero che gay. Inoltre il direttore spirituale gli consigliò di tenersi impegnato, studiando, facendo sport e dedicandosi ad altre attività in modo da non pensare alla sua omosessualità.  "Ho vissuto questo mio essere prete/omosessuale in maniera conflittuale. C’erano dei momenti che ero tranquillo perché ero molto impegnato, altri momenti invece in cui ero meno sereno ma cercavo comunque di superare il momento in qualche modo", continua a raccontare Don Carlo.

Sesso e carità - Poi accade che Don Carlo Rebagliati inizia ad avere rapporti sessuali ovviamente con uomini. La sua sessualità e l'essere prete sono causa di una profonda conflittualità interiore. Nel tentativo di trovare un rimedio "era importante confessarmi e continuare a fare il prete nel modo migliore possibile, riempiendo la vita con qualcosa di importante come aiutare le persone in difficoltà perché il mio motto di vita è la parola di San Paolo: “La carità copre un numero grande di peccati".

Laura Errico  


Venerd́ 23 Settembre,2011 Ore: 15:03
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Crisi chiese

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info