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www.ildialogo.org MONS. NUNNARI:“VOI MAFIOSI, INCOMPATIBILI COL VANGELO”,da Adista Notizie n. 33 del 22/09/2012

MONS. NUNNARI:“VOI MAFIOSI, INCOMPATIBILI COL VANGELO”

da Adista Notizie n. 33 del 22/09/2012

36841. COSENZA-ADISTA. «Non c’è nulla nel Vangelo di Cristo a cui voi mafiosi potete richiamarvi, anzi la vostra stessa esistenza fatta di violenza e soprusi è una controtestimonianza allo spirito e alla norma etica della Parola di Dio». Lo scrive, in una lettera aperta indirizzata direttamente agli «uomini della mafia», l’arcivescovo di Cosenza-Bisignano, mons. Salvatore Nunnari, in occasione, come già in passato aveva fatto il vescovo di Locri mons. Fiorini Morosini (v. Adista nn. 64/10 e 65/11), della festa della Madonna di Polsi – il 2 settembre –, nel cui santuario, a San Luca, nel cuore dell’Aspromonte, spesso i boss si ritrovano non solo per le pratiche devozionali, ma anche per mettere a punto le loro azioni, fare le investiture, svolgere i processi interni.

E proprio la ambigua commistione fra ‘ndrangheta, religiosità popolare e, talvolta, uomini di Chiesa è al centro della lettera di mons. Nunnari. «Avere la presunzione di appellarvi a tradizioni religiose, come spesso fate anche cercando di prendere parte alla preparazione di feste patronali, è semplicemente assurdo», scrive l’arcivescovo di Cosenza. «Non è certo la partecipazione, anzi, peggio, l’inserimento subdolo nelle pratiche della pietà popolare che vi abilita ad appartenere a una Chiesa che purtroppo, soprattutto nel passato, non sempre è riuscita a discernere i vostri atteggiamenti al punto da cadere in questo imbroglio. Ciò ha permesso ad alcuni della vostra poco o per nulla onorata società di far parte di comitati per la realizzazione delle feste. Anche per questo alcune di esse hanno ancora molto dello spirito pagano». Sono numerosi infatti i casi (non solo nel «nel passato», come sostiene Nunnari, ma anche nel presente) in cui è stata accertata la partecipazione – in ruoli di primo piano e di grande visibilità in modo da ribadire e rafforzare consenso e popolarità – dei boss mafiosi alle processioni e alle feste religiose, da sant’Agata a Catania, a San Catello, a Castellammare di Stabia (v. Adista n. 23/08 Adista Notizie n. 4/12). «Basta con la strumentalizzazione della devozione alla Madonna e ai santi a cui solo cuori purificati e semplici possono accostarsi», scrive ancora il vescovo di Cosenza. «Se Cristo è la vita e la verità, il vostro agire vi mette dalla parte della morte e della menzogna. Se la Chiesa e l’esempio di santità di tanti uomini colpiti da voi vi indicavano la luce, voi avete scelto consapevolmente le tenebre. Se Dio è tenerezza, amore infinito e compassione per tutti gli uomini, un insano ed erroneo senso dell’onore arma la vostra mano contro i fratelli. Ed infine, vi ricordo che “la gloria di Dio è l’uomo vivente” (Salmo 21). Voi che seminate morte offendete invece Dio ogni giorno opponendovi anche a testimoni che nelle situazioni difficili delle nostre città e dei nostri piccoli centri vi richiamavano alla conciliazione: don Pino Puglisi è l’ultimo esempio».

Il giudizio di Nunnari sugli «uomini della mafia» e sulla ‘ndrangheta è molto duro: «Una presenza – scrive – che fa pagare alla nostra terra un prezzo alto a livello sociale, economico e religioso». «I segni che vi distinguono sono l’arroganza del potere, la spregiudicatezza del possedere, l’animosità che acceca e annulla i vincoli di sangue e la mancanza assoluta di rispetto per la vita e la dignità umana». «Se il Mezzogiorno e la Calabria vivono in condizioni di arretratezza socio-economica, che conculca la speranza soprattutto delle nuove generazioni, la vostra colpevolezza è immensa»: attività economiche che chiudono, o nemmeno aprono, anche nel nord d’Italia, per le continue e violente richieste di pizzo; «l’abbandono dei nostri centri da parte dei giovani scoraggiati verso ogni tipo di attività commerciale e d’impresa»; «il racket subito quotidianamente dai piccoli commercianti, causa di fallimento e chiusura oltre che un’offesa alla libera iniziativa e alla dignità dell’uomo».

