- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (293) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Lettera Pasqua 2010,di PADRE GIUSEPPE RANZELLI, Vescovo di Lira in Uganda

Uno spaccato della vita di una dicoesi cattolica in Africa
Lettera Pasqua 2010

di PADRE GIUSEPPE RANZELLI, Vescovo di Lira in Uganda

PADRE GIUSEPPE RANZELLI, Vescovo di Lira in Uganda, scrive a un gruppo le riflessioni di Pasqua che possono essere utili anche per noi. Uno spaccato della vita di una dicoesi cattolica in Africa (A cura di Carlo Castellini).
                                                                              Lira, 1 Aprile 2010, Giovedi’ Santo
Carissimi,
 
Buona Pasqua!
E’ la sera del giovedi’santo. Ho terminato da poco la messa che fa memoria dell’istituzione dell’Eucaristia e del sacerdozio. Ho spiegato e ripetuto il gesto di Gesù, che lavando i piedi agli apostoli fa di questo rito il simbolo del dono della sua vita per noi e ci comanda di fare altrettanto per i nostri fratelli. E’ la quinta volta che lo faccio, di fronte alla folla che gremisce all’inverosimile la cattedrale. Gia’, perche’ proprio nel pomeriggio di oggi, cinque anni fa, l’Osservatore Romano usciva con la notizia della mia nomina a vescovo di Lira. Quando, in serata, il superiore generale dei comboniani comunico’ al telefono la notizia a mia sorella, dopo una pausa di silenzio si senti’ rispondere: “E’ un pesce d’Aprile?” Non lo era, evidentemente. Papa Giovanni Paolo II, che mi aveva nominato, mori’ il giorno dopo, ed io sono qui a fare Pasqua, chiamato a lavare i piedi e dare la mia vita per i fratelli che il Signore mi ha affidato.
Per farvi gli auguri,  ho pensato allora di condividere con voi quella che e’ e sara’ la mia Pasqua quest’anno. In realta’, ho cominciato a celebrarla in anticipo, ieri mattina, chiamando a raccolta tutti i sacerdoti della diocesi per la “messa del crisma”, in cui ho benedetto gli olii santi che saranno usati per ungere gli infermi, i catecumeni e tutti coloro che verranno battezzati e cresimati nel corso del prossimo anno. Tra preti diocesani e missionari, erano una cinquantina i sacerdoti che con me e di fronte a tutta la comunita’ cristiana hanno rinnovato il loro impegno di fedelta’ ai doveri propri della nostra vocazione e missione.
E’ stato un momento importante ed intenso, che assume un significato particolare nel contesto dell’ “anno per i sacerdoti” lanciato dal Papa e che sta ormai per concludersi.
Come pastore, ho lanciato un forte richiamo alla responsabilita’ e coerenza, reso ancor piu’ pressante dall’ondata di abusi e scandali da parte di sacerdoti e religiosi, che stanno venendo a galla in varie parti del mondo. Ho chiesto alla mia gente di pregare per i loro preti. Ora lo chiedo anche a voi.
Il 12 Febbraio ho avuto la gioia di ordinarne uno, e se Dio vuole nel corso di quest’anno potremo avere altri due nuovi sacerdoti. Ma sono ancora pochi. Alcuni giorni fa ero in visita pastorale ad una zona della parrocchia di Alanyi, che conta piu’ cappelle di qualsiasi altra parrocchia in diocesi, cioe’ 100! Lo riscrivo con le lettere – cento! – perche’ non pensiate che mi sono sbagliato. Dopo la messa con 300 cresime, mi sono seduto per ascoltare la gente, prevedendo e temendo gia’ cosa mi avrebbero chiesto:
 “La nostra parrocchia e’ troppo vasta. Dividila in due, costituisci una nuova parrocchia!” Hanno ragione, ma – oltre alla mancanza di soldi per le strutture – il problema piu’ grosso e’ proprio che non ho preti a sufficienza! Chiedete al buon Dio preti numerosi, coerenti e fedeli, non disposti a compromessi nell’esercizio del loro ministero. E, per favore, pregate anche perche’ il Signore mi conservi in gamba e in salute i pochi che ho! Nel giro di una settimana, quattro di loro sono stati coinvolti in incidenti. Non avendo soldi per procurare loro una macchina, la diocesi riesce appena a dare in dotazione una moto. Ma lo faccio sempre con una certa trepidazione. Con le strade e le buche che ci ritroviamo, bambini, capre, vacche o ubriachi che attraversano improvvisamente il sentiero, e soprattutto ora con la stagione delle pioggie, gli incidenti sono frequenti. Su quattro dei miei preti che sono andati fuori strada, due per poco non ci lasciano la pelle, e comunque porteranno a lungo le conseguenze della caduta. 
