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www.ildialogo.org IL PAPA VA IN GERMANIA. A RICEVERLO UNA CHIESA IN SUBBUGLIO E IN DRAMMATICO CALO,di Agenzia Adista

IL PAPA VA IN GERMANIA. A RICEVERLO UNA CHIESA IN SUBBUGLIO E IN DRAMMATICO CALO

di Agenzia Adista

36281. BERLINO-ADISTA. Si avvicina la data del terzo viaggio che Benedetto XVI compirà in Germania, ma il clima nel suo Paese natale – a livello ecclesiale – è tutt’altro che tranquillo. Dal 22 al 25 settembre, il papa visiterà Berlino – dove incontrerà il presidente Christian Wulff e la cancelliera Angela Merkel, terrà un discorso al Reichstag e incontrerà i rappresentanti della comunità musulmana –, Erfurt, nei luoghi dove nacque la Riforma, e Friburgo, dove incontrerà l’ex cancelliere Helmut Kohl, rappresentanti delle Chiese ortodosse e il Comitato centrale dei cattolici tedeschi.

Tema della visita: “Dove c’è Dio, là c’è futuro”. Ma il futuro della Chiesa tedesca appare piuttosto agitato. Lo stesso presidente della Conferenza episcopale tedesca e vescovo di Friburgo, mons. Robert Zollitsch, ha affermato, in una conferenza stampa il 7 settembre, che il cattolicesimo in Germania attraversa oggi una «fase difficile», causata soprattutto dai numerosi scandali riguardanti gli abusi sessuali perpetrati in vari istituti religiosi del Paese (v. Adista nn. 48, 71/10; 3, 8/11). Di fronte a tale situazione, ha spiegato, il papa «non chiude gli occhi» e «si sforza di fare tutto il necessario» perché la Chiesa recuperi credibilità. Non si sa, tuttavia, se il tema degli abusi sarà trattato da Ratzinger. In compenso, molto spazio avranno le relazioni ecumeniche, ha sottolineato il vescovo di Erfurt mons. Joachim Wanke, mettendo in evidenza l’incontro che avverrà con i vertici della Chiesa evangelica nella sua città.

Resta il fatto che la tensione è alta e da molte parti si chiedono al papa riforme ecclesiali. Il movimento Noi siamo Chiesa – presieduto da Christian Weisner – ha diffuso una dichiarazione in cui afferma che «la grande maggioranza dei cattolici tedeschi chiede da tempo l’abolizione di strutture autoritarie, la fine del celibato e l’accettazione del sacerdozio femminile».

A tracciare un interessante – ma preoccupante – ritratto della Chiesa tedesca è lo stesso Weisner sul mensile austriaco Kirche In (settembre 2011). «Negli ultimi vent’anni – ha scritto – il numero dei cattolici in Germania si è drammaticamente ridotto da 28,2 (1990) a 24,6 milioni (2010)»; «tra il 2009 e il 2010 si è verificato un aumento repentino di abbandoni: il 47%. Solo con l’elezione a papa di Joseph Ratzinger gli abbandoni sono diminuiti; un “bonus papale” durato però solamente tre anni». La situazione, in realtà, è anche peggiore di quanto evidenzino questi dati: secondo uno studio dell’Istituto di studi statistici Forsa dello scorso marzo, nel giro di un anno la percentuale di tedeschi intervistati che hanno «grande fiducia» nel papa è calata dal 38 al 29%; la capacità di ispirare fiducia da parte della Chiesa è passata dal 29 al 21%. Tra gli intervistati cattolici, poi, soltanto il 52% ha fiducia nel papa e solo il 45% nella Chiesa.

Un momento della visita del papa molto atteso è rappresentato dall’incontro con il Zentralkomitee der deutschen Katholiken che già nei primi anni ’90 aveva richiesto ai vescovi, con un documento che fece molto discutere intitolato Dialog statt Dialogverweigerung («Dialogo, non rifiuto di dialogare»), un dibattito in vista di necessarie e non più rimandabili riforme ecclesiali. È soltanto nel settembre 2010 che Zollitsch ha cominciato a dialogare con le associazioni, ancorché in modo estremamente vago e diluito nel tempo. Questo “processo di dialogo”, inaugurato a Mannheim con un incontro a luglio, non pare offrire molte speranze: assenti molti dei vescovi conservatori, esclusi i gruppi riformatori come Noi siamo Chiesa. Di qui l’attesa, afferma Weisner, di una parola esplicita del papa, in Germania, sul proseguimento di questo dialogo, ma anche la necessità di farsi sentire dal pontefice, inviando “messaggi al papa” da consegnare al nunzio prima dell’inizio della visita.

A danneggiare fortemente il clima ecclesiale sono anche le più recenti nomine episcopali nelle diocesi chiave, segnate da un forte conservatorismo: il card. Reinhard Marx, dal 2008 a Monaco, e il neo arcivescovo di Berlino mons. Rainer Woelki, infatti (nominato lo scorso luglio tra numerose contestazioni della base, v. Adista n. 57/11) vanno a rafforzare la presenza dell’Opus Dei nell’episcopato tedesco, affiancandosi all’arcivescovo di Colonia card. Joachim Meisner. Questo schieramento sembra avere una notevole influenza sugli altri vescovi, come dimostra lo scarso ascolto che ha avuto nell’episcopato, lo scorso febbraio, il durissimo documento di denuncia Kirche 2011: Ein notwendiger Aufbruch (“Chiesa 2011: una svolta necessaria”, v. Adista nn. 12, 14, 15/11), cui hanno aderito più di trecento docenti di teologia di lingua tedesca e che ha ottenuto l’appoggio di 70mila persone.

Ad accrescere il clima di tensione per l’arrivo del papa c’è poi la rabbia delle associazioni che vorrebbero esprimere la loro contestazione, ma alle quali le autorità tedesche hanno vietato di dimostrare nelle vicinanze dei luoghi dove si svolgeranno gli eventi. Sarebbero tuttavia una cinquantina quelle che starebbero pianificando di aggirare il divieto in qualche modo. Molti poi hanno contestato il fatto in sé che il papa pronunci un discorso in Parlamento. E a trovarsi in difficoltà è lo stesso sindaco di Berlino, Klaus Wowereit, che dovrà dare il benvenuto al papa nella capitale: è gay e convive con un partner, e non sa se il Vaticano è al corrente di questo. «Immagino che il papa, se interessato a questo, ne verrà informato», ha detto. (ludovica eugenio)

Fonte: Adista n.65 del 17 settembre 2011



Marted́ 13 Settembre,2011 Ore: 14:46
 
 
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