Ma la conclusione dell’arcivescovo rimane aperta alla speranza: «Il male non può essere l’assoluto nella vostra vita, aprite perciò il cuore al messaggio eterno del Vangelo che è annuncio di liberazione e di salvezza e non ha nulla a che fare con le false devozioni. La Bibbia che spesso tenete tra le mani deve diventare fonte di vera riflessione e di cambiamento radicale». Sta a voi «scegliere da che parte stare!». (luca kocci)

Articolo tratto da
ADISTA
La redazione di ADISTA si trova in via Acciaioli n.7 - 00186 Roma Telefono +39 06 686.86.92 +39 06 688.019.24 Fax +39 06 686.58.98 E-mail info@adista.it Sito www.adista.it



Sabato 22 Settembre,2012 Ore: 21:26
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 23/9/2012 14.14
Titolo:PER GIOACCHINO DA FIORE, UN INVITO AL VESCOVO NUNNARI ....
PER GIOACCHINO DA GIORE, PER L’ABBAZIA FLORENSE, PER SAN GIOVANNI IN FIORE .....

Si spera solo che la questione non si riduca soltanto a un’occasione di guerra e di contrapposizione politica. Di mezzo c’è ben altro. Ci sono poteri forti, ci sono pesanti irregolarità (non solo del Comune, ma anche responsabilità della Curia). E, soprattutto, c’è un monumento che, ancora una volta, cade nella trappola degli interessi dei singoli. Privati e non. (Carmine Gazzanni)

Un invito al vescovo Nunnari e al vescovo Bonanno.

CHIARISSIMI VESCOVI

Accogliete in spirito di evangelica carità ("charitas") le sollecitazioni di Emiliano Morrone a fare chiarezza. Altro che minacce: uscite dalla confusione e dalla "minorità" gerarchica!

ISTANZE EVANGELICHE O "RAGIONI DI STATO"?! COSA AVETE SCELTO IERI, E COSA SCEGLIETE OGGI, ORA?!:

SINODO DEI VESCOVI. L’ANNO DELLA PAROLA DI DIO: AMORE ("CHARITAS") O MAMMONA ("CARITAS")?! - Fatto sta che la prima enciclica di Papa Benedetto XVI (Deus caritas est, 2006) è per Mammona

La vita e la verità stanno sulla via di Gesù ("Deus charitas est": 1 Gv. 4.8) non su quella di Benedetto XVI ("Deus caritas est", 2006). Riconsiderate non solo la lezione di Gioacchino da Fiore, ma anche di Francesco da Paola !!! Pensate con la vostra testa e con il vostro cuore e ... uscite dal gregge "mammonico"!

Siate veri testimoni di Cristo e del suo Dio e non del "Dominus Iesus" e del "Deus caritas" ratzingeriano!

Siate all’altezza di voi stessi, e del vostro compito ....

O VOLETE ANCHE VOI SPEGNERE IL LUMEN GENTIUM ... PER "RAGIONI DI STATO"?!

PER LA CHIESA, PER L’ITALIA, E PER L’ABBAZIA DI GIOACCHINO DA FIORE!

QUESTO IL MIO INVITO, E IL MIO AUGURIO ....

In fede, speranza, e carità

Federico La Sala (cfr.: http://www.lavocedifiore.org/SPIP/breve.php3?id_breve=691)
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 23/9/2012 14.16
Titolo:PER L'ABBAZIA FLORENSE, UN APPELLO ...
ABBAZIA FLORENSE/ La politica inizia a muoversi.
- Appello di Infiltrato a vescovo e casa di riposo

Mi rivolgo al vescovo di Cosenza, Salvatore Nunnari (in foto, ndr), e poi ai gestori della casa di riposo. Chiedo loro, ciascuno per il suo ruolo, di cogliere adesso la possibilità di partecipare al recupero dell’Abbazia di Gioacchino da Fiore. Sarebbe un risultato di tutti. La politica, di là da beghe e bandiere, ha già principiato.

di Emiliano Morrone *

Ieri si è tenuto a San Giovanni in Fiore (Cosenza) il consiglio comunale sulla casa protetta per anziani ubicata nell’Abbazia florense. A lungo dormiente, la vicenda è stata sollevata da Infiltrato e dal Comitato civico che si batte per la tutela dell’edificio, del XIII secolo.

Quello dell’Abbazia florense - restauro pagato dall’Ue fermo da anni, crepe, interessi privati e degrado imperdonabile - non è un caso locale, ristretto, di provincia. Lo hanno capito molto bene i nostri lettori e quanti, grazie alla rete, hanno conosciuto l’importanza del monumento e di Gioacchino da Fiore.

Il sapere del profeta è espresso dai quattro rosoni circolari sopra l’abside, che una grave lesione attraversa nel silenzio del potere. Una ferita al cuore della storia, che precede e segue Dante Alighieri, il quale colloca Gioacchino nella luce del Paradiso, con un significato ben più alto del nozionismo scolastico, della catechesi letteraria.

Gioacchino era un uomo di spirito, severo e visionario; uno che immaginava la giustizia in questo mondo, in questa vita; un monaco, non un vescovo, che oggi avrebbe bastonato banchieri e potenti del pianeta.

Gioacchino pensava alla giustizia come risultato dell’armonia generale e della responsabilità di ciascuno, in un sistema contrario all’odierno asservimento collettivo, frutto del capitalismo disumano, selvaggio, ingannevole e vorace. Gioacchino sarebbe stato il riferimento di una rivoluzione che avrebbe incluso, se non avessimo avuto una lunga e schifosa ambiguità nello Stato, i martiri siciliani della libertà. Mi riferisco a Giovanni Falcone, a Paolo Borsellino e agli agenti saltati in aria per le bombe del ‘92.