Domani, Venerdi’ santo, dalle 9.00 alle 13.00 partecipero’ alla via Crucis ecumenica. Assieme al vescovo anglicano, al prete ortodosso e ai fedeli delle rispettive comunita’, porteremo una croce lunga e pesante per le vie di Lira. I tre gruppi seguiranno un percorso diverso, fino ad incontrarci per le due ultime stazioni e terminare insieme nei giardini del comune. E’ un gesto significativo, che quest’anno pero’ rischia di essere problematico e piu’ difficile, visto che purtroppo i nostri fratelli protestanti ci stanno facendo una guerra aperta, senza esclusione di colpi, cioe’ di imbrogli, documenti e testimoni falsi per strapparci la terra e la paternita’ di varie scuole originariamente fondate dai cattolici. Anche qui, vi chiedo l’aiuto di una preghiera perche’ sappiamo risolvere le nostre differenze in modo cristiano e coerente nella vita di ogni giorno, senza accontentarci di gesti esterni in occasioni speciali...
Alle tre del pomeriggio, in cattedrale, presiedero’ la liturgia della passione, con la venerazione della croce. L’anno scorso la sola processione su due file per la venerazione della croce e’ durata un’ora, mentre la gente continuava a pregare e cantare. Scommetto che da noi in Italia molti se ne andrebbero andati, spazientiti. Penso invece che in questo l’Africa ci dia una lezione. Abbiamo bisogno di fermarci, fissare lo sguardo su Colui che abbiamo trafitto, contemplare, comprendere ed accogliere il suo amore per noi, l’acqua di vita che sgorga dal suo cuore squarciato. Spesso, sia pure con buona intenzione, ci preoccupiamo e tentiamo subito di fare qualcosa di buono per Dio.... dimenticandoci che la prima cosa che il Signore ci chiede e’ quella di credere, contemplare e lasciarci investire e abbracciare dal suo amore per noi, da quello che Lui per primo ha fatto e continua a fare per noi. Quest’anno, potremmo tentare di farlo: accogliere con riconoscenza il dono del suo amore per noi, il dono della Pasqua.
Sabato Santo. Alle 8.00 di sera – qui e’ gia’ buio pesto – inizieremo la veglia pasquale. Le letture della Bibbia ci faranno ripercorrere le tappe del lungo cammino della storia d’amore con cui Dio ha creato e accompagnato il suo popolo, da Adamo, Abramo, Mose’, i profeti, su su fino alla venuta di Gesu’, morto e risorto per riunirci in un nuovo popolo, vivificato dal dono del suo Spirito che ci fa risorgere con lui ad una vita nuova. 
Per me, quest’anno la Parola della Bibbia acquistera’ un significato particolare, alla luce di cio’ che ho celebrato con migliaia di persone a Pakwach nel West Nile il 20 Marzo: il centenario dell’arrivo dei primi missionari comboniani nel Nord Uganda, nel 1910. Venivano dal Sud Sudan, lungo il Nilo. Si accamparono ad Omach, con pochi mezzi e fra mille difficolta’. L’anno dopo erano a Gulu. E da li’, dai loro sforzi e sacrifici il vangelo si diffuse a poco a poco in tutto il Nord Uganda, dando origine ad un nuovo popolo, la Chiesa Cattolica che oggi conta vari milioni di fedeli divisi in sei diocesi. Il piccolo seme, gettato nel solco e marcito sotto terra, ha portato frutti abbondanti. Come diceva e come ha fatto Gesu’. Come ripeteva Comboni: “Le opere di Dio nascono e crescono ai piedi della Croce”. Noi ora stiamo raccogliendo cio’ che altri hanno seminato. E seminiamo cio’ che altri dopo di noi raccoglieranno. Questa e’ la logica della storia della salvezza. Vi assicuro che mai come in queste occasioni – soprattutto in questo ultimo periodo particolarmente pesante e difficile per me - mi pare di capire la verita’ e saggezza di quanto Comboni scriveva nelle Regole del suo istituto. Il missionario in Africa “deve contentarsi di spargere con infiniti sudori in mezzo a mille privazioni e pericoli una semente, che solo dara’ qualche prodotto ai Missionari successori; deve considerarsi come un individuo inosservato in una serie di operai.... per essere una pietra nascosta sotterra che forse non verra’ mai alla luce, e che entra a far parte di un nuovo e colossale edificio, che solo i posteri vedranno spuntare dal suolo...”.
