Una lettera di fuoco al Vaticano
«L'arcivescovo copre preti gay»
 
Enrico Fresu
enrico.fresu@epolis.sm
Una lettera esplosiva: «L'arcivescovo Giuseppe Mani copre un prete, suo amico, omosessuale». Il destinatario è il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano. Chi l'ha scritta, all'inizio di giugno, è un gruppo di fedeli che gravita intorno alla parrocchia di Sant'Eulalia alla Marina. Quella di don Mario Cugusi, il prete al quale proprio Mani ha dato  un improvviso  benservito,  decretandone il trasferimento dopo trent'anni passati a servire messa a due passi dal porto. La stessa chiesa dove sabato decine di persone dai banchi hanno cacciato con bordate di fischi il monsignore, colpevole, a loro dire, di non avere a cuore la Diocesi cagliaritana e di trattarla come un feudo (La protesta è sul sito www.youtg.net). Una vicenda che sembrava limitata a giochi di potere all'interno della Chiesa, con don Cugusi prima vittima. Ma la storia, con lo spuntare della lettera, sembra avere contorni più torbidi.
la vicenda romana.  Bisogna tornare indietro di qualche anno. Un giovane seminarista cagliaritano, si legge nella lettera, parte alla volta di Roma per studiare: vuole diventare prete. L'alloggio è  offerto da un prelato della Capitale, amico di Mani. Qui nota degli strani movimenti, fino alla scoperta che lo sconvolge: il suo generoso ospite ha una relazione con un giovane romeno che sta in una stanza della stessa casa parrocchiale. Il giovane decide di denunciare il “misfatto” al cardinale vicario superiore gerarchico di quel prete. Scosso dalla vicenda torna a Cagliari dove, stando alla comunicazione inviata a Bertone, incappa nell'ira del monsignore toscano che lo avrebbe messo davanti a un bivio:  ritrattare pubblicamente quanto denunciato sull'accaduto nelle stanze romane o scordarsi l'ordinazione e la tonaca. A distanza di anni non può ancora dire messa. Intanto però il diacono ha presentato ricorso alla Congregazione vaticana per il Clero che, nel febbraio scorso, impose a Mani di procedere con l'ordinazione. Una decisione rimasta finora sulla carta: Mani non ha eseguito. Fin qui il contenuto della lettera, o almeno una parte.
Le ripercussioni.  I firmatari hanno messo il loro indirizzo. La zona è la Marina. E qualche alto prelato può aver pensato che ci sia lo zampino di don Cugusi, mai allineato con la Chiesa “potente”. Facile che nel quartiere a più di una persona sia venuto da pensare che ci sia un collegamento tra la denuncia e il trasferimento. Ma il parroco di Siurgus Donigala di questo non parla e il cronista nulla gli chiede al riguardo. Racconta invece un'altra storia.
Don Mario. «La mia testa», dice,  «è stata chiesta da una potenza economico finanziaria nata in questa parrocchia e che da questa parrocchia si è poi allontanata, che traffica, che si chiama Congregazione del Santissimo Sacramento, e che gestisce tutta proprietà dei campi dell’ossigeno, compresa la palestra Athlon che paga 120mila euro all’anno e che è un impero economico. Nel '98 la congregazione viene trasformata in Onlus. Io ne ho chiesto al vescovo il commissariamento». Al suo posto dovrebbe arrivare don Marco Lai, parroco a sant'Elia. «Farò ricorso. La mia rimozione non è avvenuta nei termini previsti dal diritto canonico». E sembra che sarà una battaglia carica di colpi di scena.
ha collaborato Roberto Murgia

19 luglio 2010

Per il filmato della cacciata dell'arcivescovo dalla chiesa vedi il seguente link