Jorge Luis Borges avrebbe fatto di Gioacchino un personaggio onnipresente, raccontandoci della sua influenza in Messico o nella fabbrica della Sistina; nei viaggi di Cristoforo Colombo o nelle inquietudini di Martin Heidegger.

Gioacchino e l’Abbazia florense sono anche un bel un pezzo di storia della Calabria, di questa terra violentata dall’affarismo, della sua gente costretta a sopportare, a ingoiare veleni quotidiani, a nutrirsi di paure e promesse. A infossare la dignità e la verità.

La Calabria è il luogo del possibile, dell’infinitamente possibile: dove il male s’innesta nel bene e non c’è mai una distinzione netta, nonostante l’opera di coraggiosi incorruttibili; come Nicola Gratteri, Pierpaolo Bruni, Renato Bellofiore, Giacomo Saccomanno, Jacopo Rizzo, Orfeo Notaristefano, Mauro Minervino, Domenico Monteleone, Roberto Bonina e Angela Napoli.

La Calabria è la regione dell’arretratezza: i treni procedono come la speranza popolare, fiacca, azzoppata o soppressa. Ma è pure la regione in cui si può speculare più facilmente, grazie alle connivenze, al teatro delle istituzioni e all’accettazione della meschinità furba come motore dell’economia.

La vicenda dell’Abbazia florense, offesa, martoriata, predata, è lo specchio della Calabria in croce, agonizzante, affidata a funzionari pubblici che pensano ai cazzi loro e, nella migliore delle ipotesi, sono talmente stanchi da abbandonarsi al solitario del pc.

Infiltrato ha documentato irregolarità e complicità, comportamenti immorali o imbarazzanti di politici, pastori della fede, dirigenti e imprenditori coinvolti. Ieri, finalmente, dopo tutto il casino seguìto alle nostre inchieste, il Consiglio comunale di San Giovanni in Fiore si è riunito per rispondere pubblicamente.

Luigi Astorino (Pdl), presidente del civico consesso, ha rassegnato le dimissioni dalla casa di riposo della San Vincenzo De’ Paoli srl, dove faceva il medico. Un atto dovuto, per il quale restituiamo ad Astorino, qualora a noi si fosse rivolto, le accuse di «gogna mediatica» nel suo intervento. Altri non avrebbe lasciato quell’incarico, ne siamo certi. Per questo apprezziamo la decisione di Astorino, che, con 9 voti contrari, 6 favorevoli e una scheda bianca, ha evitato la sfiducia; non proponibile secondo un parere dirigenziale letto in consiglio.

Il sindaco Antonio Barile (Pdl) ha illustrato gli atti del municipio sulla casa di riposo, riferendo di irregolarità gravissime ai tempi dell’amministrazione precedente (allora sindaco era il socialista Antonio Nicoletti, ndr). Poi ha chiesto ai responsabili dell’Ufficio tecnico e dell’Ufficio commercio di sanare con i dovuti provvedimenti. Ciò ridefinirà la situazione amministrativa della San Vincenzo De’ Paoli srl, che da cinque anni sta in un’ala dell’Abbazia florense senza pagare un che al legittimo proprietario, il Comune.

In consiglio si è discusso anche dei lavoratori e degli anziani della casa di riposo, problema che tocca risolvere anzitutto ai gestori, i quali non hanno mai voluto dialogare - secondo le carte - con il municipio, obiettando titolo legittimo.

Proprio ieri, Infiltrato ha riportato prova di contatti passati tra un titolare della casa di riposo, assolto, e un boss della ‘ndrangheta. La vicenda non si riferisce alla San Vincenzo De’ Paoli srl, sia chiaro. Restano quei contatti, veri come è vera l’innocenza di un bambino. Quei contatti, penalmente superati, contengono una grande possibilità civile, cioè ricordare tutti insieme, ai mafiosi vaccari o signori, che la morte non cancella l’ardore di giustizia né la lotta contro abusi e prepotenza.

C’è una coscienza. Ciascuno ha una coscienza e un cuore, che viene prima delle verifiche della Procura, della Regione o dell’Ufficio tecnico.

Mi rivolgo, allora, al vescovo di Cosenza, Salvatore Nunnari, e poi ai gestori della casa di riposo. Io non sono un giudice, né di uomini né di anime. Chiedo loro di uscire pubblicamente, di collaborare perché si restituisca l’Abbazia florense alla comunità, non solo locale. Chiedo un atteggiamento costruttivo, perché questo è possibile; lontani livori, rancori e procedimenti di sorta.

Chiedo loro, ciascuno per il suo ruolo, di non sentirsi sotto accusa, ma di cogliere adesso la possibilità di partecipare al recupero dell’Abbazia di Gioacchino da Fiore. Sarebbe un risultato corale. La politica, di là da beghe e bandiere, ha già principiato.

* l’Infiltrato, Sabato 22 Settembre 2012 (cfr.: http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=5531 )

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