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www.ildialogo.org DOSSIER NON DISTURBATE L'AMORE: “DIO E UNA DONNA NEL MEDESIMO LETTO?”,DI EMANUELE REBUFFINI

DOSSIER NON DISTURBATE L'AMORE: “DIO E UNA DONNA NEL MEDESIMO LETTO?”

ADRIANA ZARRI RISPONDE ALLE DOMANDE


DI EMANUELE REBUFFINI

Amare una donna, amare un uomo, non è amare meno Dio. Fare l'amore non è di ostacolo alla perfezione, può anzi esserne strumento. Intervista alla teologa ADRIANA ZARRI, intorno ad un suggestivo romanzo.
Con il suo ultimo romanzo QUAESTIO 98. NUDI SENZA VERGOGNA, Adriana Zarri lancia un invito alla Chiesa perchè ripensi la problematica della sessualità, senza più generare inutili angosce e sensi di colpa che causano solo frustrazioni e infelicità.
E' la storia del monaco MICHELE, che abbandona il convento per sposare ILARIA. Vuole trovare una risposta alla QUAESTIO di San Tommaso. Dimostrare che amare una donna non significa amare meno Dio, ma amarlo diversamente. Far capire alla chiesa che si può essere perfetti anche facendo l'amore.
Forse aveva ragione il poeta LEE MASTERS:”Questo è il dramma della vita, che non si può essere felici se non in due”.
Cominciamo dal titolo del tuo romanzo: QUAESTIO 98. Aiutaci a comprendere la problematica sollevata nella summa....
R. “In effetti è un titolo un po' misterioso. Mi sono rifatta alla famosa QUAESTIO 98, di San Tommaso dove si dice che nel paradiso terrestre, prima del peccato originale, la continenza non sarebbe stata lodevole e il piacere sessuale sarebbe stato più intenso. Chiaro che tutto ciò rovescia molte prospettive. Partendo dalla questione di San Tommaso ho voluto contestare la tradizione cattolica che mette la verginità al di sopra del matrimonio, stabilendo una gerarchia di valori fondata non sull'eccellenza della carità – come dovrebbe essere – ma su situazioni di vita”.
ENRIQUE DUSSEL, ha scritto che “il coito è una delle esperienze metafisiche privilegiate dell'essere umano”. Anche tu credi che si possa raggiungere la perfezione attraverso la sessualità? Che l'atto d'amore possa essere esperienza mistica, che si possa vivere come realizzazione della profezia del REGNO?
R. “Esatto. La teologia della verginità è in crisi. I vecchi testi non sono più utilizzabili, inficiati com'erano di neoplatonismo. Oggi si tende a presentare la virginità come profezia del Regno dei Cieli, della vita futura. Questo è esatto ma parziale. Ritengo che anche il matrimonio, in maniera diversa, possa realizzare questa profezia”. Occorre ampliare la dimensione profetica a tutto il Popolo di Dio, senza restrtingerla ad una sola categoria”.
Bisogna allora superare la visione paolina (1 Lettera ai Corinti) della vita coniugale come meno perfetta, per cui “melius nubere quam uri”?
R. “San Paolo fa il disorso del cuore diviso e del cuore indiviso. Chi pratica la continenza è tutto per Dio e lo ama con il cuore indiviso, e chi è sposato deve preoccuparsi di come compiacere l'altro coniuge e quindi ha il cuore diviso, perchè deve spartirlo tra Dio la moglie o il marito. Nel mio libro obietto che non si è mai detto che una madre è meno perfetta perchè ha il cuore diviso dall'amore per i figli. Quest'argomento salta fuori stranamente, solo a proposito della sessualità. Il che rivela una coda di paglia. Il sospetto permanente della Chiesa verso l'eros, l'amore passionale, mentre mi pare che proprio nell'amplesso sessuale si possa raggiungere un alto livello di contemplazione”.
SANT'AGOSTINO considerava il desiderio sessuale un male e solo il legame coniugale poteva trasformarlo in bene. SAN GIROLAMO era ancora più drastico: invitava a prendere la scure e a “tagliare le radici dell'albero sterile del matrimonio”.....
R. “Gli storici hanno appurato che San Girolamo era sessualmente disturbato. Bisognerebbe fare un ampio studio storico sulle ragioni del sospetto della Chiesa verso la delectatio sensibilis. Un motivo mi pare essere l'inculturazione del Vangelo nella Grecia platonica dove la materia era vista come imperfetta. Poi c'è il peso molto forte di Sant'Agostino, che non si liberò mai del tutto del manicheismo. Ed ebbe anche un'infelice esperienza sessuale. Ma ci sono delle radici meno antiche, ovvero il celibato ecclesiastico. Se uno ha davvero il carisma della verginità, può sublimare la sessualità ed essere una persona veramente libera, senza complessi. Ma la maggioranza dei religiosi mi sembrano costretti a subire una legge che non avrebbero altrimenti scelto. Accettando quest'ultimo di malavoglia, conducono una vita piena di tensioni, finendo con l'erigere delle barriere difensive: la sessuofobia e l'antifemminismo. Se noi ci rifacciamo alla Bibbia, troviamo un'altissima esaltazione della sessualità, perchè la coppia è l'immagine di Dio e l'amore tra uomo e donna è immagine dell'amore di Dio”.
Si sente spesso parlare di castità. Di fronte al flagello dell'AIDS i richiami ad essa si sprecano. Bisognerebbe sgombrare il campo da un equivoco: castità non deve confondersi con continenza...
