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www.ildialogo.org Perseverare é diabolico,di Mario Mariotti

Cristianesimo reale
Perseverare é diabolico

di Mario Mariotti

Le prove del fallimento del cristianesimo reale, anche se nessuno sembra vederle, a parere del sottoscritto sono tante, sono incontrovertibili, e non fanno altro che confermare la mia tesi che il Signore era, ed é venuto, per liberarci dalla religione, e per proporci quella laicità etica, fraterna e solidale, di cui Egli stesso si é posto quale paradigma, quale modello da incarnare in questo mondo per trasformare questo stesso nostro mondo in Regno, luogo e tempo dell'Amore tutto compiuto in tutti.

La prova più significativa, riferendoci solo agli ultimi 150 anni, quella più evidente e quella dalle conseguenze più micidiali, è costituita dalla scelta storica, fra il Capitalismo e il Socialismo, del primo a danno del secondo. Il capitalismo é accumulo di ricchezza, é la legge del mercato che é quella del più forte che detta le condizioni e del più debole che deve accettarle; e la logica del massimo profitto attraverso lo sfruttamento del prossimo; della speculazione finanziaria che gioca sulla pelle dell'economia reale; è il progetto del Beati gli indefinitamente ricchi che oggi si chiama sogno americano, e che nella Bibbia é formalizzato col termine di Mammona.

Il socialismo invece voleva costruire la giustizia, la pace, l'egualitarismo, una società senza servi e senza padroni, in questo mondo, non nell'alto dei cieli, ma qui e ora, fra noi; e quindi, ad esso, era sottesa la logica, il progetto evangelico dell'Incarnazione, di cui il Signore era ed é Paradigma.

Come appare evidente che due più due fa quattro, cosi sarebbe dovuto apparire evidente che l'incarnazione dell'Amore genera strutturalmente condivisione; e quest'ultima egualitarismo fra i cittadini, giustizia e solidarietà fra loro, estinzione della divisione fra ricchi e poveri, socialismo scelto in libertà e praticato con amore. La sintesi sarebbe stata questa: se ci decidessimo ad amare e quindi a condividere, il risultato sarebbe una economia di comunione, una società socialista, con la famiglia come modello per tutta la famiglia umana.

Altrettanto evidente sarebbe dovuto apparire che la ricchezza, che il capitalismo, che il liberismo che si traduce nella legge del più forte, che lo sfruttamento del prossimo incluso nella logica del massimo profitto, costituivano e costituiscono, altrettante bestemmie dell'incarnazione dell'Amore, la loro contraddizione in termini, dato che l'accumulare é l'esatto contrario, l'opposto del condividere. Le cose però, nonostante l'evidenza logica, cristallina, francescana, non sono andate cosi.

La Chiesa fra Socialismo e Capitalismo, pur affermando di proporre una terza via, di fatto ha scelto il capitalismo, ha contrastato l'esistenza dell'esperienza del socialismo reale, ha intrallazzato col capitalismo ed e riuscita, alla fine a contribuire al crollo, al fallimento del socialismo reale, all'estinzione di quell'utopia della fratellanza che ha lasciato il posto alla globalizzazione del progetto opposto: capitalismo, mercato, competizione, cioè a Mammona. Il "Santo subito", e la chiesa da lui guidata, devono solo sperare che la Geenna sia un luogo solo virtuale, formalizzato nel Vangelo per esprimere il destino futuro di chi ha lavorato per mammona: cenere e polvere che si disperdono nel nulla infinito. Altrimenti: parce nos, Domine! E "Signore perdonaci" anche perché, dopo quest'enorme peccato, non e che la chiesa si sia convertita. Errare é umano, ma perseverare é diabolico.

