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www.ildialogo.org Le obiezioni di molti teologi alla beatificazione di Giovanni Paolo II,a cura di Noi Siamo Chiesa

Le obiezioni di molti teologi alla beatificazione di Giovanni Paolo II

a cura di Noi Siamo Chiesa

   NOI SIAMO CHIESA
    Via N. Benino 3   00122 Roma
     Via Soperga 36 20127 Milano
 Tel. 3331309765 --+39-022664753
     E-mail vi.bel@iol.it
 Internet: www.noisiamochiesa.org
       COMUNICATO STAMPA

Dall’inizio la beatificazione di Giovanni Paolo II ha incontrato da parte di teologhe e teologi  forti obiezioni.  Non sono state prese in alcuna considerazione.

In relazione alla decisione di Benedetto  XVI di beatificare prossimamente Giovanni Paolo II diffondo nuovamente (qui di seguito e in file)  il documento con cui, nel dicembre del 2006, autorevoli teologi e teologhe di diversa provenienza hanno esposto obiezioni, in base alle norme canoniche, nei confronti del processo avviato subito dopo la sua morte.
Evidentemente le argomentazioni proposte non sono state prese in alcuna considerazione, altrimenti la causa avrebbe avuto un iter ben diverso.
Vittorio Bellavite, portavoce di “Noi Siamo Chiesa” 

Roma, 14 gennaio 2011

La beatificazione di Giovanni Paolo II: appello alla chiarezza.

Per l’Ufficio di postulazione della causa, Vicariato di Roma

    L’apertura ufficiale, il 28 giugno 2005, della causa di beatificazione di Giovanni Paolo II, sollecita tutti i cattolici, uomini e donne, che si sentono partecipi e responsabili della vita della loro Chiesa, ad inviare le loro testimonianze sulle opere del Romano pontefice scomparso il 2 aprile.

  Come è stato correttamente annunziato, possono essere inviate, all’ufficio competente del Vicariato di Roma, sia testimonianze a favore che testimonianze contrarie alla glorificazione di Karol Wojtyla, purché tutte siano fondate su dati obiettivi.

   Tenendo peraltro conto della sovraesposizione mediatica che si è verificata, non sempre per motivi spirituali, durante gli ultimi giorni della malattia del papa e in occasione del suo decesso, ci sembra opportuno proporre dei riferimenti a quelle donne e uomini cattolici che – senza voler ignorare naturalmente gli aspetti positivi del suo pontificato, come l’impegno per la pace o il tentativo di ammettere le colpe storiche dei figli e figlie della Chiesa nel passato; senza negare aspetti virtuosi della sua persona; e senza volerne giudicare l’intima coscienza – danno però una valutazione per molti aspetti negativa del suo operato come papa. Perciò, con questo appello invitiamo tali persone a superare la ritrosia e la timidezza, e ad esprimere formalmente, con libertà evangelica, fatti che, secondo le loro conoscenze e i loro convincimenti, dovrebbero essere d’ostacolo alla beatificazione.

   Le/i firmatari del presente appello ritengono che, rispetto al pontificato di Giovanni Paolo II, si debbano criticamente valutare, in particolare, i seguenti punti:

  1° - La repressione e l’emarginazione esercitate su teologi, teologhe, religiose e religiosi, mediante interventi autoritari della Congregazione per la dottrina della fede.

  2° -  La tenace opposizione a riconsiderare – alla luce dell’Evangelo, delle scienze e della storia – alcune normative di etica sessuale che, durante un pontificato di oltre 26 anni, hanno manifestato tutta la loro contraddittorietà, limitatezza e insostenibilità.

  3° -  La dura riconferma della disciplina del celibato ecclesiastico obbligatorio nella Chiesa latina, ignorando il diffondersi del concubinato fra il clero di molte regioni e celando, fino a che non è esplosa pubblicamente, la devastante piaga dell’abuso di ecclesiastici su minori.

4° -  Il mancato controllo su manovre torbide compiute in campo finanziario da istituzioni della Santa Sede, e l’impedimento a che le Autorità italiane potessero fare piena luce sulle oscure implicazioni dell’Istituto per le opere di Religione (Ior, la banca vaticana) con il crack del Banco Ambrosiano.

5° -  La riaffermata indisponibilità del pontefice, e della Curia da lui guidata, ad aprire un serio e reale dibattito sulla condizione della donna nella Chiesa cattolica romana.

6° - Il rinvio continuo dell’attuazione dei princìpi di collegialità nel governo della Chiesa romana, pur così solennemente enunciati dal Concilio Vaticano II.

7° - L’isolamento ecclesiale e fattuale in cui la diplomazia pontificia e la Santa Sede hanno tenuto mons. Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador, e l’improvvida politica di debolezza verso governi – dal Salvador all’Argentina, dal Guatemala al Cile – che in America latina hanno perseguitato, emarginato e fatto morire laici, uomini e donne, religiose e religiosi, sacerdoti e vescovi che coraggiosamente denunciavano le «strutture di peccato» dei regimi politici dominanti e dei poteri economici loro alleati.

Con spirito ecclesiale,

Jaume Botey, teologo e storico, Barcellona; José María Castillo, teologo, San Salvador; Giancarla Codrignani, saggista, Bologna; Rosa Cursach, teologa, Palma de Mallorca; Casiano Floristán, teologo, Salamanca; Giovanni Franzoni, teologo, Roma; Filippo Gentiloni, giornalista e scrittore, Roma; Giulio Girardi, teologo, Roma; Martha Heizer, teologa, Innsbruck; Casimir Martí, teologo e storico, Barcellona; Ramon Maria Nogués, teologo, Barcellona; José Ramos Regidor, teologo, Roma; Juan José Tamayo, teologo, Madrid, Adriana Zarri, teologa, Ivrea, Vittorio Bellavite (per “Noi Siamo Chiesa”) Roma.

Roma, 6 dicembre 2006



Venerd́ 14 Gennaio,2011 Ore: 20:05
 
 
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