R. “Mi batto molto per questo. E' una confusione filtrata anche nel linguaggio canonico, pechè quando si dice che i religiosi fanno voto di castità, si afferma una cosa inesatta: il loro è un voto di continenza, cioè di astensione dai rapporti sessuali, mentre la castità è la virtù che regola la vita sessuale, è la coerretta vita sessuale. Quindi riguarda anche i coniugi”.
Il tuo romanzo non ha un lieto fine I due protagonisti, MICHELE ED ILARIA, muoiono. Nella conclusione molto simile all'inizio del libro, scrivi:”come in tutti i monasteri contemplativi si curava molto l'eleganza dell'incedere processionale. Era una specie di ritmo che svolgeva, nei passi, la preghiera. La fila attraversò il chiostro illuminato dalla luna, il gatto s'insinuò lento, tra i monaci, che lo scansarono con indulgenza, e subito ricomposero il ritmo. Sfilarono in silenzio, come facevano da secoli, come se non fosse successo niente ed erano successe tante cose che , invisibili, pesavano sui passi. Era successo uno strappo nella teologia, era successo l'amore, il dolore, la morte, ma soprattutto era successa la vita. Vuol dire che comunque la sfida di MICHELE è comunque destinata a fallire? Che la Chiesa continuerà a procedere con i ritmi di sempre, per nulla turbata dalle tante rotture della vita e tra queste quelle dell'amore e del sesso?
R. “Non credo. Mi fa piacere che tu abbia citato l'ultima pagina, con quella pittura della vita monacale. Ma ho usato il condizionale:”come se non fosse successo niente”. Infatti, nella parte finale del romanzo i monaci prendono in esame l'esperienza di MICHELE, e la valutano positivamente. Dimostrandosi felici della verifica fatta della Quaestio di Tommaso”.
La sessualità è stata spesso ridotta alla sua funzione riproduttiva, ignorando le altre valenze come se il sesso fosse un rapporto tra cose e non tra persone...
R. “Ritengo che la morale sessuale della Chiesa prima del VATICANO II non fosse molto bella. Il CASTI CONNUBII, per esempio. C'è voluto il Concilio per parlare dell'amore, prima si parlava di “diritto”, di”controllo”, di debito coniugale. Di remedium concupiscentiae.....tutte cose molto brutte. La Bibbia, soprattutto il CANTICO DEI CANTICI, è al di fuori di una prospettiva creativa. Non pechè non facia parte di questo grande quadro, ma perchè non si ferma tutto qui”.
Ad un certo momento ILARIA compie un atto di rivolta e afferma:”La teologia lasciala ai preti sull'altare e non portarla a letto con tua moglie. Il tuo misticismo erotico mi ripugna: mi sembra una porcheria di lusso. La povera gente fa i suoi discorsi sporchi, e noi invece facciamo la pornografia da signori, con ascetica e mistica di mezzo”. Questo non volere “Dio tra le coperte”, il desiderio di “fare l'amore senza complicazioni con il cielo”, fa di ILARIA il simbolo del modo di pensare comune secondo cui “carne e Dio stanno bene separati”? In MICHELE, invece, nel volere la sua donna “tutta intera”, nel credere che nell'”amore c'è dentro tutto: la terra e il cielo”, c'è la convinzione che la spiritualità sia dentro la materialità e da essa inscindibile?
R. “In ILARIA c'è la reazione nei confronti degli eccessi di MICHELE, non sempre rispettoso dei suoi ritmi. É un richiamo al valore intrinseco della sessualità, che ha una sua autonomia al di fuori della teologia. L'intesa tra i due è difficile, perchè tra l'uomo e la donna c'è attrazione e ripulsa, c'è attrazione e conflitto. In ILARIA c'è l'ingelosirsi di Dio, ma senza dubbio è MICHELE il portatore dell'utopia”.
A proposito della donna scrivi:”era sempre rimasta erba proibita e i monaci l'avevano guardata da lontana come si guarda a un fiore bello col veleno nel boccio; e si finisce per serrare gli occhi e non vedere neanche il fiore per la paura di quel tosco. Ma forse il mondo si era svelenito, in tanti secoli di grazia; e forse anche la donna , a sfogliarla fino al pistillo dava solo profumo... Forse la Chiesa ignora la complessità della psiche e della sessualità femminile (e maschile)? Preti sposati, celibato, ruolo della donna....tutte questioni che non si possono ignorare....
R. “La Chiesa ha molte sfide sul tappeto e la sessualità è una delle principali. C'è stata una riscoperta della sessualità anche nell'ambito ecclesiastico, ma ancora acerba. La morale sessuale deve essere ripensata ed è importante farlo ora perchè questa dimensione è schiacciaata da una parte dai tabù ecclesiastici (e non solo, anche borghesi e vittoriani), dall'altra dal dilagare della volgarità. Bisogna restituirle limpidezza, forza e spessore. Non a caso ho dedicato il libro a tutti i cristiani, al popolo di Dio, perchè tutti dobbiamo vivere la dimensione profetica della sessualità, viverne la capacità di maturazione umana e di profezia cristiana”.
(a cura di Carlo Castellini).



Sabato 20 Dicembre,2014 Ore: 19:36
 
 
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