- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (376) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org DON RIGOLDI: IO, CRISTIANO COME VOI. NON COME LA GERARCHIA,da Adista Notizie n. 15 del 21/04/2012

DON RIGOLDI: IO, CRISTIANO COME VOI. NON COME LA GERARCHIA

da Adista Notizie n. 15 del 21/04/2012

36639. ROMA-ADISTA. È una Chiesa fedele al Vangelo e non al Magistero quella disegnata, o sognata, da don Gino Rigoldi, storico cappellano del carcere minorile “Beccaria” di Milano, che affida ad un volume da poco pubblicato dalle edizioni Paoline (Io cristiano come voi, pp. 124, euro 12) le sue riflessioni critiche, ma «motivate dall’amore», nei confronti di una Chiesa «che cammina qualcuno direbbe per tradizione, io direi – spiega – per inerzia».

I nodi sono molti – dal magistero sulla famiglia e la sessualità all’uso dei beni e dei patrimoni, dalle gerarchie ecclesiastiche all’interventismo nella vita politica –, don Rigoldi ne affronta parecchi, senza voler “demolire il tempio”, ma con quella giusta dose di «obbedienza critica» e di consapevolezza che nella Chiesa «nessuno è superiore ad altri perché nessuna funzione può determinare distinzioni essenziali fra i figli di Dio», «fosse anche il papa».

Povertà e patrimonio della Chiesa: «C’è una bella differenza fra la condivisione dei beni della prima Chiesa (la comunità cristiana delle origini raccontata negli Atti degli Apostoli, ndr) e le condizioni attuali», spiega don Rigoldi. «Oggi uno dei più grandi problemi è la casa, perché avere o non avere la casa rende la vita familiare possibile o impossibile, così come avere anche un solo figlio può diventare quasi impossibile se si è strozzati dalla rata di un mutuo o l’affitto si mangia una parte importante dello stipendio. Che una grande proprietaria immobiliare in Italia sia la Chiesa nelle sue varie articolazioni parrocchiali e religiose, ci deve dar da pensare. Le case parrocchiali con molte stanze per un solo sacerdote o i palazzi di diocesi o di congregazioni religiosi enormi e vuoti sembrano un insulto ai bisogni. I problemi sono certamente molti, ma come si fa a parlare di famiglia senza assumere la propria parte di responsabilità per le case?». «A me pare – prosegue – che molti discorsi di singoli sacerdoti, e talora anche dei vescovi, non solo diano l’impressione ma siano effettivamente l’espressione di una sorta di vita parallela lontana da quelli che sono i bisogni e il sentire del popolo cristiano». E poi i simboli, che talvolta possono assumere il valore di contro-testimonianza evangelica: occorrerebbe «dismettere tutta una serie di abiti sgargianti, di copricapi colorati, di incensi, di inchini, di genuflessioni tanto frequenti quanto più è importante il celebrante. Si tratta di riti molto lontani dal sentire degli uomini di oggi i quali, io credo – aggiunge – chiedono alla Chiesa e alla sua liturgia più calma e sobrietà».

Il tema del relativismo – tanto caro a papa Ratzinger – va poi completamente ribaltato: dai valori non negoziabili – che talvolta la Chiesa cerca «di imporre allo Stato laico» – alla giustizia. «Il relativismo che mi fa paura – spiega don Rigoldi – è quando si ritengono ugualmente cristiani i ricchi e i poveri, chi rifiuta l’accoglienza dello straniero e chi l’accoglie, chi vorrebbe rispettare l’identità religiosa e chi la ritiene un cattivo comportamento che non merita nemmeno un luogo di culto». E i laici cattolici vanno considerati come “maggiorenni” dotati di autonomia: «Della Chiesa, oggi, infastidisce l’invasione degli spazi laici, che la fa apparire autoritaria, paternalistica, quasi trattasse i fedeli come minorenni. La stessa cultura educativa della Chiesa si è troppo spesso tradotta in leggi e regolamenti a imitazione del cattivo esempio della burocrazia».

Interviene don Rigoldi anche sui temi caldi della morale sessuale: è «male il sesso praticato con violenza (e questo vale anche nel matrimonio)» ed «è un tradimento della sessualità considerare l’altro un bene di consumo come fosse una cosa», ma «un sesso praticato e motivato per amore, dove certamente è presente il desiderio, il piacere è ricercato e dove il desiderio di intimità, di donazione e di relazione è il motivo principale si può considerare un grave peccato?».

Domanda retorica. Anche per quanto riguarda le coppie non sposate e le coppie omosessuali: «Quello che tutti dovrebbero ricordare, dal papa all’ultimo cristiano, è che uomini e donne omosessuali sono come loro figli e figlie di Dio, da trattare perciò con il massimo rispetto, anche quando si ragiona sul loro comportamento sessuale. Nel pensiero comune l’omosessuale è rappresentato come dedito al consumo parossistico della sessualità, eppure anche in molte persone omosessuali esiste una pratica sessuale vissuta con amore, tenerezza, rispetto e desiderio di fedeltà e di continuità», e una «coppia omosessuale stabile» va considerata «un’unione di fatto con i diritti che devono essere riconosciuti». E «non è sbagliato pensare – aggiunge Rigoldi – che la banalizzazione della sessualità sta anche nella esagerata penalizzazione che la Chiesa cattolica ha attribuito alla pratica sessuale, tanto da provocare l’indifferenza del popolo cristiano, così da aprire le porte al sesso sventolato come sfida, caccia, successo, un luogo di liberazione dall’oppressiva regolamentazione dottrinale».

Obbedienza al Vangelo e libertà di pensiero e di parola: così si sta nella Chiesa, dice don Rigoldi. Nella comunità cristiana «è lecita e talora necessaria una critica costruttiva verso la Chiesa in generale o verso la gerarchia sia essa rappresentata dal parroco, dal vescovo o dal papa. L’obbedienza cieca ed assoluta, oltre a non essere cristiana, è anche inutile e dannosa. Direi che è anche un peccato, visto che il Maestro ci ha insegnato a cercare e a dire la verità, comoda o scomoda che sia» (luca kocci)

Articolo tratto da
ADISTA
La redazione di ADISTA si trova in via Acciaioli n.7 - 00186 Roma Telefono +39 06 686.86.92 +39 06 688.019.24 Fax +39 06 686.58.98 E-mail info@adista.it Sito www.adista.it



Marted́ 17 Aprile,2012 Ore: 16:25
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Crisi chiese

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info