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www.ildialogo.org I “corvi”, la Chiesa sulla roccia e la Curia sulla sabbia,di Luigi Sandri

I “corvi”, la Chiesa sulla roccia e la Curia sulla sabbia

di Luigi Sandri

da Adista Notizie n. 22 del 09/06/2012


Allo stato dei fatti, non sappiamo chi siano, e quanti siano, i “corvi” in Vaticano: certamente un piccolo stormo. Perché hanno agito? Se (il condizionale è d’obbligo) lo avessero fatto per denaro, non si potrebbe che avere disprezzo per essi, traditori vigliacchi. Sembra, invece, che abbiano agito per motivi di coscienza: essendo testimoni di fatti sconcertanti e nella possibilità di visionare documenti probanti lotte di potere Oltretevere, e constatando che – coperte dall’omertà – queste manovre continuavano implacabili, hanno ritenuto “in coscienza” legittimo, e anzi necessario, violare la riservatezza connessa al loro ufficio, affinché la Chiesa sapesse. Insomma, in un doloroso conflitto di doveri, hanno deciso di sacrificare la parola data per contribuire a salvare la Chiesa. Onore alla loro scelta, dunque.

Ma si sono mai visti dei “corvi” che, da soli, ordiscono trame? Alle spalle dello stormo deve esserci un addomesticatore: qualcuno o, meglio, un gruppetto, che tira le fila. Questi registi, laici o (soprattutto) ecclesiastici, perché hanno agito? Per “salvare la Chiesa” o per invidia e gelosia? Per amore della verità o per sabotare carriere altrui? Impossibile, per ora, rispondere. In ogni caso, quali che fossero le loro intenzioni, è evidente che intendevano condizionare il prossimo conclave e, nel frattempo, il papa regnante.

Dalle lettere pubblicate (autentiche: lo riconosce la stessa Santa Sede) si deduce la ragnatela di potere che il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, si è costruito in questi anni; si vengono a conoscere decisioni autoritarie e, talora, fuori di ogni logica – come l’allontanamento da Roma di mons. Antonio Maria Viganò, che stava “risanando” il Governatorato – prese da Sua Eminenza. Ma chi ha posto il porporato ai vertici della Curia romana? Benedetto XVI. E, dopo le “storie” a dir poco sgradevoli, che vedono come epicentro Bertone, chi ha deciso di lasciarlo, almeno per ora, al suo posto? Papa Ratzinger. E sì che proprio il pontefice appare il convitato di pietra che, seppure indirettamente, molte delle lettere pubblicate accusano. Ciò nonostante, il 30 maggio, parlando all’udienza generale, egli ha “rinnovato” la sua fiducia ai suoi “più stretti collaboratori”. Una copertura politica ed ecclesiale dell’operato di Bertone.

Comunque, al di là delle persone e dei loro eventuali limiti, ci sembra evidente come le vicende venute alla luce dimostrino che le contraddizioni radicali stanno proprio nella struttura della Curia romana, che non regge più; e non regge perché non impunemente si può, come si è fatto, svuotare l’eredità del Vaticano II. È mai possibile che a cinquant’anni dal Concilio ancora vi sia la carica di “segretario di Stato”? È possibile che per tutti questi anni sia stata tollerata l’opacità dello Ior (Istituto per le Opere di Religione) e che ancor oggi la sua reale trasparenza sia una promessa non attuata? È possibile che, malgrado la proclamata disponibilità – espressa da papa Wojtyla e ribadita dal suo successore – a cambiare i “modi di esercizio” del primato petrino, essa sia continuamente differita nella sua attuazione?

Gesù disse un giorno – e Benedetto XVI lo ha ricordato il 26 maggio: «La casa fondata sulla roccia» non sarà distrutta dalle tempeste, mentre lo sarà quella «costruita sulla sabbia». Forse si riferiva alla Chiesa (ogni Chiesa) che Dio misericordioso tiene in piedi malgrado ogni suo errore. Non è detto, però, che la promessa riguardi la Curia romana: il Tevere è sabbioso.

* giornalista e saggista

Articolo tratto da
ADISTA
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Mercoledì 06 Giugno,2012 Ore: 15:17
 
 
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