E la Chiesa persevera, e qui, purtroppo, non solo al vertice, ma anche alla base; anche se quest'ultima é meno colpevole della gerarchia, perché la catechesi, la formazione, e appannaggio della chiesa docente. La pastorale ha, avrebbe dovuto avere lo scopo di formare i cristiani; e allora io mi chiedo, e se lo chiederà anche Uno ben più autorevole di me, come fanno a saltar fuori dalla catechesi dei "cristiani" che prima votavano per la Democrazia Cristiana, per la responsabile della omologazione del nostro Paese alla cultura del “Beati i ricchi“ made in USA, e oggi trovano compatibile il loro essere cristiani con il loro appoggio a colui, e mi riferisco al bipede di Arcore, che anche un subnormale caduto in una botte di Wischy saprebbe riconoscere quale legittimo rappresentante di mammona in questo frangente della nostra involuzione storica.

E poi non é finita qui! Esistono anche, res mirabilis; i cristiani leghisti, quelli che vorrebbero l'indipendenza della Padania, quelli che si sentono migliori degli altri, quelli che ce l'hanno coi migranti, coi poveri, mentre li sfruttano e benedicono il sistema che li genera, quelli che appendono il crocifisso alle pareti nelle scuole e vi mettono sotto la scritta: "Fuori dalle balle i poveri cristi!", quelli che vogliono il federalismo in modo che i propri soldi non escano dalle proprie tasche, oppure che rientrino sotto forma di servizi migliori a loro stessi. Ecco, allora, il modo nuovo di sentirsi cristiani, ed il modo nuovo di vedere la sostanza della messa domenicale: il luogo e il tempo della conciliazione fra Dio e mammona, fra il servizio solo virtuale a Dio e quello effettivo al denaro, a sua santità mammona, fra il credersi cristiani ed il servire, perseguire gli idoli di questo mondo, in primis la ricchezza, e il tutto con la complicità, col silenzio-assenso dei sacerdoti, che si accontentano dell'ossequio al Padre all'interno della chiesa, funzionano da psicoterapeuti consolatori, assolvono tutto e tutti, e fingono di ignorare il servizio a mammona praticato dai credenti all'esterno della chiesa stessa.

Ed ecco, infine, un altro indicatore significativo, oltre a quello dell'idolatria della ricchezza, del fatto che il cristianesimo reale di cristiano non ha neppure un atomo di DNA tagliato in mezzo: l'atteggiamento che i fedeli-credenti hanno di fronte alle tasse, considerate dalla stragrande maggioranza di loro come il maligno nella sua doppia veste di licantropo e vampiro.

L'occhio cristiano dovrebbe saper vedere, in esse, un benefico meccanismo di condivisione strutturale, che permette un riequilibrio, una equalizzazione fra i cittadini, che sono tutti nostri fratelli; e la possibilità, per tutti quanti, di fruire dei servizi sociali, scuola, sanità, previdenza e via di seguito, servizi che, se le tasse non esistessero, sarebbero accessibili solo ai ricchi. L'occhio cristiano dovrebbe saper vedere, nel lavoro, la condizione eucaristica laica di chi spende la propria vita ed i propri talenti per il bene comune, e nelle tasse il sistema per rimediare agli effetti dell'ingiusta distribuzione dei talenti individuali, operata dalla natura e dalla fortuna; sistema che prevede che ciascuno, secondo le proprie possibilità, contribuisca al bene comune, in modo che tutti quanti abbiano pari dignità e rispettati i diritti umani fondamentali.

Avete mai trovato, cari lettori, questo tipo di sensibilità fra coloro che pensano di sé stessi di essere dei cristiani, ed anche, a volte, dei bravi cristiani? E non vi sembra che quanto ho scritto, e tanto altro ancora ci sarebbe da dire, costituisca la prova inequivocabile del fallimento del cristianesimo reale, del cristianesimo quando è vissuto come religione e non nei termini di quella laicità etica, fraterna e solidale, di cui il Signore è paradigma, e che noi continuiamo a rifiutare perché include quel condividere, quella scelta di Dio piuttosto che mammona, che noi vogliamo eludere perché troppo costosa?

Mario Mariotti



Sabato 18 Giugno,2011 Ore: 15:59
 
 
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