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www.ildialogo.org Comunione e Discriminazione,di don Aldo Antonelli

Comunione e Discriminazione

di don Aldo Antonelli

 Il tema è attuale, anche perché il periodo di Pasqua offre maggiori possibilità, ai quanti lo desiderano, di accostarsi alla Comunione.

Cè, però, una selva di divieti che imbrigliano il rito, lo stravolgono fino a pervertirlo nel suo contrario: il Sacramento di Comunione che diventa segno di discriminazione.
Sei divorziato? Non puoi!
Sei convivente? Non puoi!
Non ti sei confessato? Non puoi!
Sei handicappato? Non puoi!
Come la mettiamo con Gesù che offre il pezzo di pane anche a Giuda ciamandolo amico?
E con le parole che il sacerdote pronuncia al momento della consacrazione: "Prendete e mangiatene TUTTI"?
E di questi giorni la notizia del parroco di Porto Garibaldi che rifiuta la Comunione ad un bambino disabile. Il gesto, oltre a dimostrare una coscienza ottusa e irreggimentata, è il segno ultimo di una chiesa prigioniera di se stessa, chiusa al richiamo evangelico dell’attenzione agli umili, ai poveri, ai sordi e ai ciechi, refrattaria alla comune sensibilità umana e in contraddizione persino con se stessa.

Mi limito a ricordare il severo richiamo di San Giovanni Crisostomo che già nel quarto secolo ammoniva: «Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non tollerare che egli sia ignudo! Dopo averlo ornato qui, in chiesa, con stoffe d'oro, non permettere che fuori muoia di freddo perché non ha di che vestirsi. Colui che ha detto: Questo è il mio corpo (Mt26,26), confermando con le parole i suoi atti, ha detto anche: Mi avete visto patire la fame e non mi avete dato da mangiare (Mt25,42) e: Ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me( Mt25,45). Il corpo di Cristo che sta sull'altare non ha bisogno di mantelli, ma di un cuore puro; quello che sta fuori, invece, ha bisogno di molta cura». (Omelie su Matteo 50,30).

Il grande liturgista Pelagio Visentin, pure, nel 1986, lamentava: «Purtroppo intorno alla presenza reale eucaristica abbiamo costruito cattedrali di teologia, di arte e di sfarzo liturgico-rituale, mentre intorno al fratello bisognoso, sacramento di un altro incontro con Cristo, ci siamo accontentati di qualche pia esortazione dal tono moralistico rivolta alla buona volontà dei fedeli. La scissione Eucarestia-Carità a livello teologico e nella prassi liturgica è una delle più grandi disavventure capitate alla Chiesa» (Diaconia della carità nella pastorale, ed Gregoriana, 1986, pg. 284).

Ed anche i vescovi italiani, quando erano vescovi, lamentavano che, purtroppo, «il culto si riveste di ipocrisia e contraddice nei fatti a quella comunione che l' Eucarestia significa e realizza» (CEI, Evangelizzazione e testimonianza della carità).

Cìè forse da aggiungere qualcosa?

Aldo Antonelli



Marted́ 17 Aprile,2012 Ore: 18:10
 
 
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Crisi chiese

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