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DONNE NELLA CHIESA

di Peppe Manni

Per le parrocchie modenesi sguarnite di clero, le riserve tattiche sono: il clero straniero e le donne. I preti africani e polacchi a Modena sono una trentina, in Italia per studiare o attratti anche da un relativo benessere. Se torneranno in patria ricopriranno ruoli importanti nella loro diocesi. Sono giovani e generosi ma sradicati dal loro contesto, spesso non comprendono la realtà modenese e per lo più ripropongono una religiosità tradizionale pre-concilaire.
Le donne impegnate nella chiesa di Modena, sono galline nostrane e dalle uova d’oro. Ragazze, suore, madri di famiglia, vedove. Sono obbedienti, non costano niente e specialmente sono preparate e versatili. Non solo perpetue, pulitrici di chiese, custodi di chiavi e arredatrici di altari. Non sono solo graziose lettrici alla messa domenicale. Ma donne e suore diplomate in teologia, laureate, con competenze ‘manageriali'.
I preti sono per lo più anziani, spesso stanchi e demotivati, non sempre all’altezza del loro ruolo.
Nelle parrocchie le donne gestiscono il catechismo, gruppi di volontariato, oratori, tengono corsi biblici. Senza di loro le parrocchie crollerebbero. Sono esempi concreti e leggibili di fede praticata e di servizio gratuito. Nella nostra montagna sono spesso il punto di riferimento della comunità che rischia di disgregarsi dopo che scuola, ufficio postale, farmacia e ambulatorio sono stati delocalizzati. Curano il catechismo, fanno la liturgia domenicale, visitano i malati, organizzano la festa del patrono.
Il papa, ha pubblicato l’altro giorno, una specie di aggiornamento del codice di diritto canonico: i peccati più gravi della chiesa da scomunica sono, non il peccato di simonia (scambio di denaro e favori tra clero e potentati), non l’uso improprio di denaro dei preti, ma assieme alla pedofilia, l’ordinazione di donne prete.
A nulla vale che non ci siano controindicazioni teologiche nella bibbia. Che Gesù risorto sia apparso per prima ad una donna, Che nella chiesa primitiva donne dirigessero comunità. Che sociologicamente le donne dal 1900 in poi hanno progressivamente ricoperto ruoli di responsabilità e dirigenza ovunque. Niente: la donna non può essere prete.
E’ strano che proprio la chiesa di Gesù che predica l’uguaglianza, sia l’unico luogo al mondo, insieme ad alcune comunità islamiche, dove in nome di Dio, si sostiene l’inferiorità della donna e che la figura sacralizzata del prete maschio e celibe sia intoccabile. Privandosi incomprensibilmente e colpevolmente dell’apporto dell’intelligenza e della sensibilità femminile.
Non si capisce come si possa stravolgere in questo modo la dottrina della fede e che a Modena donne abituate a rivendicare i propri diritti, protagoniste in tanti settori; suore preparate teologicamente, non insorgano in nome della fede e denuncino questa palese manipolazione e questa strumentale ingiustizia.
Beppe Manni
24 luglio 2010  

Insieme all'articolo pubblicato su la Gazzetta di Modena del 26 luglio 2010, Beppe Manni scrive alcune ulteriori riflessioni che di seguito pubblichiamo:

Cari Amici
Due articoli uno sul significativo libro sul Seminario di Fiumalbo e l'altro è un commento all'intervento del Papa sulla donna-prete. Per ragioni di spazio e di pubblico a cui mi rivolgo sul giornale, non ho potuto ulteriormente approfondire e chiarire gli equivoci che stanno dietro al binomio donna-prete, del secondo articolo. Come nel caso dei preti "uxorati", brutta parola per indicare l'eventualità di ordinare preti uomini sposati, non si tratta evidentemente di ordinare preti delle donne o degli uomini con famiglia. Bisognerà cambiare radicalmente e teologicamente la figura del "prete" che dovrà svestirsi della sacralità attuale: tu es sacerdos in aeternum. Avere una famiglia o no saranno scelte personali. Sarà un uomo o una donna inseriti nella società con una professione e una famiglia, senza divise, scelto possibilmente dalla comunità, e come dice Paolo, stimato dalla gente, un uomo o una donna equilibrati, con qualità buone che lo rendano capace di dirigere una comunità.
E' chiaro che la nuova figura del prete-pastore incontrerebbe grandi difficoltà non tra la gente che lo preferirebbe di gran lunga sposato, inserito tra la gente e anche donna, ma nella gerarchia che vedrebbe sovvertita l'attuale struttura clericale di potere fondata sull'obbedienza del clero, legato per questioni economiche e di ruolo sociale (oggi il prete conta e vale per lo più per il suo ruolo "sacro"), al vescovo.
Ed anche per la delicata situazione dei beni della chiesa che rischierebbero una pericolasa dispersione.
E poi il livello teologico: la sacralità del sacerdote crea ulteriori difficoltà: il prete è dotato di poteri soprannaturali, che ex opere operato cioè automaticamente, tolgono il peccato originale, trasformano il pane e il vino, cancellano i peccati, danno benedizioni ecc.
Questa tipologia di prete-sacertote-persona sacra, non è sempre esistita nella chiesa, sappiamo che è il risultato di molte trasformazioni iniziate nel V secolo. Ma fin che non si pone mano a una trasformazione "teologica" della figiura del prete, difficilmente sarà accettato che "venga contaminato" dalla sessualità e dal contatto con la donna. E tanto meno che la donna possa entrare a far parte di questa categoria clericale 'maschile', così strutturata e ben connotata.
La nuova figura del prete-pastore libererebbe finalmente il prete stesso da una gabbia sacra che ha creato spesso sofferenza e pericolose distorsione di personalità.
Beppe



Marted́ 27 Luglio,2010 Ore: 23:00
 
 
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Crisi chiese

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