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www.ildialogo.org Preti austriaci incitano alla disobbedienza,di Christa Pongratz-Lippitt

Preti austriaci incitano alla disobbedienza

di Christa Pongratz-Lippitt

in “The Tablet” del 9 luglio 2011 (traduzione di Maria Teresa Pontara Pederiva)


Oltre 250 sacerdoti hanno lanciato una sfida direttamente all'autorità della chiesa annunciando unilateralmente un elenco di riforme che includono la Comunione ai non cattolici e sostenendo l'ordinazione delle donne e di uomini sposati.
L'iniziativa dei preti austriaci per una riforma della chiesa ha reso nota la sua piattaforma in un "Appello alla disobbedienza". L'iniziativa è guidata dall’ex vicario generale del cardinale Christoph Schönborn, mons. Helmut Schüller, e conta più di 300 membri (317 sacerdoti e 52 diaconi a tutt’oggi), pari a circa il 15 per cento del clero austriaco. "Il rifiuto di Roma a varare le riforme da troppo tempo necessarie e l'inattività dei nostri vescovi non solo permettono, ma addirittura ci obbligano a obbedire alle nostre coscienze e renderci indipendenti", dice l'appello.
Esso elenca poi le sette azioni o "segni" che i preti intendono adottare da adesso in poi. Per prima cosa, dicono, ad ogni messa essi faranno seguire alla preghiera sopra le offerte la preghiera "perché i responsabili a tutti i livelli nella Chiesa, prendano in seria considerazione le persone e le loro esigenze più che la conservazione delle convenzioni e delle tradizioni".
Hanno poi deciso "in linea di principio di non rifiutare la comunione a 'persone di buona volontà': in particolare divorziati risposati, membri di altre Chiese cristiane e, in alcuni casi, cattolici che hanno abbandonato la Chiesa". (Si riferisce ai cattolici austriaci che hanno ufficialmente firmato per uscire dalla Chiesa e di conseguenza smettere di pagare la tassa obbligatoria dovuta alla Chiesa e sono quindi stati scomunicati.)
In terzo luogo affermano che celebreranno solo una Messa o un servizio della Parola, in ogni parrocchia alla domenica o nei giorni festivi, e che non verranno chiamati sacerdoti dal di fuori parrocchia per dare una mano. "Un servizio della Parola organizzato da noi è preferibile alla performance di 'ospiti per la liturgia'", dicono.
Continuano dicendo che in futuro considereranno un servizio della Parola in cui viene distribuita la comunione come un’"Eucaristia senza prete" e lo annunceranno come tale. Affermano che questo è il modo in cui assolveranno il loro obbligo domenicale in tempi in cui i sacerdoti scarseggiano. Quinto punto: essi ignoreranno il fatto che a "competenti fedeli laici e donne insegnanti di religione" sia proibito predicare, perché "soprattutto in tempi difficili, è indispensabile proclamare la Parola di Dio".
Dicono che "compiranno ogni sforzo" per garantire che ogni parrocchia abbia il suo moderatore, “uomo o donna, single o sposato, con incarico a tempo pieno oppure part-time" e quindi di aprire la strada a un "nuovo modello di sacerdozio", piuttosto che procedere a fusioni di parrocchie.
Infine, dicono che intendono avvalersi di ogni opportunità per parlare pubblicamente a favore dell’ordinazione delle donne o di uomini sposati, considerando queste persone come "colleghi benvenuti".
L'appello afferma poi che i membri dell'iniziativa dei preti sono in piena solidarietà con i loro confratelli che hanno lasciato il sacerdozio per sposarsi e anche con quei sacerdoti che stanno continuando a servire come preti, anche se stanno "vivendo all’interno di una relazione".
Poco dopo la pubblicazione dell’appello, la domenica della Trinità, il vice presidente della conferenza episcopale austriaca, il vescovo di Graz-Seckau, Egon Kapellari, ha pubblicato una dichiarazione che diceva: "Questa visione parziale della situazione generale nella Chiesa austriaca e le conseguenze che vengono tratte potranno sembrare plausibili a molte persone, ma essa mette seriamente in pericolo l'identità e l'unità della Chiesa cattolica. E’ del tutto legittimo esprimere le preoccupazioni delle parrocchie, ma è una cosa assai diversa incitare alla disobbedienza e mettere in pericolo la fisionomia (Gestalt) della Chiesa a livello mondiale e in maniera del tutto unilaterale rifiutare gli obblighi comuni”. Sottolineando di essere "chiaramente e decisamente" contrario a questo appello, il vescovo Kapellari ha aggiunto che non esiste uno stato di emergenza in Austria tale da giustificare una corsia speciale per la Chiesa austriaca.
Intervistato dalla televisione di stato austriaca nel corso del programma settimanale di questioni religiose, Orientierung, il 4 luglio, mons. Schüller ha ammesso di non essere ancora stato interpellato personalmente da nessun vescovo, ma che aveva letto le dichiarazioni del vescovo Kapellari. Ha riferito al quotidiano austriaco, Der Standard, che la reazione nelle parrocchie all'appello era stata "per la maggior parte positiva, ma che non sono naturalmente mancate anche critiche negative".
La copertura mediatica è stata vasta e di diverso colore, mentre c’era sorpresa al momento di andare in stampa che il cardinale Schönborn, che non è ancora in ferie, non avesse ancora reagito.
Mentre alcuni dei membri dell'iniziativa dei preti austriaci hanno una fama di sostenitori di una riforma radicale della chiesa, altri di loro hanno una reputazione molto più conservatrice.