E’ con questi stessi sentimenti di umilta’, riconoscenza per il passato e fiducia per il futuro che una settimana fa, il 24 Marzo, ho firmato a Ngetta l’accordo fra la diocesi di Lira e l’Universita’ Cattolica dei Martiri d’Uganda, che si impegna a stabilire un “campus” o sede distaccata della universita’ sulla terra e nelle strutture dell’ex National Teachers’ College messe a disposizione dalla diocesi a tale scopo. Anche qui, e’ solo un inizio, il primo passo che portera’ frutti maturi solo col tempo. Ma se penso che i primi due comboniani arrivarono a Lira-Ngetta solo 80 anni fa, nel marzo del 1930, allora devo dire che le immagini e la logica dell’ “individuo inosservato e della pietra nascosta sotterra”, per quanto umanamente poco attraenti, sono proprio giuste ed efficaci. Sono parte essenziale della natura e caratteristica del lavoro missionario. Quello dei confratelli che mi hanno preceduto e del mio stesso servizio di vescovo in questa giovane Chiesa.  Sono la strada, il metodo che Lui ha scelto. La “regola” di Gesu’, prima ancora che di Comboni. Allora, va bene cosi’. E ringrazio il Signore che mi ha chiamato a collaborare in questa sua opera misteriosa, difficile e meravigliosa con cui egli continua ad operare anche oggi tra il popolo Lango e in tutto il mondo. 
La domenica di Pasqua corona e celebra questo “passaggio” del Signore della vita, che vince la morte e condivide con noi la gioia della sua risurrezione. In cattedrale, mi uniro’ al canto di gioia della mia gente perche’ davvero - oggi e sempre - il Signore ha salvato e redento il suo popolo! A mezzogiorno rivolgero’ il mio messaggio di Pasqua alla radio, e alla sera in televisione. Accompagnato da una benedizione tutta speciale. Non la mia, ma quella del Papa. Assieme a tutti i vescovi dell’Uganda, sono stato infatti a Roma per la visita ad limina dal 1 al 8 Marzo. Nel mio colloquio personale con Benedetto XVI, dopo aver condiviso con “Pietro” notizie, problemi e speranze della Chiesa che e’ in Lira, gli ho chiesto una preghiera e benedizione speciale per tutta la diocesi e per tutti quelli che ci sono vicini e ci aiutano. Il Papa ha accettato di buon grado, ed io sono quindi lieto di trasmettervi, con il mio affettuoso saluto, anche la sua speciale benedizione per voi e per tutti i vostri cari.
Quest’anno, per farvi gli auguri vi ho raccontato un po’ come e’ la Pasqua di un vescovo in missione. Ne e’ risultata una circolare piu’ lunga del solito. Mi succede, specialmente quando sono molto stanco. Mi scuso, e spero di non avervi annoiati, con tutte le mie considerazioni. Vorrei comunque invitarvi a riflettere su una cosa: aldila’ delle circostanze e celebrazioni esteriori, guardate che la Pasqua vera e’ uguale per tutti, per me, per la gente di Lira e per tutti voi. Pasqua e’ contemplare ed accogliere l’amore misterioso e infinito di Dio che si dona a noi in Gesu’ e ci salva, chiamandoci a condividere una vita nuova, la sua. Pasqua e’ il passaggio del Signore nella nostra vita che ci invita ad un cammino che non puo’ essere diverso dal suo: la strada dell’amore, nel servizio di “lavare i piedi”, nel sacrificio gratuito e disinteressato, aldila’ delle risposte e risultati immediati. Un amore capace di perseverare e attendere nel silenzio e nella speranza, anche in situazioni difficili, anche nella croce.
Un amore che infine ci dara’ come frutto la gioia per il dono di una vita nuova, un nuovo inizio, la nostra resurrrezione sempre in atto, giorno per giorno. Proprio cosi’, giorno per giorno. Pasqua non e’ una volta all’anno, una grande e solenne celebrazione isolata, ma un’esperienza ed un cammino, fatto di amore, passione, morte e resurrezione nella vita di ogni giorno.
Una Pasqua continua, insomma. Quella che chiedo al Signore per me, per la mia gente e per tutti voi, nell’attesa dell’ultima Pasqua alla fine del nostro cammino incontro al Signore Risorto. Auguri, con l’amicizia e l’affetto di sempre!
p. Giuseppe


Venerd́ 09 Aprile,2010 Ore: 17:04
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Crisi chiese

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info