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Appello alla disobbedienza”
di preti austriaci di “Iniziativa Parroci”
in http://www.pfarrer-initiative.at/  del 19 giugno 2011 (traduzione: www.finesettimana.org )

Il rifiuto di Roma di una riforma della chiesa da tempo necessaria e l'inattività dei nostri vescovi non solo ci permettono, ma anzi ci obbligano a seguire la nostra coscienza e ad attivarci in maniera indipendente.

Noi preti vogliamo porre in futuro i seguenti segni:
1. Diremo in futuro in ogni messa una preghiera per la riforma della chiesa. Prendiamo seriamente la parola della Bibbia: pregate e vi sarà dato. Davanti a Dio c'è libertà di parola.

2. Non rifiuteremo in linea di principio l'Eucaristia a credenti di buona volontà. Questo specialmente per divorziati-risposati, per membri di altre chiese cristiane e, in alcuni casi, anche a cattolici che sono usciti dalla chiesa.

3. Eviteremo, se possibile, di celebrare nelle domeniche e nei giorni festivi più di una messa o di incaricare preti in viaggio o provenienti da fuori. Meglio una liturgia della parola organizzata in loco che “tournée” liturgiche.

4. In futuro considereremo una liturgia della Parola con distribuzione della comunione come un’ “Eucaristia senza prete” e così la chiameremo. In questo modo assolveremo il nostro obbligo domenicale in tempo di scarsità di preti.

5. Rifiuteremo anche il divieto di predicare stabilito per laici competenti e qualificati e per donne insegnanti di religione. Proprio in tempi difficili è necessario annunciare la Parola di Dio.

6. Ci impegneremo affinché ogni parrocchia abbia un suo moderatore: uomo o donna, sposato o non sposato, a tempo pieno o a tempo parziale. Questo però non attraverso fusioni di parrocchie, ma attraverso un nuovo modello di prete.

7. Ci avvarremo perciò di ogni opportunità per esprimerci pubblicamente a favore dell'ordinazione di donne e persone sposate. Vediamo in queste persone colleghe e colleghi benvenuti in servizio pastorale.

Inoltre ci sentiamo solidali con quei colleghi che a causa del loro matrimonio non possono più esercitare il loro servizio, ma anche con quelli che, nonostante una relazione, continuano a fornire il loro servizio come preti. Entrambi i gruppi con la loro decisione seguono la loro coscienza – come facciamo noi con la nostra protesta. In loro, come anche nel Papa e nei vescovi, vediamo i “nostri fratelli”. Non sappiamo cos'altro debba essere un “confratello”. Uno è il nostro Maestro – però noi tutti siamo fratelli. “E sorelle” - si dovrebbe dire però tra cristiane e cristiani. Per questo vogliamo impegnarci, per questo vogliamo esprimerci, per questo vogliamo pregare. Amen.

Domenica della Trinità, 19 giugno 2011


Mercoledì 13 Luglio,2011 Ore: 13:26
 
 
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